- Tonfo delle borse, impennata dell’inflazione, rincari dei mutui. Gli esperti raccomandano sangue freddo: ecco i loro consigli.
- Il gestore di Generali Salvatore Bruno: «Il Btp è stato sostenuto dalla Bce, i Bot potrebbero essere un parcheggio temporaneo di liquidità. Guadagna chi ha obiettivi di lungo termine».
Tonfo delle borse, impennata dell’inflazione, rincari dei mutui. Gli esperti raccomandano sangue freddo: ecco i loro consigli.Il gestore di Generali Salvatore Bruno: «Il Btp è stato sostenuto dalla Bce, i Bot potrebbero essere un parcheggio temporaneo di liquidità. Guadagna chi ha obiettivi di lungo termine».Lo speciale contiene due articoliDopo i due anni della pandemia, i mercati finanziari sembravano avviati verso un ritorno alla normalità ma il conflitto in Ucraina ha rimesso tutto in discussione. Il rischio paventato dagli economisti è che si vada verso la stagflazione, ovvero la combinazione di alta inflazione e recessione. L’aumento del costo della vita si era già manifestato alla fine dello scorso anno per effetto della ripresa economica e della crescita della domanda di materie prime. Su questo scenario si sono innestati gli effetti della guerra e delle sanzioni. Russia e Ucraina sono grandi esportatori di metalli e grano. Mosca fornisce il 30-40% delle importazioni di gas della Ue e il 10% di greggio mentre assieme all’Ucraina controlla oltre un terzo delle esportazioni mondiali di grano e quasi il 15% del mais. Anche se i negoziati dovessero concludersi rapidamente, ma non sembra che la direzione sia questa, la pressione sui prezzi dell’energia, delle materie prime e del grano si farà sentire a lungo e probabilmente persisteranno importanti squilibri tra domanda e offerta. Mentre prima della guerra la Bce era prossima ad alzare i tassi d’interesse in modo significativo nei prossimi due anni, ora dovrà rivedere la sua agenda. Per la crescita ci sono rischi al ribasso mandando in fumo l’atteso rimbalzo del secondo trimestre mentre l’inflazione dovrebbe continuare a correre. Coloro che hanno investito i propri risparmi o la pensione nel mercato azionario acquistando quote di società, con un andamento delle borse caratterizzato da forti ribassi, rischiano i vedere le proprie aspettative deluse, o peggio di avere pesanti perdite. La guerra in Ucraina se dovesse protrarsi a lungo potrebbe causare una serie di effetti destinati a cambiare le nostre vite e svuotare le nostre tasche. Come proteggere i propri risparmi e verso quali asset orientarsi per trarre, se possibile, qualche guadagno da questa congiuntura? È la domanda che chi ha un tesoretto da parte si sta facendo. Il consiglio degli esperti è di diversificare il portafoglio riducendo in modo importante le posizioni di rischio. «I prezzi delle obbligazioni tendono al ribasso e flettono soprattutto i titoli delle società tecnologiche. Lo stavamo già avvertendo da fine 2021. Il mercato azionario va giù perché si teme la recessione», spiega Giuseppe Romano, analista e consulente finanziario presso Consultique spa. Chi ha un tesoretto in banca (i depositi con la pandemia sono aumentati) «non ha problemi. Se proprio vuole investire deve calcolare quanta liquidità è in grado di impegnare senza mettere a rischio il proprio livello di vita. Potrebbe iniziare un piano di accumulo, comprando sui mercati forti come quello americano, in settori tranquilli dei consumi di base e titoli con alti dividendi di aziende che fanno molti utili. Chi ha timore e non vuole rischiare di perdere è opportuno che mantenga i soldi liquidi». Quindi qualche punto di liquidità in più potrebbe essere consigliabile sia come elemento di minore esposizione al rischio, sia se vi fossero buoni acquisti da fare.A ogni crisi tornano in auge i cosiddetti beni rifugio. A cominciare dall’oro. Ma questo metallo prezioso è difficile da acquistare e comunque a un piccolo portafoglio conviene investire in oro finanziario, in quanto non si ha il problema di custodirlo in una cassaforte in casa o di metterlo in una cassetta di sicurezza in banca. Questo significa comprare comprare titoli collegati al metallo, gli Etc (Exchange trade commodities) che consentono di