2021-10-19
Dopo il fango gettato sulla Lombardia l’inchiesta sulle Rsa sarà archiviata
Gad Lerner (Getty images)
Smontata la campagna sulla «strage silenziosa». Inesistente il nesso tra decessi e condotte nelle strutture, tra cui il TrivulzioLa strage nascosta invocata dai media era occultata così bene che neppure la mitica procura di Milano l’ha trovata. Dopo un anno e mezzo di indagini, ieri gli stessi pm hanno chiesto l’archiviazione dei vertici per le morti di Covid alla casa Pio Albergo Trivulzio e in altre sette case di riposo confermando il dossier dei periti e spiegando che «l’eccesso di mortalità del Pat si situa in una fascia intermedia rispetto a quanto avvenuto nelle Rsa del milanese». Si alleggerisce totalmente la posizione dell’ex direttore generale Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo, costretto a dimettersi per la ferocia del processo politico-mediatico di 18 mesi fa; gli investigatori sottolineano che «non c’è nesso causale fra i suoi comportamenti e la diffusione del virus e dei deceduti».La fredda statistica non coglie differenze con i dati delle altre case di riposo (per esempio quelle gestite dal Comune e mai indagate) e l’inchiesta non evidenzia responsabilità penali per i 103 morti di coronavirus. Una Waterloo annunciata per Pd, Movimento 5 stelle, i molti giornali e talk show compiacenti che in quel tragico aprile 2020, mentre le persone morivano a centinaia al giorno e il Paese era percorso dal terrore, avevano deciso di sfruttare la paura dei cittadini e una fisiologica emergenza gestionale degli apparati per tentare la spallata contro palazzo Lombardia allora in trincea. «Rimangono il disgusto e il disprezzo per il proditorio attacco mediatico e politico subito per mesi. Profonda riprovazione per chi ha usato la sofferenza per biechi fini politici», ha commentato ieri l’ex assessore al Welfare, Giulio Gallera. Trasformare le prime vittime della pandemia nei carnefici del virus sarebbe stato un delitto perfetto. Ma quella che Repubblica definiva «La strage silenziosa» e Gad Lerner «l’epidemia insabbiata» con le bare accatastate nei sottoscala, semplicemente non esisteva. Lo aveva lasciato intuire alcuni mesi fa la Commissione d’inchiesta presieduta da due pezzi da novanta come Gherardo Colombo e Giovanni Canzio (numero uno dell’Anticorruzione lombarda), lo sostengono i pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, che ha nel mirino Silvio Berlusconi nel processo Ruby-ter. Secondo i magistrati, al Pio Albergo Trivulzio «non è stata acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari in ordine all’assistenza prestata. Anzi, con riguardo ai singoli casi, neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche diverse dalle criticità generali riguardo le misure protettive o di contenimento che possano con verosimiglianza aver inciso sul contagio dei singoli soggetti». La richiesta di archiviazione, che deve essere sottoposta al gip per la conferma o il supplemento d’indagine, è accompagnata da un’altra valutazione: «Lo standard probatorio richiederebbe la dimostrazione precisa del nesso causale tra il singolo evento dannoso e una specifica condotta riprovevole, il che pare senz’altro da escludere sulla base delle evidenze acquisite». L’inchiesta si è concretizzata con l’esame di 400 cartelle cliniche e numerosi approfondimenti di casi individuali relativi al periodo febbraio-aprile 2020; era cominciata dopo le denunce di alcuni famigliari delle vittime del Covid, convinti che dietro quelle morti strazianti ci fossero responsabilità gestionali e istituzionali. «Nel corso di questi 18 mesi abbiamo assistito alla diffusa rimozione della tragedia», commenta Alessandro Azzoni, presidente dell’associazione Felicita che riunisce i parenti delle vittime. È dispiaciuto e motiva così la notizia: «C’era l’intento di cancellare il conflitto fra gli interessi dei cittadini direttamente colpiti e i diversi interessi delle parti economiche, politiche, istituzionali a vario titolo coinvolte. Ma quante morti si sarebbero potute evitare se ci fosse stata una risposta più adeguata all’epidemia?». Il quesito è planetario e rimane sospeso. Di sicuro, quella che secondo Pd, grillini e Cgil era «la più vergognosa delle colpe» della Lombardia, in realtà era una tragedia da non strumentalizzare. Non dimentichiamo che anche la realizzazione dell’ospedale in Fiera, decisivo per salvare vite e in seguito preso a modello dal ministero della Salute, all’inizio fu oggetto di un esposto-denuncia da parte dei Cobas. Della serie: le hanno tentate tutte. La battaglia del Pat cominciò con due accuse nei confronti dell’azienda: l’ingresso di pazienti contagiati da altri ospedali e il mancato utilizzo delle mascherine, che all’inizio non c’erano se non per le terapie intensive. A portarle avanti furono un anziano medico lasciato a casa per paura che si contagiasse e il delegato sindacale della Cgil che disse: «Gli ospiti morivano e i capi dicevano che erano solo bronchiti». Da lì si scatenò il processo mediatico, accompagnato da manifestazioni in cui la sinistra mise in campo tutto l’armamentario, compresi i maoisti Carc (comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo). Altro che Forza Nuova. Ma in quei mesi drammatici, e in nome di uno squallido dividendo politico, sembrava valere tutto.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)