2023-10-27
Dopo 10 rialzi la Lagarde si ferma. Ma l’inflazione terrà su i tassi
Il presidente: «Spread Italia-Germania alto? Abbiamo strumenti per intervenire».Christine Lagarde mette in pausa il rialzo dei tassi. Interrompendo la serie di dieci aumenti consecutivi. Ma essere «in pausa», ha detto ieri madame Lagarde, «non significa che non saranno più alzati».La Banca centrale europea, come da attesa, ha mantenuto invariato il tasso sui depositi al 4% con una decisione presa all’unanimità. In particolare, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno fermi rispettivamente al 4,5%, al 4,75% e appunto al 4 per cento.L’inflazione resta però una preoccupazione per il direttivo dell’Eurotower. «Ci si attende tuttora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato; inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi», si legge nella nota diffusa al termine della riunione. E la guerra in Medio Oriente, con le conseguenze che potrà avere sul costo dei beni energetici rappresenta un nuovo fattore di rischio. Anche durante la conferenza stampa, la Lagarde ha sottolineato che è prematuro in questa fase discutere di tagli dei tassi perché gli effetti restrittivi dei passati rialzi si manifesteranno nel trimestre corrente e nel primo del 2024. Non si è quindi spinta fino a dichiarare che il picco è stato raggiunto, limitandosi a ribadire che l’attuale livello dovrebbe essere sufficiente per raggiungere il target d’inflazione. Per quanto riguarda il Pepp, il programma pandemico, il Consiglio direttivo intende «reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024». Non è stata, invece, oggetto di discussione la questione delle riserve obbligatorie delle banche. A chi le chiedeva se i livelli dello spread tra titoli di Stato di Italia e Germania, a 200 punti base, abbia raggiunto livelli ritenuti problematici dalla Bce, Lagarde ieri ha risposto che Francoforte «intende garantire una trasmissione appropriata nell’area e in tutti i Paesi» dei suoi tassi di interesse «e abbiamo tutti gli strumenti per assicurarci che accada». A luglio è stato infatti introdotto il cosiddetto scudo anti spread (o salva Btp), il Tpi (Transmission protection instrument) che sulla carta permetterà alla Bce di avviare acquisti dei titoli di debito pubblico di un Paese. Questo, però, ad alcune condizioni. Tra queste ce n’è una molto impegnativa e soggetta ad ampi margini di discrezionalità: il debito pubblico del Paese deve collocarsi su un percorso sostenibile, secondo una valutazione di sostenibilità fatta dalla Bce stessa, insieme alla Commissione europea, al Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e al Fondo monetario internazionale. Il problema è che prevedere la traiettoria del rapporto debito/Pil e valutarne la sostenibilità è un esercizio il cui risultato dipende in modo cruciale dalle ipotesi sottostanti. Senza dimenticare che un altro strumento è il programma Omt (Outright monetary transactions) adottato dalla Bce nel 2012 a valle del whatever it takes di Mario Draghi ma mai attivato. Questo richiede la firma di un accordo di assistenza finanziaria con il Mes con tanto di connesso programma di aggiustamento fiscale e macroeconomico. Questa pesante condizionalità è il motivo per cui le Omt non sono mai state utilizzate finora e sembra difficile che vengano utilizzate in futuro: potrebbe succedere solo nel caso in cui il Consiglio direttivo della Bce intendesse indurre il governo di un Paese a concordare un piano di consolidamento fiscale con il Mes. Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, l’economia statunitense è cresciuta oltre le stime nel terzo trimestre dell’anno. Il Pil, in base alla stima preliminare, è salito del 4,9% contro il +2,1% del trimestre precedente e ben al di sopra del 4,3% atteso dagli analisti. Gli Usa hanno quindi tassi più alti dell’Europa (5,5% contro 4,5%) ma hanno l’inflazione più bassa (3,7% contro 4,3) e soprattutto un Pil che cresce più di quello dell’area euro.