
Gerusalemme invia i carri armati a Rafah. Mentre gli Usa valutano se l’alleato abbia oltrepassato la «linea rossa». Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono la Palestina. Netanyahu reagisce, ma dalla loro parte c’è Michel. Morto un altro soldato egiziano.Ieri mattina i carri armati israeliani hanno raggiunto il centro di Rafah mentre l’esercito proseguiva con una serie di incursioni nella città più meridionale di Gaza, nonostante la crescente opposizione internazionale all’operazione. Alcuni testimoni hanno riferito alla Reuters che i carri armati sono arrivati vicino alla moschea Al-Awda, un punto di riferimento nel centro di Rafah. L’esercito israeliano ha affermato che le sue forze hanno continuato a operare nell’area di Rafah senza commentare l’avanzata nel centro della città. L’Idf ha invitato i residenti a trasferirsi in una zona umanitaria ampliata nelle aree di al-Mawasi e Khan Younis, nel Sud di Gaza, stimando che la settimana scorsa almeno 950.000 palestinesi fossero stati evacuati da Rafah. Nel frattempo, i combattimenti sono continuati nel Nord e nel centro di Gaza. Le autorità sanitarie di Gaza, che sono gestite dai jihadisti di Hamas, hanno detto a Sky News e Al Arabyia che durante quest’operazione sarebbero morte altre 20 persone e ci sarebbero decine di feriti. Tuttavia, il portavoce dell’Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, afferma di non avere informazioni sulle notizie di un attacco mortale avvenuto in quest’area che ospita gli sfollati a Ovest di Rafah: «Non sono a conoscenza di questo incidente. Lo esamineremo». Ieri la Jihad islamica palestinese ha pubblicato un breve video che mostra Alexander «Sasha» Trufanov, uno degli ostaggi prigionieri nella Striscia di Gaza. Il video, della durata di 30 secondi, non è datato e non ci sono ulteriori informazioni che indichino quando potrebbe essere stato girato. Nel filmato, Trufanov si identifica e afferma che nei prossimi giorni parlerà di ciò che è successo a lui e agli altri ostaggi a Gaza. Sia la Jihad islamica che Hamas hanno già diffuso video simili di ostaggi in quella che Israele definisce «una deplorevole guerra psicologica», tanto che la maggior parte dei media israeliani non pubblica questi filmati. Intanto proseguono le indagini delle autorità israeliane che vogliono capire cosa sia effettivamente successo nel tragico incidente nel quale sono morti alcuni civili (circa 40 ma non è certo). L’amministrazione Usa sta ancora valutando se l’attacco israeliano di domenica costituisca una violazione della «linea rossa» più volte indicata da Joe Biden. Lo riferisce Axios, citando due dirigenti americani. In tal senso, a 72 ore dai fatti, il portavoce dell’Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, che ha mostrato delle immagini satellitari, ha ricostruito i fatti: «Contrariamente a quanto riportato, abbiamo condotto l’attacco al di fuori dell’area che abbiamo designato come area umanitaria e abbiamo invitato i civili a evacuare. Il nostro attacco è avvenuto a più di un chilometro e mezzo dall’area umanitaria di al-Mawasi, quella che chiamiamo la zona più sicura». E allora, come sono morte queste persone? Hagari ha risposto precisando che nell’attacco i caccia israeliani hanno utilizzato due razzi, ciascuno con una testata da 17 chilogrammi, troppo piccoli per innescare le fiamme. «La nostra indagine cerca di determinare cosa potrebbe aver causato l’accensione di un incendio così grande. Stiamo esaminando tutte le possibilità, inclusa la possibilità (molto concreta) che le armi immagazzinate in un complesso vicino al nostro obiettivo, di cui non eravamo a conoscenza, potrebbero essersi incendiate a seguito dell’attacco». L’Idf ha assicurato che gli esiti dell’inchiesta saranno diffusi il prima possibile nella massima trasparenza. Sul fronte diplomatico, ieri, a una settimana dall’annuncio, Spagna, Norvegia e Irlanda hanno riconosciuto ufficialmente l’esistenza di uno Stato palestinese. I tre Paesi europei hanno sottolineato l’importanza simbolica di questa decisione e si sono detti convinti che altri seguiranno il loro esempio. Da parte sua, Israele ha definito questo sviluppo come «un premio per i terroristi di Hamas fatto da complici». Il Parlamento danese invece ha respinto una mozione che chiedeva il riconoscimento dello Stato palestinese, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un’intervista a Euronews si è detto «favorevole alla soluzione dei due Stati e al riconoscimento di uno Stato palestinese. Ma questo Stato deve essere sostenibile. Ed è per questo che penso che la cosa migliore sarebbe un approccio coordinato con gli Stati membri dell’Ue e i Paesi terzi, in modo da avere un’influenza». Barak Ravid, giornalista di Axios, ha rivelato che lunedì Israele ha consegnato ai mediatori - Qatar, Egitto (che è molto attivo) e Stati Uniti - una proposta ufficiale, scritta e aggiornata, riguardante un possibile accordo per il rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre in Israele, segno che, nonostante le molte difficoltà, sottotraccia si continua a discutere. Un secondo soldato egiziano è stato ucciso nello scontro a fuoco con le truppe israeliane avvenuto lunedì vicino al valico di Rafah con il Sinai egiziano, secondo fonti locali citate da Middle East Eye. Ieri si sono registrate nuove proteste in Israele, con manifestazioni nelle quali si chiedono nuove elezioni e il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha reso noto alla tv Kan che incontrerà Avigdor Liberman, presidente di «Israel Beitenu», e Gideon Saar, capo di «Nuova Speranza», «per discutere la formazione di un governo alternativo a quello del premier, Benyamin Netanyahu». Lapid ha più volte chiesto le dimissioni del premier e ha invitato il leader centrista, Benny Gantz, accreditato come possibile vincitore da tutti i sondaggi in possibili nuove elezioni, a uscire dal gabinetto di guerra di cui è ministro e unirsi all’alternativa a Netanyahu.
