2024-06-01
Diocesi: «Votate pro Ue e immigrati»
Matteo Maria Zuppi (Imagoeconomica)
Dal Veneto alla Sicilia e pure Milano. Vescovi e parrocchie fanno campagna elettorale. «Bene scegliere partiti che sostengono l’europrogetto e l’integrazione dei popoli che arrivano dal Sud». E il capo della Cei, Zuppi, lancia l’allarme sulle fake news.I vescovi si muovono, cercano di influenzare il voto degli elettori. La Chiesa doveva restare neutrale, in vista delle Europee, o limitarsi a raccomandare scelte nelle urne per posizioni politiche non in contrasto con il rispetto della sacralità della vita. Invece, fioriscono gli appelli che hanno come denominatore comune il dovere «dell’accoglienza e dell’integrazione» di irregolari e clandestini; il contrasto «alle varie forme di populismo», intese come un demone da sconfiggere; il richiamo al green in tutte le sue declinazioni malgrado sia una follia economicamente insostenibile. Sono inviti precisi a scegliere formazioni politiche pro un’Europa aperta all’emigrazione e al dialogo interreligioso, proprio quando gli attacchi integralisti si fanno più estesi e preoccupanti. La diocesi di Padova esorta, e lo sottolinea nei bollettini parrocchiali, a «votare partiti e persone che con chiarezza sostengono il progetto Europa, rispettoso dell’autonomia dei singoli Stati membri e insieme capace di scelte unitarie all’insegna dell’integrazione europea». Il secondo criterio di riferimento suggerito dalla prelatura territoriale patavina agli elettori «è preferire gruppi parlamentari europei e persone che vogliono promuovere un’Europa fondata sui valori della dignità della persona, dell’accoglienza e dell’integrazione, della sussidiarietà, della solidarietà». Ovviamente, la sinistra ha plaudito.Per la diocesi di Vittorio Veneto bisogna contrastare «anche varie forme di populismo», che sembrano oggi «compromettere il volto stesso dell’Unione europea e la sua unità, con derive verso nazionalismi preoccupanti per la stessa democrazia: anche in questo caso è necessario un voto per il futuro dell’Europa, che garantisca quella coesione che trascende i particolarismi». Una posizione in netto contrasto con le dichiarazioni del premier Giorgia Meloni, che ha dichiarato: «Bisogna intendersi su cosa si intende essere a favore o contro l’Europa», perché dare più poteri all’Europa sarebbe «un suicidio» dal momento che «l’Europa si è occupata di tutto e si è occupata male di tutto». Il consiglio pastorale diocesano di Milano, nel suo documento dal titolo In giugno un voto decisivo per ridestare il sogno europeo sostiene che «di fronte alle ultime prove l’Unione europea ha risposto in modo differenziato: ad esempio rigidamente nella crisi finanziaria del 2008, con forti ripercussioni sociali; in modo coraggioso, solidale ed efficace in risposta alla pandemia». Proprio una bella risposta, quella della Ue, nell’emergenza Covid e nell’acquisto dei vaccini fatto in assenza di trasparenza e di sicurezza dei preparati da inoculare. Tra gli impegni da assumere, per l’arcivescovo Mario Delpini e il suo consiglio pastorale, occorre «costruire con tutti spazi di incontro e dialogo finalizzati alla edificazione del bene comune […] valorizzare e rilanciare nei nostri territori il dialogo ecumenico e interreligioso». I cattolici dovrebbero invece prendere coscienza della guerra che ci ha dichiarato l’islam «fisiologicamente violento», come lo definisce Magdi Cristiano Allam, e recidere ogni collusione con il radicalismo islamico.Già il 9 maggio, nella lettera all’Unione europea scritta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), e da Mariano Crociata, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea (Comece), si affermava: «Cara Europa, è tempo di un nuovo grande rilancio del tuo cammino di Unione verso una integrazione sempre più piena […] a un processo di allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte». Per quale motivo? Per indebolirla ulteriormente, facendo entrare nazioni più povere, con un Pil di molto inferiore alla media europea e che possono assorbire molti dei fondi di coesione? Zuppi sostiene che bisogna «creare un sistema capace di accogliere» gli immigrati e, invece di affrontare questioni urgenti per i cattolici (come chiese e seminari vuoti), ha preferito parlare contro il premierato e l’autonomia regionale sul quale ci sarebbe «preoccupazione» da parte dei vescovi. «Non so cosa esattamente preoccupi la Cei, visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa», gli ha risposto il premier.Per l’arcivescovo di Bologna è meglio additare «i pericoli, come quelli che vengono dalla disinformazione, che minaccia l’ordinato svolgimento della vita democratica e la stessa possibilità di una memoria e di una storia non falsate». La Cei auspica il controllo dell’informazione non gradita?Pur di fronte all’emergenza migratoria, il messaggio dei vescovi di Sicilia per le elezioni europee incita a perseverare nell’accoglienza: «Siamo fermamente convinti che la nostra amata Sicilia sia ancora chiamata a essere all’interno dell’Europa unita, piattaforma di pace e di integrazione per i tanti popoli che dal Mediterraneo cercano in Europa salvezza e lavoro. Popoli da accogliere», si dichiara con una chiara orientazione di voto.Poi ci sono gli appelli green. Azione cattolica italiana del Triveneto richiama a compiere «scelte concrete attente alla sostenibilità e alla lotta al cambiamento climatico, alla qualità dell’ambiente e dei territori. […] Chiediamo si ponga grande attenzione alla crescente digitalizzazione, all’uso dell’Intelligenza artificiale […] all’allargamento dell’Unione europea». Mancano solo simboli e nomi dei candidati per completare l’orientamento politico fornito dai vescovi.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)