2024-11-15
La ricetta dem per i rider: vietare «le corse» se piove ma togliergli gli altri diritti
La Gribaudo (Pd) propone lo stop da «maltempo», eppure Orlando da ministro aveva fermato il contratto perché non subordinato. Un’intesa che dava difese oggi mancanti.L’emozione. La forza di una immagine e l’onda dell’emergenza. Partire da lì per mettere a terra una legge completamente avulsa dalla realtà. Parliamo del Pd e nello specifico di Chiara Gribaudo, vice presidente dem. Ieri, sulla colonne de La Stampa la deputata ha annunciato un emendamento per far sì che i rider, già celebrati al tempo del Covid come angeli del cibo, non debbano lavorare quando c’è una situazione di emergenza climatica. Per «maltempo cosa si intende?», domanda il giornalista alla Gribaudo? Risposta: «Situazioni che portano allerta meteo a seguito di una circolare del ministero». Posto che già questo schema possa essere realistico a quel punto i rider assunti regolarmente dovrebbero ottenere la cassa integrazione e gli altri che campano tra l’irregolarità e la Partita Iva potrebbero poi attingere a un apposito fondo Inps. Nel mondo ideale del Pd lo schema funzionerebbe, nella realtà il risultato sarebbe che i rider finirebbero per non fare consegne e quindi non incassare. Ma non è questo a colpirci più di tutto è il voler (forse volutamente) ignorare la storia del contratto nazionale dei rider boicottato in primis dalla Cgil con la collaborazione del ministero del Lavoro, al tempo guidato dal dem Andrea Orlando. Assodelivery e Ugl, la sigla sindacale di destra, firmarono un memorandum che nei fatti si dimostrò come il primo contratto nazionale della categoria. I rider non sarebbero stati assunti ma avrebbero lavorato con una sorta di cottimo, minori garanzie rispetto al lavoro subordinato ma un paga ben più alta. A quel punto e siamo a luglio del 2021 il Tribunale del lavoro di Bologna accoglie le istanze presentate dalla Cgil dichiarando dunque «l’illegittimità dell’applicazione ai riders da parte di Deliveroo Italy, del contratto sottoscritto da Ugl Rider e che ordina alla piattaforma di food-delivery di astenersi dall’applicare detto accordo ai propri rider». Per il giudice del lavoro «il tentativo della Deliveroo di subordinare la prosecuzione del contratto con i riders all’accettazione dei termini previsti dal Ccnl, a pena di risoluzione del rapporto, appare evidentemente illegittima. E conseguentemente, la risoluzione dei rapporti per il rifiuto di adesione appare parimenti illegittima». Legalese a parte, l’assist di Bologna è servito alla Cgil d’accordo con il ministero per presentare una proprio piattaforma e non per perdere la prerogativa monopolistica del Ccnl. Ottimo e abbondante. La Cgil riesce così con la benedizione di Orlando a siglare un accordo iper strombazzato con JustEat. Altra famosa piattaforma di gig economy la quale a novembre del 2021 annuncia di avere 400 dipendenti e di lanciare un piano da 6.000 rider assunti con contratto subordinato. A distanza di tre anni e proprio quando la Gribaudo lancia la sua idea di tutela anti pioggia, Just Eat annuncia il licenziamento di 50 dipendenti (di quei 400 strombazzati tre anni fa). Non a caso Ugl rider ha pensato bene di rilanciare la notizia per sottolineare quanto sia meglio un contratto imperfetto che comunque tutela di un contratto perfetto che non tutela e si dimostra fuori dalla realtà. «Il modello veniva dunque pubblicizzato come un mezzo per togliere dall’autonomia lavoratori e inserirla in un sistema con più garanzie», spiega in una nota Ugl. «A oggi, dobbiamo constatare che i lavoratori con contratto dipendente nel settore hanno, a nostro avviso, meno garanzie di prima. Sarebbe, inoltre, interessante, nonché necessario, fare chiarezza sul numero reale di dipendenti, inclusi i rider, assunti realmente in questi anni», prosegue Ugl.Sarebbe corretto che l’azienda convochi le parti sociali per chiarire questi punti sopra elencati e per trattare anche la situazione analoga della controlla Takeaway Express Italia, verrebbe da aggiungere condividendo in pieno la sintesi fatta ieri dall’Ugl: l’autonomia, base e fulcro del contratto Rider è l’unica strada percorribile e applicabile. A meno che si voglia mettere a terra esclusivamente un sistema di regole che imbriglia, fornisce garanzie solo sulla carta e lasciare le persone sotto pagate? Che senso ha invocare una legge apposta per non lavorare sotto la pioggia se alla fine non ci sono garanzie di lungo termine nemmeno nei giorni di sole? Che per inciso sono molti di più di quelli in cui scatta l’allerta meteo? Perché prendere in giro i rider? L’idea che avanza tra gli amministratori di sinistra è che tutto debba essere normato a loro immagine e somiglianza per ridurre la libertà delle persone. Vale per un rider il cui interesse primario è essere pagato il più possibile e sicuramente in modo dignitoso. Ma vale anche per gli altri privati che decidono di affittare i propri immobili. Che nesso c’è? Anche questi non sono più liberi di gestire il proprio patrimonio. Così si incensa un gruppo di vandali che danneggia le cassette dove vengono depositate le chiavi degli Airbnb e li si definisce novelli Robin Hood solo per fare pressioni su sindaci e amministratori. L’obiettivo è vietare, regolare e gestire la propria privata altrui. Così come l’obiettivo è vietare ai rider di andare in giro se c’è tormenta senza creare alcun contesto produttivo. D’altronde difficile aspettarsi grandi soluzioni da chi a giorni alterni invoca sempre la medesima ricetta: la patrimoniale.
Marta Cartabia (Imagoeconomica)