investire in materie prime e in oro, argento e platino.Un altro bene rifugio è il mattone. Sull’asset immobiliare i pareri sono discordanti poiché il carico fiscale ha ridotto i guadagni di questo tipo di investimento. Inoltre una legislazione più favorevole agli inquilini ha moltiplicato i casi di morosità sicché fare business con le locazioni non è così scontato. Romano invita comunque a considerare che il mattone resta una forma di protezione dei risparmi dall’erosione dell’inflazione. Vanno considerati due aspetti positivi e che potrebbero non protrarsi a lungo: i tassi dei mutui molto vantaggiosi e i prezzi dei mercato bassi. Il costo del denaro sta aumentando e anche le quotazioni degli immobili, dopo lo stallo del periodo della pandemia, stanno risalendo. Comprare in un prossimo futuro potrebbe non essere più così facile. Sul fronte obbligazionario, tutti concordano sull’opportunità di esporsi verso comparti a breve termine in modo da subite meno l’impatto del rialzo dei tassi che sta condizionando l’economia e i mercati finanziari. Il consiglio degli esperti è di non lasciarsi andare all’emotività e quindi resistere all’impulso di disinvestire per proteggere la ricchezza. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/difendiamo-i-nostri-risparmi-2656948901.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="si-alloro-stop-alle-criptovalute" data-post-id="2656948901" data-published-at="1647212609" data-use-pagination="False"> «Sì all’oro, stop alle criptovalute» «Non è il momento di aumentare la componente azionaria, di rischio. Occorre muoversi con molta prudenza. Per una famiglia è consigliabile un approccio più liquido possibile o con titoli molto a breve termine, soprattutto titoli di Stato. Per chi ha un consistente risparmio da parte, è consigliabile pensare a un investimento immobiliare che un domani potrebbe dare una rendita. Chi si vuole spingere sull’azionario deve tener presente che, escludendo ipotesi disastrose del conflitto, tra un paio di anni gli indici si saranno ripresi al di sopra del livello attuale ma nel breve termine bisognerà mettere in conto delle perdite. Chi investe adesso lo fa a prezzi che sono il 20-25% più bassi di due mesi fa, ma deve essere consapevole che può perdere un altro 20%. Il mercato non dà segnali di aver trovato una base, quindi bisogna considerare che un investimento può restare immobilizzato un paio di anni prima di vedere il segno positivo». È uno scenario con molte ombre e soprattutto che suggerisce grande prudenza quello delineato da Salvatore Bruno, responsabile investimenti di Generali investments partners. Cosa deve sapere un risparmiatore per non incappare in perdite importanti? «La situazione è molto complicata. C’è il rischio di una stagflazione, cioè inflazione accompagnata da recessione. Il forte aumento dei prezzi delle materie prime avrà un impatto sulla crescita dei Paesi occidentali e dell’Europa che è molto dipendente dalla Russia per le materie prime energetiche. Le banche centrali possono fare poco. Rispetto a marzo 2020 con la pandemia, e alla crisi dei mutui subprime nel 2008, non l’effetto di un intervento delle banche centrali non avrebbe la stessa efficacia. Il rischio di stagflazione dipende da un evento geopolitico i cui sviluppi sono difficili da prevedere. I mercati resteranno molto volatili per un periodo non breve e, anche nel caso di una rapida soluzione del conflitto, l’impatto sull’economia si trascinerà. Pertanto, a breve, finché non emerge una via d’uscita dalla guerra occorre prudenza». In questa situazione ci sono spazi per muoversi in modo profittevole? «L’oro è sicuramente un bene rifugio, perché mantiene il valore anche in situazione di prezzi crescenti che condizionano i mercati. Bene anche tutto ciò che è legato all’oro, come i titoli di società di estrazione sudafricane, australiane, americane anche se, trattandosi di titoli azionari, oltre a risentire positivamente dell’oro sono influenzati dall’andamento dei mercati». Chi vuole investire in oro come può fare? «Acquistando quote di Etf e di fondi del settore. Comprare oro fisico non è facile». A proposito di beni rifugio, gli