2022-07-12
Diario di una settimana da taxi del mare
La nave Geo Barents di Médecins Sans Frontières (Ansa)
La Geo Barents di Msf era salpata da Taranto, dopo avervi scaricato 64 immigrati, lunedì scorso. Ha stazionato al largo della Libia per imbarcare clandestini, in molti casi senza ricevere Sos, dopodiché ha ripreso la rotta per l’Italia e ha chiesto un porto. Ieri sera lo ha ottenuto: di nuovo Taranto. Partita lunedì 4 luglio da Taranto, dove ha scaricato 64 passeggeri - recuperati durante un naufragio con 30 dispersi nel Mediterraneo Centrale - l’attivissima Geo Barents di Medici senza frontiere, nave che batte bandiera norvegese con nel curriculum un fermo amministrativo ad Augusta dal 2 al 27 luglio 2021, è ora di ritorno con altri 315 clandestini, caricati in sei diverse operazioni nella stessa area marittima pattugliata una settimana fa. Ovvero quella a largo di Zawiya (Libia occidentale), assegnata nel dicembre 2017 dall’International maritime organization (Imo) delle Nazioni Unite alla Libia come zona Sar, ovvero Search and rescue zone, un tratto di mare sotto la responsabilità dei guardacoste libici per le operazioni di pattugliamento e salvataggio. È una delle località più battute per le partenze organizzate dagli scafisti. Lì si ferma il 6 luglio il taxi del mare. Il giorno seguente, poco dopo mezzogiorno, arriva la prima segnalazione da Alarm Phone. Una barca partita la notte precedente da Zawiya è in difficoltà. Tre ore dopo scatta il secondo recupero. L’equipaggio individua un gommone guardando con un binocolo dal ponte della nave. Le prime due operazioni portano a bordo della Geo Barents 41 persone, tra cui 15 bambini. Nel corso della giornata la Geo Barents registra altri due interventi. In totale solo due situazioni di difficoltà erano state segnalate dalla piattaforma di chiamate d’emergenza per gli immigrati in mare. Ha a bordo già 90 passeggeri (29 minorenni), ma non ha ancora ultimato la missione. L’8 luglio altri due trasbordi - in uno specchio di mare di appena 35 chilometri quadrati - fanno schizzare il numero di passeggeri a 315. Le principali nazionalità: Siria, Egitto, Eritrea e Bangladesh. Altri provengono da Camerun, Sudan, Sud Sudan, Ghana, Gambia, Chad, Pakistan e Marocco. I minori, alla fine, sono in tutto 73. La nave si avvia verso Malta e il giorno seguente chiede un porto sicuro. «È necessario un meccanismo istituzionale di ricerca e soccorso che abbia il chiaro mandato di salvare vite. Le Ong non possono e non devono riempire i buchi lasciati dagli stati che hanno firmato le convenzioni marittime internazionali», afferma Juan Matias Gil, capomissione a terra di Medici senza frontiere. E da questo momento comincia il solito pressing sulle autorità. «Molti sopravvissuti si trovano in condizioni mediche e psicologiche precarie e hanno bisogno di ricevere assistenza», spiegano da Msf. Per un migrante, che soffriva di convulsioni ripetute, è stata necessaria un’evacuazione medica urgente. «Alcuni dei naufraghi», precisano dall’equipaggio, «hanno trascorso quasi quattro giorni in mare in pericolo senza acqua e cibo prima di essere soccorsi. Questa situazione non può continuare più a lungo». I silenzi maltesi (al netto dell’unica evacuazione effettuata) hanno spinto quindi la Geo Barents verso le coste siciliane. E ieri, nel primo pomeriggio, il taxi del mare era già in un punto strategico del Mar Jonio, a circa 14 miglia dal limite delle acque territoriali italiane e a metà strada tra Catania e Siracusa. Confermando di essere una delle navi Ong più attive: tra giugno 2021 e giugno 2022 ha svolto 12 missioni, realizzato 48 soccorsi e portato in Italia 3.203 persone. Geo Barents è stata ferma soltanto per 115 giorni su 365: 25 dei quali per la detenzione amministrativa dello scorso anno; 45 per quarantene anti Covid e 45 per stand off in mare (il record è stato di nove giorni consecutivi), ovvero lo stallo in attesa di un porto sicuro. Il conto alla rovescia per l’attracco è scattato. Intanto a Lampedusa dopo il picco di 2.000 presenze sabato, la quota di immigrati è scesa a 1.600. Ma le condizioni restano oltre ogni limite. Dal sindacato Sim carabinieri il segretario nazionale Antonio Serpi denuncia: «Il personale impiegato nel centro opera in condizioni di estremo degrado ed è a rischio di gravi malattie». Serpi si è rivolto al ministro Luciana Lamorgese: «Chiedo al ministro di verificare di persona quali siano effettivamente le condizioni degli operatori di polizia a Lampedusa e non di sentire le solite campane che descrivono l’isola come un circolo d’élite». È una bomba a orologeria: «Interrogheremo il ministro», annunciano i deputati di Fdi Augusta Montaruli ed Emanuele Prisco, «non possiamo più permettere che agenti e carabinieri siano costantemente messi a rischio a causa della non gestione dei flussi migratori messa in campo da questo governo». Ha parlato anche Giorgia Meloni: «Le nostre coste sono costantemente prese d’assalto dall’immigrazione clandestina e dal Viminale tutto tace. L’Italia non può permettersi un ministro così incapace». Mentre dalla Geo Barents ieri in serata è arrivato il primo ultimatum: «Una risposta positiva deve essere data ora». E c’è da scommettere che il governo italiano non resterà indifferente alla sollecitazione della Ong». La risposta delle autorità italiane è arrivata poco dopo. Altri 314 extracomunitari saranno sbarcati a Taranto.