2024-10-16
Difesa, l’intesa italo-tedesca vale 50 miliardi
Armin Papperger e Roberto Cingolani (Leonardo)
Nasce ufficialmente la joint venture tra Leonardo e Rheinmetall per la costruzione di veicoli da combattimento. L’ad italiano Roberto Cingolani: «È il primo passo verso un sistema europeo. Ci rivolgeremo anzitutto al nostro esercito e poi all’export».Costruire una nuova difesa in Europa. È con questo spirito che nasce la joint venture tra Leonardo e Rheinmetall. «Uno dei più importanti mai siglati nella storia recente» per l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani. «Primo passo verso un concetto di difesa europea che apra la strada a ulteriori sviluppi». Si tratta di un nuovo nucleo europeo per lo sviluppo e la produzione di veicoli militari da combattimento in Europa. Frutto e sviluppo di un corrispondente Memorandum of understanding (MoU) che le società avevano già firmato all’inizio di luglio 2024. Rheinmetall e Leonardo saranno azionisti paritari della nuova società Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (Lrmv), che avrà sede legale a Roma e sede operativa a La Spezia. «Il 50% sarà fatto dalla parte italiana, il 10% da Rheinmetall Italy, il 40% da Rheinmetall non Italy. È una organizzazione agile, superleggera, una vera joint venture» spiega Cingolani. «La governance sarà di 6 persone. Vogliamo persone che discutono e prendono decisioni. Siamo pronti a partire da domani, ci vorrà qualche mese per andare da zero a cento». Per il perfezionamento degli accordi e la costituzione della società bisognerà attendere il primo trimestre del 2025. Il primo step sarà lo sviluppo industriale e la successiva commercializzazione del nuovo Main Battle Tank italiano (Mbt) e della nuova piattaforma Lynx per il programma Armored Infantry Combat System (Aics) nell’ambito del programma per i sistemi terrestri dell’Esercito italiano. È previsto anche lo sviluppo e la produzione di altri veicoli di questa famiglia, come veicoli da recupero, da ingegneria e da posaponti. Il Panther KF51 sviluppato da Rheinmetall costituirà la base per il nuovo carro armato che sostituirà l’Ariete nell’esercito italiano. Il programma italiano dell’Aics prevede l’acquisizione futura di oltre 1.000 sistemi di combattimento corazzati in 16 varianti. Oltre al classico veicolo da combattimento di fanteria, ci saranno versioni antiaeree (Skyranger), da ricognizione e anticarro. Tutti i modelli avranno un design modulare e il veicolo da combattimento di fanteria Rheinmetall Lynx costituirà la base tecnologica. Entrambi i partner si aspettano inoltre che i loro prodotti congiunti offrano ampie opportunità di vendita sui mercati internazionali. Secondo Cingolani «c’è un grande mercato: abbiamo complementarietà tecnologica e buone prospettive di mercato che stimiamo in circa 50 miliardi di euro». E ricordando la commessa da circa 23 miliardi per l’Esercito italiano ha aggiunto che «altri Paesi hanno bisogno di rimpiazzare il loro arsenale». «Siamo pronti a iniziare a lavorare da domani» ha spiegato Cingolani sottolineando la necessità del via libera dell’Antitrust all’operazione. Alla conferenza stampa di presentazione ieri, a Palazzo Grazioli nella sede romanda della stampa estera era presente anche l'amministratore delegato di Rheinmetall, Armin Papperger che ha sottolineato che per essere pronti ad affrontare uno scenario bellico «la cosa più importante sono gli accordi di lungo termine e il governo italiano sta facendo la cosa giusta, sta ragionando molto nel lungo termine». Poi ha aggiunto: «Leonardo e Rheinmetall uniscono le forze per realizzare progetti ambiziosi. Ci rivolgiamo, in prima istanza, al mercato italiano, ma ci rivolgeremo anche ad altri Paesi partner che in futuro avranno bisogno di modernizzare i loro sistemi di combattimento. Rheinmetall possiede le tecnologie perfette per le esigenze dell’Italia». Papperger non ha voluto fornire ulteriori dettagli su altri Paesi interessati ai prodotti della joint venture dal momento che sono in corso delle negoziazioni, ma parlando delle prospettive di mercato, il ceo del gruppo di Dusseldorf ha spiegato che il potenziale è di 2-4 miliardi l’anno con una redditività di circa il 15%. Interpellato poi sulla possibilità di dover affrontare uno scenario bellico immediato, l’ad ha spiegato che Rheinmetall è in grado di produrre 4.000 veicoli da combattimento e mille veicoli tecnici all’anno. «L’Ucraina da sola», ha sottolineato, «ha un fabbisogno di 3.000 veicoli di fanteria». In realtà «al momento non hanno i fondi necessari ma dobbiamo pensare nel lungo termine», ha commentato Papperger. Sulla concorrenza dell’apparato militare è intervenuto Cingolani chiarendo che «se non creiamo grandi alleanze aziendali nelle infrastrutture saremo troppo piccoli. Leonardo è grande ma non abbastanza per competere con i giganti Usa o cinesi. Dobbiamo pagare il conto al futuro. Dobbiamo essere aperti alla condivisione per essere competitivi sul mercato globale. Questa joint venture è il primo serio tentativo in questa direzione, di crescita per una Europa più sicura». Per andare avanti su questa strada però è necessario fare dei sacrifici, ha chiarito. «Per competere sul mercato internazionale della difesa e garantire la sicurezza del continente, occorre creare dei giganti industriali europei, anche al costo di far perdere alle aziende nazionali una piccola frazione di mercato interno».In vista quindi anche altre joint venture. Non si esclude il nucleare di ultima generazione, anche se «in questo momento non sapremmo in alcun modo come contribuire come manifattura, però abbiamo tutte le capacità e soprattutto le intenzioni» ha spiegato a margine l’ad di Leonardo.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)