immobili sono ancora una alternativa valida? «L’inflazione favorisce questo tipo di investimento perché tende a mantenere valore nel tempo». E puntare sulle valute? «Stanno andando bene gli asset in dollari o in valute come lo yen giapponese e il franco svizzero, che possono rappresentare una formula per ridurre il rischio di perdite importanti. L’euro sta soffrendo contro tutte le valute perché l’Europa è nell’epicentro del conflitto e subisce in modo più forte le conseguenze delle sanzioni». Tentare un investimento in criptomonete? «È un asset class estremamente volatile, capace di perdite a doppia cifra. Noi non lo consideriamo tra i cosiddetti beni rifugio». Le obbligazioni? «Il fai da te è molto rischioso e bisogna affidarsi a chi lavora nel settore. Un gestore professionale ha maggiori possibilità di diversificare il portafoglio. Diversificazione e flessibilità sono le due parole d’ordine per un investimento a medio termine. Usciamo da un ventennio di mercati obbligazionari positivi con tassi scesi a livelli storicamente mai raggiunti. Ci attendono anni in cui un investimento obbligazionario in titoli italiani ed europei potrebbe non essere così profittevole. L’obbligazionario a breve è un poco rischioso. Vale sempre la regola di diversificare». Comprare titoli del debito italiano? «Il Btp è stato sostenuto molto dalla Bce. Se l’economia si conferma in un percorso di crescita sostenuta, può rappresentare un’opportunità di investimento altrimenti rimane potenzialmente rischioso e può non offrire grandi soddisfazioni. Quanto ai Bot, non hanno rendimenti appetibili ma possono rappresentare una forma di parcheggio, tenuto conto che la Bce frenerà un poco nell’aggiustamento dei tassi». Finito il conflitto su cosa puntare? «In un orizzonte temporale lungo, con uno scenario sereno ci sono temi di investimento interessanti come quelli legati alla transizione energetica».
Marco Minniti (Ansa)
L’ex ministro: «Teniamo d’occhio la Cina su Taiwan. Roma deve rinsaldare i rapporti Usa-Europa e dialogare col Sud del mondo».
Attilio Fontana e Maurizio Belpietro
Nell’intervista con Maurizio Belpietro, il presidente della Lombardia avverte: «Non possiamo coprire 20 mila ettari di campi con pannelli solari. Dall’idroelettrico al geotermico fino ai piccoli reattori: la transizione va fatta con pragmatismo, non con imposizioni».
Nell’intervista con Maurizio Belpietro, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana affronta il tema dell’energia partendo dalle concessioni idroelettriche. «Abbiamo posto fin da subito una condizione: una quota di energia deve essere destinata ai territori. Chi ospita dighe e centrali subisce disturbi e vincoli, è giusto che in cambio riceva benefici. Per questo prevediamo che una parte della produzione venga consegnata agli enti pubblici, da utilizzare per case di riposo, scuole, edifici comunali. È un modo per restituire qualcosa alle comunità».
Investimenti e controlli sulle concessioni. Belpietro incalza: quali investimenti saranno richiesti ai gestori? Fontana risponde: «Non solo manutenzione ordinaria, ma anche efficientamento. Oggi è possibile aumentare la produzione del 10-15% con nuove tecnologie. Dobbiamo evitare che si ripeta quello che è successo con le autostrade: concessioni date senza controlli e manutenzioni non rispettate. Per l’idroelettrico serve invece una vigilanza serrata, con obblighi precisi e verifiche puntuali. La gestione è più territoriale e diretta, ed è più semplice accorgersi se qualcosa non funziona».
Microcentrali e ostacoli ambientali. Sulla possibilità di nuove centrali idroelettriche, anche di piccola scala, il governatore è scettico: «In Svizzera realizzano microcentrali grandi come un container, che garantiscono energia a interi paesi. In Italia, invece, ogni progetto incontra l’opposizione degli ambientalisti. Anche piccole opere, che non avrebbero impatto significativo, vengono bloccate con motivazioni paradossali. Mi è capitato di vedere un’azienda agricola che voleva sfruttare un torrente: le è stato negato il permesso perché avrebbe potuto alterare di pochi gradi la temperatura dell’acqua. Così diventa impossibile innovare».
