2025-06-21
Diagnosi lenta degli effetti avversi: niente indennizzo a una danneggiata
Riconosciuto il nesso tra la dose di Pfizer e la pericardite sviluppata da una donna. La quale però non vedrà un soldo: a causa di legali impreparati, i tempi per chiedere il risarcimento sono scaduti. E lo Stato non transige.Gabriella (nome di fantasia) si è vista riconoscere la causalità tra la pericardite di cui soffre e il vaccino Pfizer che le fu somministrato nell’ottobre del 2021, ma non può godere di alcun risarcimento per «decadenza del termine triennale entro il quale va presentata la domanda di indennizzo». Capita anche questo, purtroppo, nel percorso a ostacoli che sono costretti a seguire i danneggiati. «La giovane signora, 31 anni, di Savona, ha dovuto aspettare molto prima di avere una diagnosi certa», spiega Giuseppe Barone, medico specialista in medicina nucleare e vice presidente dell’associazione no profit Edward Jenner che assiste i danneggiati da vaccino o da malasanità. «Purtroppo, Gabriella si era affidata ad avvocati che le avevano garantito appoggio, invece si è ritrovata fuori tempo massimo e con documentazione insufficiente». È triste doverlo riconoscere, ma anche la moltitudine di danneggiati è diventato un «affare», trattato da diversi medici o avvocati senza la necessaria competenza o professionalità per seguire le richieste di indennizzo. E le Cmo, le commissioni medico ospedaliere che devono stabilire l’eventuale nesso tra danno e vaccino, non ammettono imperizie. In ogni caso, alla signora è stato riscontrato un «danno biologico permanente», dopo quell’unica dose di vaccino Covid «e presenta anche danni neurologici», chiarisce lo specialista, tanto che fatica a lavorare perché perdura quella patologia infiammatoria del pericardio associata a versamento pericardico, dispnea, battito cardiaco accelerato e con dolore toracico. Numerosi studi hanno dimostrato un aumento del rischio di miocardite o pericardite dopo la vaccinazione con vaccini a mRna e negli anni anche le agenzie regolatorie hanno dovuto segnalare il rischio. «Gabriella ha difficoltà a svolgere le normali funzioni della vita quotidiana e lavorative», precisa l’avvocato Antonella Rustico del Foro di Roma, che presenterà ricorso contro il ministero della Salute per il giudizio medico legale della Cmo che ha scartato la domanda per la non tempestività di presentazione. «Era stata male due giorni dopo l’inoculo, con diagnosi di “sospetta pericardite acuta” e venne esentata dalla somministrazione della seconda dose proprio per le sue condizioni fisiche», aggiunge il legale. Assurdamente, in quell’epoca non bastavano sintomi gravi e continui ricoveri al pronto soccorso, bisognava presentare ogni mese una montagna di documentazione per non dover aggiungere alle sofferenze fisiche l’incubo di una seconda e terza dose e di un prevedibile peggioramento della salute. La Cmo di La Spezia ha riconosciuto il nesso con il vaccino, ma non risarcisce Gabriella perché la domanda non è stata presentata nei termini di legge. «In realtà, la decorrenza è dal momento in cui la persona danneggiata ha notizia del danno accertato, non dal primo ingresso al pronto soccorso. E a Gabriella la pericardite non è stata diagnosticata subito con certezza, i tempi sono stati molto lunghi, dopo numerosi ricoveri e visite cardiologiche che riscontravano una “pericardite recidivante”», precisa l’avvocato. Sono le stesse Asl a stabilire che una domanda «è processabile» quando è «completa di tutta la documentazione amministrativa e sanitaria prevista». Altrimenti viene archiviata. Non è stato facile inquadrare la malattia auto infiammatoria sistemica che ha tolto la salute di Gabriella, procurandole danni psicofisici irreversibili. Per gli errori del suo precedente legale e per i tempi burocratici il nesso con il vaccino a mRna è stato riconosciuto, ma non può ottenere l’indennizzo per decadenza dei termini. Un anno fa, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva ritenuto opportuno istituire una commissione di studio per censire tutti i casi di reazioni avverse al vaccino Covid che si sono verificati, per valutarli e capire come gestirli. «Credo che si potrebbe fare serenamente […] per avere maggiore chiarezza e soprattutto per dare maggiore tranquillità a tutti. Ci lavoreremo», dichiarò al Giornale d’Italia. I cittadini danneggiati sono sempre in attesa di essere presi in considerazione per le patologie e le invalidità conseguenti a quegli inoculi. Chiedono anche procedure certe, snelle, perché il nesso di causalità venga riconosciuto e accettato senza la «gabbia» del triennio. La stessa Consulta, con sentenza del marzo 2023, ha definito l’indennizzo da vaccino una prestazione fondata sugli obblighi di solidarietà sociale fissati dalla Costituzione e che non ci può essere decadenza.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo