2020-03-24
Dietro il caos sui decreti anche la mano del fedelissimo di Di Maio. Che il Pd accusò di omofobia
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Tra lobbisti e parlamentari iniziano a montare le critiche contro Enrico Esposito, capo legislativo del Mise, molto vicino al ministro degli Esteri. Nel 2018 L'Espresso scovò alcuni suoi tweet contro Michela Biancofiore («Non c'è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa») e Vladimir Luxuria («In un paese serio andrebbe in galera e non in Parlamento»)Circola un certo malumore tra gli addetti ai lavori che stanno seguendo in queste settimane le bozze dei decreti presentate dal governo per le restrizioni delle attività produttive e per le misure di emergenza contro la pandemia di Covid 19. Da quasi un mese circolano bozze di ogni tipo, aggiornate ogni giorno, sempre in anticipo sulle comunicazioni del governo di Giuseppe Conte. E' una situazione che sta diventando sempre più insopportabile per imprenditori e lavoratori, dal momento che in tanti non riescono a raccapezzarsi nella giungla di norme e articoli che rischiano di cambiare da un giorno all'altro.Tra i lobbisti il responsabile di questo caos normativo sarebbe uno solo, Enrico Esposito, capo legislativo del ministero dello Sviluppo Economico. Del resto è lui che in questi giorni sta gestendo la parte sui settori produttivi. Esposito è un nome che fece già rumore dopo l'insediamento di Luigi Di Maio al Mise nel 2018. Infatti l'attuale capo legislativo del ministero di Stefano Patuanelli, è un fedelissimo dell'attuale ministro degli Esteri. Fu Di Maio a portare Esposito con sé nella sua prima esperienza di governo. All'epoca era solo vice. Il giorno della sua nomina ci fu un'alzata di scudi da parte del Partito democratico perché si era reso responsabile di alcuni tweet che aveva ritrovato L'Espresso. Ce n'è ancora traccia in rete. Tra questi uno contro la nomina di Michela Biancofiore come sottosegretaria al Dipartimento per le Pari Opportunità. «Non c'è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa». Oppure: «#TikiTaka per Melissa Satta il dito medio di Mancini non è grave. Ovvio, "vaff" per lei è un lavoro mica un insulto» twittava nel febbraio 2016. E ancora: «In un Paese serio Vladimir Luxuria andrebbe in galera e non in Parlamento» e «con le quote rosa al Governo almeno le togliamo dalla strada». All'epoca Emanuele Fiano del Pd e la stessa Luxuria presero le distanze. «Il vicecapo del legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato tweet indecorosi e offensivi ci chiediamo quanto il vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio attenderà ancora per prendere provvedimenti», scriveva l'ex membro del Copasir. Mentre Vladimiro Guadagno, diceva di aver scoperto solo oggi che è stato nominato vicecapo dell'ufficio legislativo del #Mise di #DiMaio #Enricoesposito che scriveva su Fb che in un paese normale Vladimir Luxuria dovrebbe stare in galera. Non ho rubato, non ho corrotto, quale reato mi contesta : divieto di trans-ito?». Ora nel centrosinistra non hanno niente da dire?