Fotovoltaico: rischi per l’agricoltura. Il presidente spiega poi i limiti del fotovoltaico in Lombardia: «Noi dobbiamo produrre una quota di energia pulita, ma qui le ore di sole sono meno che al Sud. Per rispettare i target europei dovremmo coprire 20 mila ettari di territorio con pannelli solari: un rischio enorme per l’agricoltura. Già si diffonde la voce che convenga affittare i terreni per il fotovoltaico invece che coltivarli. Ma così perdiamo produzione agricola e mettiamo a rischio interi settori».
Fontana racconta anche un episodio recente: «In provincia di Varese è stata presentata una richiesta per coprire 150 ettari di terreno agricolo con pannelli. Eppure noi avevamo chiesto che fossero privilegiate aree marginali: a ridosso delle autostrade, terreni abbandonati, non le campagne. Un magistrato ha stabilito che tutte le aree sono idonee, e questo rischia di creare un problema ambientale e sociale enorme». Mix energetico e nuove soluzioni. Per Fontana, la chiave è il mix: «Abbiamo chiesto al Politecnico di Milano di studiare un modello che non si basi solo sul fotovoltaico. Bisogna integrare geotermico, biomasse, biocarburanti, cippato. Ci sono molte fonti alternative che possono contribuire alla produzione pulita. E dobbiamo avere il coraggio di investire anche in quello che in Italia è stato troppo a lungo trascurato: il geotermico».
Il governatore cita una testimonianza ricevuta da un docente universitario: «Negli Stati Uniti interi quartieri sono riscaldati col geotermico. In Italia, invece, non si sviluppa perché – mi è stato detto – ci sono altri interessi che lo frenano. Io credo che il geotermico sia una risorsa pulita e inesauribile. In Lombardia siamo pronti a promuoverne l’uso, se il governo nazionale ci darà spazio».
Il nodo nucleare. Fontana non nasconde la sua posizione favorevole: «Credo nel nuovo nucleare. Certo, servono anni e investimenti, ma la tecnologia è molto diversa da quella del passato. Le paure di Chernobyl e Fukushima non sono più attuali: i piccoli reattori modulari sono più sicuri e sostenibili. In Lombardia abbiamo già firmato con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica un accordo per sviluppare Dal confronto con Belpietro emerge un filo conduttore: Attilio Fontana chiede di mettere da parte l’ideologia e di affrontare la transizione energetica con pragmatismo. «Idroelettrico, fotovoltaico, geotermico, nucleare: non c’è una sola strada, serve un mix. Ma soprattutto servono regole chiare, benefici per i territori e scelte che non mettano a rischio la nostra agricoltura e la nostra economia. Solo così la transizione sarà sostenibile».
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Il presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi Maurizio Dallocchio e il vicedirettore de la Verità Giuliano Zulin
Il panel dell’evento de La Verità, moderato dal vicedirettore Giuliano Zulin, ha affrontato il tema cruciale della finanza sostenibile con Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi.
Dopo l’intervista di Maurizio Belpietro al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Zulin ha chiamato sul palco Dallocchio per discutere di quante risorse servono per la transizione energetica e di come la finanza possa effettivamente sostenerla.
Il tema centrale, secondo Dallocchio, è la relazione tra rendimento e impegno ambientale. «Se un green bond ha un rendimento leggermente inferiore a un titolo normale, con un differenziale di circa 5 punti base, è insensato - ha osservato - chi vuole investire nell’ambiente deve essere disposto a un sacrificio più elevato, ma serve chiarezza su dove vengono investiti i soldi». Attualmente i green bond rappresentano circa il 25% delle emissioni, un livello ritenuto ragionevole, ma è necessario collegare in modo trasparente raccolta e utilizzo dei fondi, con progetti misurabili e verificabili.
Dallocchio ha sottolineato anche il ruolo dei regolamenti europei. «L’Europa regolamenta duramente, ma finisce per ridurre la possibilità di azione. La rigidità rischia di scoraggiare le imprese dal quotarsi in borsa, con conseguenze negative sugli investimenti green. Oggi il 70% dei cda delle banche è dedicato alla compliance e questo non va bene». Un altro nodo evidenziato riguarda la concentrazione dei mercati: gli emittenti privati si riducono, mentre grandi attori privati dominano la borsa, rendendo difficile per le imprese italiane ed europee accedere al capitale. Secondo Dallocchio, le aziende dovranno abituarsi a un mercato dove le banche offrono meno credito diretto e più strumenti di trading, seguendo il modello americano.