L’aumento dei tassi reali giapponesi azzoppa il meccanismo del «carry trade», la divisa indiana non è più difesa dalla Banca centrale: ignorare l’effetto oscillazioni significa fare metà analisi del proprio portafoglio.
Il rischio di cambio resta il grande convitato di pietra per chi investe fuori dall’euro, mentre l’attenzione è spesso concentrata solo su azioni e bond. Gli ultimi scossoni su yen giapponese e rupia indiana ricordano che la valuta può amplificare o azzerare i rendimenti di fondi ed Etf in valuta estera, trasformando un portafoglio «conservativo» in qualcosa di molto più volatile di quanto l’investitore percepisca.
Per Ursula von der Leyen è «inaccettabile» che gli europei siano i soli a sborsare per il Paese invaso. Perciò rilancia la confisca degli asset russi. Belgio e Ungheria però si oppongono. Così la Commissione pensa al piano B: l’ennesimo prestito, nonostante lo scandalo mazzette.
Per un attimo, Ursula von der Leyen è sembrata illuminata dal buon senso: «È inaccettabile», ha tuonato ieri, di fronte alla plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo, pensare che «i contribuenti europei pagheranno da soli il conto» per il «fabbisogno finanziario dell’Ucraina», nel biennio 2026/2027. Ma è stato solo un attimo, appunto. La presidente della Commissione non aveva in mente i famigerati cessi d’oro dei corrotti ucraini, che si sono pappati gli aiuti occidentali. E nemmeno i funzionari lambiti dallo scandalo mazzette (Andrij Yermak), o addirittura coinvolti nell’inchiesta (Rustem Umerov), ai quali Volodymyr Zelensky ha rinnovato lo stesso la fiducia, tanto da mandarli a negoziare con gli americani a Ginevra. La tedesca non pretende che i nostri beneficati facciano pulizia. Piuttosto, vuole costringere Mosca a sborsare il necessario per Kiev. «Nell’ultimo Consiglio europeo», ha ricordato ai deputati riuniti, «abbiamo presentato un documento di opzioni» per sostenere il Paese sotto attacco. «Questo include un’opzione sui beni russi immobilizzati. Il passo successivo», ha dunque annunciato, sarà «un testo giuridico», che l’esecutivo è pronto a presentare.
Luis de Guindos (Ansa)
Nel «Rapporto stabilità finanziaria» il vice di Christine Lagarde parla di «vulnerabilità» e «bruschi aggiustamenti». Debito in crescita, deficit fuori controllo e spese militari in aumento fanno di Parigi l’anello debole dell’Unione.
A Francoforte hanno imparato l’arte delle allusioni. Parlano di «vulnerabilità» di «bruschi aggiustamenti». Ad ascoltare con attenzione, tra le righe si sente un nome che risuona come un brontolio lontano. Non serve pronunciarlo: basta dire crisi di fiducia, conti pubblici esplosivi, spread che si stiracchia al mattino come un vecchio atleta arrugginito per capire che l’ombra ha sede in Francia. L’elefante nella cristalleria finanziaria europea.
Manfred Weber (Ansa)
Manfred Weber rompe il compromesso con i socialisti e si allea con Ecr e Patrioti. Carlo Fidanza: «Ora lavoreremo sull’automotive».
La baronessa von Truppen continua a strillare «nulla senza l’Ucraina sull’Ucraina, nulla sull’Europa senza l’Europa» per dire a Donald Trump: non provare a fare il furbo con Volodymyr Zelensky perché è cosa nostra. Solo che Ursula von der Leyen come non ha un esercito europeo rischia di trovarsi senza neppure truppe politiche. Al posto della maggioranza Ursula ormai è sorta la «maggioranza Giorgia». Per la terza volta in un paio di settimane al Parlamento europeo è andato in frantumi il compromesso Ppe-Pse che sostiene la Commissione della baronessa per seppellire il Green deal che ha condannato l’industria - si veda l’auto - e l’economia europea alla marginalità economica.




