2019-05-07
I «ciccioni» di Real Time in mostra a Milano per cambiare la televisione
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L'obesità è una patologia che colpisce in Italia 6 milioni di persone e che ha implicazioni psicologiche dovute spesso a traumi profondi. Per sensibilizzare il pubblico, in occasione della nuova stagione di La Clinica per Rinascere – Obesity Center Caserta, Real Time e Discovery hanno inaugurato a Milano Beyond the body - the exhibition, quattro storie di persone «xxl» raccontate con disegni sui loro corpi.All'interno video e una gallery fotografica.La televisione, di solito, non è nulla più che televisione. Quando lo spettacolo volge al termine, le luci s'abbassano e sulla scena cala il sipario, la televisione si spegne e quel che si è guardato svanisce nell'aria stanca che precede il momento di andare a letto. La tv resta tv e, come tale, non si porta appresso che qualche vaga riflessione. Niente, per lo meno, che possa conferire ulteriore significato a quel che si è visto, approfondirlo. Perciò, l'iniziativa di Real Time, che alla Forma Meravigli di Milano ha organizzato una mostra di tre giorni, aperta al pubblico dal 7 al 9 maggio, ha dell'incredibile. Il canale, parte del gruppo Discovery, ha deciso di concretizzare il proprio impegno televisivo con un evento extra-televisivo. E di precedenti simili, in Italia, se ne contano pochi.La mostra, intitolata Beyond the body ("Oltre il corpo", in inglese, ndr), è tanto piccola quanto efficace. Le storie, raccontate attraverso una serie di fotografie, sono quattro e così pure gli artisti che, coadiuvati dai fotografi Winkler+Noah, vi hanno partecipato. L'illustratrice Elisa Macellari, lo street artist Millo, la tatuatrice Amanda Toy e il calligrafo Nicolò Visioli hanno avuto modo, ciascuno, di disegnare sul corpo di una persona obesa la ragione di quel suo peso. Una ragione che travalica i confini dell'estetica per arrivare alla psicologia, ad un dolore profondo, radicato nell'animo di chi ha tentato di soffocarne la voce con il cibo. Beyond the body ha dato forma alle storie che, in televisione, sono raccontate ne La Clinica per Rinascere – Obesity Center Caserta, su Real Time (da ieri ogni lunedì alle 21.10 sul canale 31 del digitale terrestre). Le ha trasformate in vignette e dipinte su persone reali: sulle pance strabordanti, sulle braccia adipose, su seni troppo grandi per essere invidiabili. Lì, sui corpi dei protagonisti, si sono consumate le loro vicende. E una, su tutte, è utile a spiegare come l'obesità non sia la risultante di un amore troppo grande, quello per il cibo.Antonio, che si è presentato alla clinica del dottor Giardiello per sottoporsi ad un intervento di bypass gastrico, non è stato sempre sovrappeso. Tutto è iniziato, racconta nello show televisivo così come nelle vignette che, in mostra, ne riassumono il calvario, quando si è dato al gioco d'azzardo. Antonio giocava e perdeva. E perdendo tornava a giocare. In breve, ha perso tutto. Seicento venti mila euro e la pizzeria che possedeva. La vergogna, il dispiacere e il disprezzo di sé sono stati tali da essersi tramutati in un isolamento coatto. Antonio s'è chiuso in casa e da lì ha rifiutato di uscire. Allora, il cibo è diventato suo compagno e amico, la consolazione per le opportunità bruciate al gioco. Antonio è ingrassato. Tanto, tantissimo. E come lui Nora, Roberta, Lillino, protagonisti di uno show che – insieme alla mostra fotografica di Milano – ha saputo concretizzare l'impegno di Real Time per la salute.Il canale, e con questo l'intero gruppo Discovery, negli anni hanno usato la televisione per rendere note alcune malattie altrimenti ignorate. Ha portato alla ribalta i disturbi ossessivo compulsivi, la mania dell'accumulo che porta qualcuno a vivere sepolto dagli oggetti che raccatta. Ha costruito prime serate sulle patologie rare e il bisogno di amore che gli handicappati hanno. Il tutto, con grande gentilezza, senza mai strumentalizzare il disagio ai fini dello spettacolo. Real Time è stato precursore di un filone che, solo oggi, dopo anni passati a cannibalizzare mediaticamente il dolore altrui, comincia a farsi largo. E la mostra, sfociata da La Clinica per Rinascere, ne è la testimonianza più tangibile.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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