Infine, il confronto tra politica monetaria europea e americana ha messo in luce contraddizioni: «La Fed dice di non occuparsi di clima, la Bce lo inserisce nei suoi valori, ma non abbiamo visto un reale miglioramento della finanza green in Europa. La sensibilità verso gli investimenti sostenibili resta più personale che istituzionale». Il panel ha così evidenziato come la finanza sostenibile possa sostenere la transizione energetica solo se accompagnata da chiarezza, regole coerenti e attenzione al ritorno degli investimenti, evitando mode o vincoli eccessivi che rischiano di paralizzare il mercato.
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2025-09-15
Pichetto Fratin: «Auto elettriche, l’Ue sbaglia. Così scarica i costi sugli europei»
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Nell’intervista con Maurizio Belpietro, il ministro dell’Ambiente attacca Bruxelles: «Il vincolo del 2035 è una scelta ideologica, non scientifica». Sul tema bollette, precisa: «L’obiettivo è farle scendere, ma non esistono bacchette magiche. Non è che con un mio decreto domani la bolletta cala: questo accadeva solo in altri regimi. Noi stiamo lavorando per correggere il meccanismo che determina il prezzo dell’energia, perché ci sono anomalie evidenti».
Intervistato da Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin non usa giri di parole: «Io non sono contro l’elettrico, sono convinto che il motore elettrico abbia un futuro enorme. Ma una cosa è credere in una tecnologia, un’altra è trasformarla in un’imposizione politica. Questo ha fatto l’Unione Europea con la scadenza del 2035». Secondo Pichetto Fratin, il vincolo fissato a Bruxelles non nasce da ragioni scientifiche: «È come se io oggi decidessi quale sarà la tecnologia del 2040. È un metodo sovietico, come le tavole di Leontief: la politica stabilisce dall’alto cosa succederà, ignorando il mercato e i progressi scientifici. Nessuno mi toglie dalla testa che Timmermans abbia imposto alle case automobilistiche europee – che all’epoca erano d’accordo – il vincolo del 2035. Ma oggi quelle stesse industrie si accorgono che non è più sostenibile».
Il motore elettrico: futuro sì, imposizioni no. Il ministro tiene a ribadire di non avere pregiudizi sulla tecnologia: «Il motore elettrico è il più semplice da costruire, ha sette-otto volte meno pezzi, si rompe raramente. Pensi al motore del frigorifero: quello di mia madre ha funzionato cinquant’anni senza mai guastarsi. È una tecnologia solida. Ma da questo a imporre a tutti gli europei di pagare la riconversione industriale delle case automobilistiche, ce ne corre». Colonnine e paradosso dell’uovo e della gallina. Belpietro chiede conto del tema infrastrutturale: perché le gare per le colonnine sono andate deserte? Pichetto Fratin replica: «Perché non c’è il mercato. Non ci sono abbastanza auto elettriche in circolazione, quindi nessuno vuole investire. È il classico paradosso: prima l’uovo o la gallina?». Il ministro racconta di aver tentato in tutti i modi: «Ho fatto bandi, ho ripetuto le gare, ho perfino chiesto a Rfi di partecipare. Alla fine ho dovuto riconvertire i 597 milioni di fondi europei destinati alle colonnine, dopo una lunga contrattazione con Bruxelles. Ma anche qui si vede l’assurdità: l’Unione Europea ci impone obiettivi, senza considerare che il mercato non risponde».
Prezzi eccessivi e mercato bloccato. Un altro nodo è il costo delle auto elettriche: «In Germania servono due o tre annualità di stipendio di un operaio per comprarne una. In Italia ce ne vogliono cinque. Non è un caso che fino a poco tempo fa fossero auto da direttori di giornale o grandi manager. Questo non è un mercato libero, è un’imposizione politica». L’errore: imporre il motore, non le emissioni. Per Pichetto Fratin, l’errore dell’Ue è stato vincolare la tecnologia, non il risultato: «Se l’obiettivo era emissione zero nel 2035, bastava dirlo. Ci sono già veicoli diesel a emissioni zero, ci sono biocarburanti, c’è il biometano. Ma Bruxelles ha deciso che l’unica via è l’elettrico. È qui l’errore: hanno trasformato una direttiva ambientale in un regalo alle case automobilistiche, scaricando il costo sugli europei».
