2020-01-27
Dopo le banche, l’Ue punta a tartassare i nostri porti
Per Bruxelles le autorità degli scali devono pagare l'Ires, ma per lo Stato non sono enti commerciali. Procedura di infrazione in vista.I porti italiani devono essere tassati ma nel frattempo, essendo molto strategici, fanno gola agli stranieri. La storia è vecchia, ma comunque, secondo l'Europa, il fatto che l'Italia non tassi le autorità dei sistemi portuali, le cosiddette Asp, costituisce un aiuto di Stato contro i principi di libera concorrenza e così, contro il governo, Bruxelles potrebbe aprire una procedura d'infrazione. Le Asp, infatti, sono esentasse: non devono pagare l'Ires, in quanto per Roma si tratta di enti pubblici di diretta emanazione del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.Quello che ha deciso Bruxelles è evidente dalla lettera pubblicata nella Gazzetta Ue lo scorso 10 gennaio, in cui si chiarisce che l'Italia ha 30 giorni di tempo per mettersi in regola e adeguare le proprie norme a quelle comunitarie, ovvero riscuotere le tasse, in particolare l'imposta sul reddito delle società, l'Ires, dalle 15 Autorità di sistema portuale (Asp), da sempre esentate perché enti pubblici. Entra così nella fase decisiva la controversia legale iniziata nel 2017, visto che il nostro Paese ha soltanto una manciata di giorni per replicare alle durissime osservazioni alla base dell'indagine per aiuti di Stato, aperta formalmente dopo più di un anno di riunioni e missive tra i tecnici del ministero dei Trasporti e la Dg Competition, ossia la direzione generale della Commissione europea a cui spetta il ruolo di vigilare sul rispetto delle regole comunitarie in tema di concorrenza e libero mercato, la quale fa capo alla danese Margrethe Vestager.Per Bruxelles l'esenzione è una chiara infrazione dei principi del libero mercato: la Dg Competition, dalle cui osservazioni tra il 2018 e il 2019 è stata aperta l'inchiesta, ritiene che essa distorca la concorrenza, procuri indebiti vantaggi alle Asp, incida sugli scambi intra Ue e sia una misura selettiva. La lettera, che illustra ampiamente le ragioni di Bruxelles e meno quelle italiane, è una sorta di ultimatum: se le Autorità portuali non pagheranno dazio, per l'Italia sarà procedura di infrazione. Prima di noi, la Spagna ha deciso di togliere l'esenzione dalle tasse alle Autorità portuali a partire dal 2020. Anche se la procedura d'infrazione metterà alla pari il nostro Paese con l'Ue, secondo il governo la tassazione potrebbe mettere in difficoltà il sistema portuale e provocare un grave paradosso: ossia, uno Stato che dovrebbe tassare sé stesso, visto che le Asp per Roma altro non sono che enti pubblici di diretta emanazione del Mit. Inoltre, se le Asp saranno considerate a tutti gli effetti delle società da tassare per via del principio di libera concorrenza, allora potrebbe essere messo in discussione anche il loro monopolio nella gestione dei porti. E, a questo punto, si aprirebbe la strada alle privatizzazioni. Non solo, le Asp lanciano l'allarme: «Alla fine gli stranieri compreranno le nostre banchine, che sono strategiche". Nel frattempo, non sarà facile per il governo far capire all'Ue che per le norme italiane, confermate anche da pronunce della Cassazione, le Asp sono articolazioni della pubblica amministrazione e pertanto sono tenute a pagare l'Irap, contributo regionale sulle attività produttive (aliquota del 3,9%) ma non l'Ires (aliquota ordinaria del 24%). Per Bruxelles invece i porti costituiscono attività economica perché affidano autorizzazioni e concessioni dietro il pagamento di un canone. Questo canone per l'Ue è assimilabile a un fitto o rapporto di locazione (e quindi tassabile), per l'Italia invece a una imposta (e quindi non tassabile). Intanto, sempre a Bruxelles, sono convinti che i porti si facciano concorrenza tra loro, anche quelli del Mediterraneo con quelli del Northern range, nonostante i secondi abbiano un giro d'affari di gran lunga superiore ai primi: perché, scrive la Commissione Ue, «tra i 20 porti europei più trafficati, 3 sono italiani (Genova, La Spezia e Gioia Tauro)».