2019-03-27
Dimissioni in massa di tutte le donne dal giornale del Papa
Lascia lo staff del mensile femminile legato all'«Osservatore Romano». L'accusa: «Pressioni per le inchieste sugli abusi».Il processo di accentramento e controllo dei media vaticani fa un altro passo avanti. Ieri si è dimessa tutta la redazione femminile di Donne Chiesa Mondo, il supplemento mensile dell'Osservatore Romano nato nel 2012. «Ci sembra che un'iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all'antiquato e arido costume della scelta dall'alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili», ha scritto la direttrice e fondatrice Lucetta Scaraffia in una lettera indirizzata a papa Francesco. Scossoni Questo clima sarebbe emerso soprattutto dopo la denuncia degli abusi del clero sulle religiose. A questo proposito, l'ormai ex direttrice ha scritto al Papa: «Come ben sa, non siamo state noi a parlare per prime, come forse avremmo dovuto, delle gravi denunce dello sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte (sia nel servizio subordinato sia nell'abuso sessuale) ma lo abbiamo raccontato dopo che i fatti erano emersi, anche grazie a molti media. Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi».La Scaraffia, esponente femminista negli anni Sessanta, storica e giornalista, ha dichiarato all'Huffpost che le «difficoltà» e «disistima, sfiducia, delegittimazione progressiva» sarebbero iniziate «da quando si è insediata la nuova direzione» all'Osservatore romano, quella del professore di religione Andrea Monda. Il nuovo corso, secondo la Scaraffia, avrebbe avviato «un processo di delegittimazione crescente» della linea di Donne Chiesa Mondo (che ha anche edizioni estere) rispetto ai tempi del direttore precedente, Giovanni Maria Vian, defenestrato dalla sera alla mattina e con cui la Scaraffia aveva un rapporto particolare di fiducia e collaborazione.Nel mondo delle comunicazioni vaticane, uno dei principali punti della discussa riforma della Curia di Francesco, la valorizzazione delle periferie che il Papa indica a più riprese non ha avuto gran successo. Qui, infatti, si è avverato un progressivo progetto di accentramento, su questo non si può negare che la Scaraffia abbia le sue ragioni. Con la nomina del giornalista Andrea Tornielli a direttore editoriale di tutti i media vaticani, e quella di Monda all'Osservatore Romano, il puzzle ha mostrato finalmente il suo volto, in un percorso con forti scossoni e scivolate.Al capitolo gaffe c'è la manipolazione che l'ex capo del neo dicastero per le comunicazioni, monsignor Dario Edoardo Viganò, fece nel marzo 2018 ai danni di una lettera di Benedetto XVI per sostenere alcuni libretti a favore della teologia di papa Francesco. «Artistiche» esposizioni fotografiche che lasciavano intravedere solo una parte della lettera (quella meno scomoda) e l'omissione di una parte della missiva di Joseph Ratzinger causarono le dimissioni di Viganò. Che però Francesco di fatto ha lasciato più o meno in carica, tanto che a tutt'oggi occupa il ruolo di assessore nel super dicastero.Vian defenestratoProprio quella vicenda dal sapore di fake news rivelò indirettamente che per attuare la riforma accentratrice occorreva sbarazzarsi dell'ultimo bastione legato alle vecchie cinghie di trasmissione della comunicazione vaticana: L'Osservatore Romano. Nella lettera del Papa in cui si accettavano le dimissioni di Viganò si citava espressamente il quotidiano per la sua «imminente fusione» all'interno dell'unico sistema delle comunicazioni. Quel segnale si è poi palesato con la defenestrazione del direttore Vian, avvenuta di gran carriera nello scorso dicembre. Il Papa ha quindi nominato Monda, probabilmente consigliato dal duo che oggi capeggia il sistema mediatico della Santa sede, il direttore editoriale Tornielli e il gesuita direttore della Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro. Nel frattempo, luglio 2018, era stato nominato Paolo Ruffini quale prefetto del dicastero vaticano per le Comunicazioni, posizione che era vacante dopo la gaffe di Dario Edoardo Viganò.La «fusione» dell'Osservatore Romano è avvenuta con i mal di pancia della segreteria di Stato che si è sentita superata, considerato il ruolo di riferimento che ha sempre avuto per il quotidiano. Lo stesso ruolo lo ha tradizionalmente svolto anche per la sala stampa. E così, puntuali come i botti di fine anno, il 31 dicembre 2018 sono arrivate le dimissioni di Greg Burke e Paloma Ovejero, rispettivamente direttore e vice della sala stampa, i quali, al di là delle dichiarazioni di prammatica, si devono essere sentiti un po' depotenziati dopo l'arrivo di Tornielli. Il Papa ha così nominato direttore ad interim Alessandro Gisotti, una soluzione che non si sa quanto sia definitiva. Nella giostra delle comunicazioni vaticane l'ultimo giro è quello di ieri. «Si torna all'autoreferenzialità clericale e si rinuncia a quella parresia tante volte chiesta da papa Francesco», ha scritto pungente la Scaraffia nel suo ultimo editoriale per il numero di aprile. Il direttore Monda ha risposto in un comunicato dove rifiuta le accuse di delegittimazioni e controllo. «Quanto al futuro del supplemento mensile», dice il neo direttore, «la sua storia non si interrompe ma continua. Senza clericalismi di alcun genere». La giostra delle comunicazioni vaticane continua a girare, ma tutto questo su e giù ha già fatto venire il voltastomaco anche agli spettatori.
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Francois Bayrou (Getty Images)