Bruxelles e la vicepresidente Ribera. Belpietro ricorda le dichiarazioni della vicepresidente Teresa Ribera. Il ministro risponde: «La Ribera è una che ascolta, devo riconoscerlo. Ma resta molto ideologica. E la Commissione Europea è un rassemblement, non un vero governo: dentro c’è di tutto. In Spagna, per esempio, la Ribera è stata protagonista delle scelte che hanno portato al blackout, puntando solo sulle rinnovabili senza un mix energetico». La critica alla Germania. Il ministro non risparmia critiche alla Germania: «Prima chiudono le centrali nucleari, poi riaprono quelle a carbone, la fonte più inquinante. È pura ipocrisia. Noi in Italia abbiamo smesso col carbone, ma a Berlino per compiacere i Verdi hanno abbandonato il nucleare e sono tornati indietro di decenni».
Obiettivi 2040: «Irrealistici per l’Italia». Si arriva quindi alla trattativa sul nuovo target europeo: riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040. Pichetto Fratin è netto: «È un obiettivo irraggiungibile per l’Italia. I Paesi del Nord hanno territori sterminati e pochi abitanti. Noi abbiamo centomila borghi, due catene montuose, il mare, la Pianura Padana che soffre già l’inquinamento. Imporre le stesse regole a tutti è sbagliato. L’Italia rischia di non farcela e di pagare un prezzo altissimo». Il ruolo del gas e le prospettive future. Il ministro difende il gas come energia di transizione: «È il combustibile fossile meno dannoso, e ci accompagnerà per decenni. Prima di poterlo sostituire servirà il nucleare di quarta generazione, o magari la fusione. Nel frattempo il gas resta la garanzia di stabilità energetica». Conclusione: pragmatismo contro ideologia. Nelle battute finali dell’intervista con Belpietro, Pichetto Fratin riassume la sua posizione: «Ridurre le emissioni è un obiettivo giusto. Ma un conto è farlo con scienza e tecnologia, un altro è imporre scadenze irrealistiche che distruggono l’economia reale. Qui non si tratta di ambiente: si tratta di ideologia. E i costi ricadono sempre sugli europei.»
Il ministro aggiunge: «Oggi produciamo in Italia circa 260 TWh. Il resto lo importiamo, soprattutto dalla Francia, poi da Montenegro e altri paesi. Se vogliamo davvero dare una risposta a questo fabbisogno crescente, non c’è alternativa: bisogna guardare al nucleare. Non quello di ieri, ma un nuovo nucleare. Io sono convinto che la strada siano i piccoli reattori modulari, anche se aspettiamo i fatti concreti. È lì che dobbiamo guardare». Pichetto Fratin chiarisce: «Il nucleare non è un’alternativa alle altre fonti: non sostituisce l’eolico, non sostituisce il fotovoltaico, né il geotermico. Ma è un tassello indispensabile in un mix equilibrato. Senza, non potremo mai reggere i consumi futuri». Gas liquido e rapporti con gli Stati Uniti. Il discorso scivola poi sul gas: «Abbiamo firmato un accordo standard con gli Stati Uniti per l’importazione di Gnl, ma oggi non abbiamo ancora i rigassificatori sufficienti per rispettarlo. Oggi la nostra capacità di importazione è di circa 28 miliardi di metri cubi l’anno, mentre l’impegno arriverebbe a 60. Negli Usa i liquefattori sono in costruzione: servirà almeno un anno o due. E, comunque, non è lo Stato a comprare: sono gli operatori, come Eni, che decidono in base al prezzo. Non è un obbligo politico, è mercato». Bollette e prezzi dell’energia. Sul tema bollette, il ministro precisa: «L’obiettivo è farle scendere, ma non esistono bacchette magiche. Non è che con un mio decreto domani la bolletta cala: questo accadeva solo in altri regimi. Noi stiamo lavorando per correggere il meccanismo che determina il prezzo dell’energia, perché ci sono anomalie evidenti. A breve uscirà un decreto con alcuni interventi puntuali. Ma la verità è che per avere bollette davvero più basse bisogna avere energia a un costo molto più basso. E i francesi, grazie al nucleare, ce l’hanno a prezzi molto inferiori ai nostri».
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