2020-03-04
Disastro Speranza: per colpa sua le Regioni non sanno con chi parlare
Il ministro della Salute, in piena emergenza, lascia senza guida l'ente che coordina i servizi tra Roma e periferie. E alla direzione della programmazione sanitaria nazionale mette un tecnico che ha già fallito in Calabria.A inizio febbraio il divulgatore scientifico Michele Mirabella ci tranquillizzava in tv spiegandoci che «non è affatto facile il contagio» da coronavirus. Un mese dopo, con gli ospedali pieni di pazienti in rianimazione, la campagna istituzionale è stata affidata ad Amadeus. Il passaggio da Mirabella ad Amadeus è la metafora perfetta della situazione al ministero della Salute: poche idee, ma confuse. «Roberto Speranza è l'artefice non soltanto delle iniziali inefficienze ministeriali durante la comparsa dell'infezione virale» denunciano fonti interne al dicastero sanitario, «ma anche di altre decisioni che hanno innescato il graduale inasprirsi del rapporto con le regioni». Uno scollamento tra dicastero ed enti locali che sarebbe iniziato a fine autunno quando il ministero ha cambiato i vertici di alcune agenzie nazionali vigilate dallo stesso dicastero. Un intervento su cui i presidenti di Emilia Romagna e Liguria, Stefano Bonaccini e Giovanni Toti, avevano messo in guardia il ministro per iscritto, consigliandogli di «valutare con particolare attenzione le scelte che Ella vorrà compiere» visto «il ruolo squisitamente tecnico e di supporto anche alle attività regionali svolto da tali agenzie». Ma Speranza è andato dritto nella sua campagna di occupazione delle poltrone.Il primo pensiero non può che andare all'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, composta da circa trecento tecnici, che hanno un ruolo essenziale nel monitoraggio delle performance sanitarie e nell'assistenza alle regioni in difficoltà. L'agenzia può essere definita la cerniera tra potere centrale e periferico e per colpa di qualche decisione apparentemente avventata le regioni nelle ultime settimane sembrano aver perso il luogo naturale in cui discutere con lo Stato centrale dell'emergenza, visto che l'attuale dg è un facente funzioni con poteri ordinari.Il 5 agosto 2019 l'ex ministro della Salute Giulia Grillo aveva confermato al vertice dell'Agenas Francesco Bevere, medico, 62 anni, specializzato in management sanitario che è stato destituito dall'incarico dal ministro Speranza nella prima decade di dicembre 2019. L'agenzia che, come detto, ha lo scopo di armonizzare l'azione governativa e regionale sul tema della sanità, avrebbe dunque perso una guida esperta e sicura alla vigilia dell'esplosione dell'epidemia Covid19. Una destituzione che ha suscitato diverse critiche come quelle del viceministro Pierpaolo Sileri («Non avrei fatto questa scelta»), del coordinatore degli assessori alla Sanità regionali Luigi Icardi e degli assessori di Sicilia, Sardegna, Umbria, Abruzzo e Molise. Speranza, rimuovendone il direttore in nome dello spoils system, avrebbe letteralmente «spento» l'operatività di Agenas in un momento cruciale, visto che l'agenzia è per statuto sottoposta all'iniziativa, alla responsabilità e al coordinamento del suo direttore generale. Risultato: da tre mesi, in piena emergenza coronavirus, le regioni non sarebbero in condizione di utilizzare a pieno regime questo prezioso strumento di raccordo tra governo ed enti locali.Altro ingranaggio fondamentale del ministero della Salute è la direzione della programmazione sanitaria nazionale. Per intenderci chi la guida ha le responsabilità maggiori nell'emergenza coronavirus. Per questo ruolo il ministro Speranza ha ritenuto, invece di privilegiare le professionalità interne al ministero, di fare un bando che le escludesse per confermare un esterno, Andrea Urbani, commercialista di Roma. Urbani è stato anche subcommissario della sanità calabrese. Il commissariamento risale al 30 luglio 2010 e tuttora i buchi delle principali aziende sanitarie calabresi fanno paura: Catanzaro perde 40 milioni e Cosenza 32,5. Per non parlare dell'Asp di Reggio Calabria: deficit da 600-650 milioni di euro, somma che da sola potrebbe portare al default regionale. Senza dimenticare che i calabresi spendono ogni anno quattro milioni di euro per farsi controllare la spesa sanitaria dalla Kpmg, società di consulenza esterna (alla quale lo Stato dal 2011 ha versato oltre 100 milioni di euro, per seguire i piani di rientro dal disavanzo sanitario anche di altre cinque regioni). Ma al ministero di Lungotevere Ripa i nuovi timonieri hanno fatto esperienza anche in regioni più virtuose. In molti considerano il vero ministro ombra Goffredo Zaccardi, attuale capo di gabinetto di Speranza, uomo da sempre vicino a Pieluigi Bersani e che sarebbe stato mandato proprio da quest'ultimo al ministero. Zaccardi è coadiuvato da un altro uomo di punta dell'Emilia Romagna, l'architetto Giovanni Bissoni, già assessore alla sanità in quella regione ed ex presidente di Agenas. Oggi riveste un ruolo strategico: capo della segreteria tecnica del ministro. È invece sparito dai radar il direttore generale della comunicazione, Alfredo D'Ari. Colpa della criticata campagna anti coronavirus con Mirabella? Non sembra. Un giudice gli avrebbe revocato l'incarico di prima fascia a seguito del ricorso di altri due titolati dirigenti.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)