2021-10-25
I fondi contro il Covid alla carne in provetta di DiCaprio
Leonardo DiCaprio (Getty Images)
Coldiretti: «L'Ue ha concesso a Nutreco e Mosa meat 2 milioni del progetto React, nato per la crisi provocata dalla pandemia».L'Unione europea punta sulla carne da laboratorio prodotta con cellule in vitro. Un finanziamento da 2 milioni di euro a due aziende olandesi di tecnologia alimentare, la Nutreco e la Mosa meat, società questa in cui ha investito anche l'attore americano Leonardo DiCaprio (peraltro in buona compagnia, visto che anche Bill Gates ha cercato di fare business con la finta carne), ha fatto saltare i nervi a Coldiretti: «È inaccettabile che l'Unione europea finanzi con risorse pubbliche il business privato della “carne" in provetta dietro al quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale». Per la denuncia, l'associazione di categoria ha scelto un contesto che in questo momento è sotto i riflettori mondiali del settore: Tuttofood, la world food exibition di Milano. Il supporto finanziario alle due aziende è stato concesso nell'ambito del programma React Eu, avviato per rispondere alla crisi che ha messo in ginocchio il sistema zootecnico in Italia e in Europa avviata dall'emergenza Covid. Invece di dare una mano agli allevatori in difficoltà, però, una parte dei fondi finisce a chi vuole creare la carne senza passare dall'allevamento. Coldiretti va giù duro: «Si rischia di sostenere un'abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione senza peraltro aver effettuato una reale verifica indipendente sull'impatto etico e ambientale di queste produzioni, sulle quali puntano un numero crescente di multinazionali per fare affari». La strategia messa in campo, stando all'analisi dell'associazione di categoria, viaggia su due binari: da una parte c'è la scelta di sostenere società che puntano a fare concorrenza sleale sul mercato, «vendendo per carne prodotti ottenuti dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio», e dall'altra c'è una campagna di demonizzazione per la carne vera. Una doppia tenaglia che minaccia le stalle, con perdite di posti di lavoro e di produzioni tradizionali. Mosa meat, che porta avanti questo progetto da tempo, nel 2013 era già arrivata a produrre il primo hamburger coltivato, spacciandolo per «un nuovo modo per soddisfare la domanda mondiale di carne bovina». Non solo, attorno al nuovo business, che gli analisti prevedono possa raggiungere i 25 miliardi di dollari entro il 2030, si è costruita tutta una narrazione ambientalista: la carne da laboratorio dovrebbe ridurre l'impatto sul clima del 92% e addirittura l'inquinamento atmosferico del 93%. Argomenti che affascinano i sostenitori di Greta Thunberg, ma ampiamente smontati dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini, che spiega: «L'attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e cultura, poiché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate, spesso da intere generazioni, a combattere lo spopolamento e il degrado».
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