2025-05-07
L’Ue accelera: domani si vota il rinvio delle multe per le emissioni di C02
L’Eurocamera avvia l’iter d’urgenza. Luca de Meo e John Elkann: «Produzione europea a rischio».«Il destino dell’industria europea dell’auto si gioca quest’anno. L’auto europea rischia di sparire». O meglio l’Europa, da produttrice di auto, rischia di diventare un mero mercato, una terra di conquista per l’estero (cioè la Cina). «Imporre l’elettrico per legge non basta. Anzi, potrebbe trasformarsi in una condanna per l’industria europea». In un insolito modo, una intervista congiunta al quotidiano francese Le Figaro, Luca de Meo e John Elkann, rispettivamente amministratore delegato di Renault e presidente di Stellantis, hanno lanciato un nuovo allarme sul futuro dell’automotive. Un allarme che suona come un ultimatum alla Commissione europea a sterzare dalla strada green e ad assumere decisioni più pragmatiche che tengano conto del mercato. «Il 2025 è un momento cruciale. L’Europa deve scegliere se vuole ancora essere una terra di industria automobilistica o un semplice mercato», avverte Elkann. «Il mercato automobilistico europeo è in calo da cinque anni. Al ritmo attuale, potrebbe più che dimezzarsi nell’arco di un decennio». De Meo rincara la dose, definendo «un disastro» l’attuale livello delle vendite. Che fare? Il manager indica la traiettoria: «Ripartire dalla domanda», evitando di privilegiare l’alto di gamma. Una critica rivolta all’industria tedesca, accusata di condizionare le strategie europee a proprio vantaggio. De Meo puntualizza che «le regole europee, pensate per auto di fascia alta, penalizzano le vetture piccole». La richiesta è quindi di «regolamenti differenti perché ci sono troppe regole concepite per auto più grandi e più costose, il che non ci permette di fare auto piccole in condizioni accettabili di redditività». C’è poi il tema dello svecchiamento del parco auto circolante. «L’Unione si è concentrata solo sul tema delle auto nuove e sui veicoli a zero emissioni. Ma ciò che è importante per il nostro ambiente è sostituire i 250 milioni di auto in circolazione, che sono inquinanti», spiega Elkann. De Meo va quindi al punto: «Non è sufficiente l’auto elettrica per convertire l’intero parco, bisogna puntare sulla neutralità tecnologica». Servono «rapidità decisionale e certezze», sullo stop alle endotermiche nel 2035. «Il mercato non compra quello che l’Europa vuole che noi vendiamo. In queste condizioni non riusciremo a sostituire la totalità dei volumi attuali con l’elettrico», prosegue de Meo.Intanto prevale la linea italiana sulla questione auto verdi ed emissioni. Il nostro Paese, insieme ad altri Stati membri, aveva presentato un non-paper con il quale chiedeva di rivedere gli obiettivi di riduzione della CO2. Ieri la plenaria del Parlamento europeo ha approvato il ricorso alla procedura d’urgenza per modificare la norma sulla CO2 e le tasse per le varie case automobilistiche. Domani il voto. La riduzione delle emissioni del 15%, inizialmente prevista per il 2025, sarebbe «spalmata» su tre anni. «Da mesi chiediamo invano una risoluzione urgente sulla crisi che colpisce il settore dell’automotive.Ora, dopo tante insistenze, ci troviamo finalmente a discutere almeno l’emendamento della Commissione che consente ai costruttori di dilazionare le emissioni su base triennale anziché annuale» ha commentato Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia/Ecr al Parlamento Europeo. «Un passo che va certamente nella giusta direzione ma rimane insufficiente per rispondere al problema delle multe, che peraltro continuerà a riguardare - e questo è davvero incomprensibile - il settore dei veicoli pesanti, nonostante la quota di immatricolazioni di veicoli pesanti a zero emissioni sia stata appena del 2,3% a livello europeo». I veicoli pesanti sono infatti esclusi dalla modifica del regolamento.
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Claudio Del Monaco (Ansa)