2020-03-25
Di Maio lancia un timido allarme porti. Il suo governo fa finta di non sentire
Mentre i controlli sugli italiani avvengono pure dal cielo, le coste sono alla mercé dei trafficanti di uomini. L'ex vicepremier: «Non siamo più disponibili ad accogliere nessuno». Ma i dati del Viminale inquietano.Dentro la più grande questione dell'emergenza Coronavirus, c'è un capitolo oscuro, taciuto, non presidiato, che troppi hanno paura di aprire nel timore di essere accusati di razzismo: si tratta dell'immigrazione. Vale per gli immigrati già arrivati in Italia, vale per quelli collocati nei centri di accoglienza, vale per quelli in giro e incontrollati, vale per quelli sbarcati negli ultimi 80-90 giorni: in una situazione di crisi epidemiologica già drammaticamente in atto, ognuna di queste realtà andrebbe esaminata e meticolosamente tracciata, evitando che alla deflagrazione principale si aggiungano altre «bombe» e altri focolai. Curiosa schizofrenia, quella della politica e dei mainstream media: da un lato, si ritiene normale che i cittadini italiani siano ultramonitorati (perfino con i droni), e che sia avvenuta la più clamorosa limitazione delle libertà personali da 75 anni a questa parte (e solo per via di un atto amministrativo, il Dpcm); ma dall'altro, davanti all'esigenza di capire cosa accade rispetto a chi arriva o è arrivato in Italia, scatta un riflesso di silenzio e sottovalutazione. I dati del Viminale, quanto agli sbarchi, sono a due facce. Complessivamente parlando, sono estremamente preoccupanti: il «cruscotto», cioè l'aggiornamento regolare pubblicato sul sito del ministero dell'Interno, indica un numero di migranti sbarcati tra il 1° gennaio e il 24 marzo quasi sette volte superiore all'anno passato: nel 2019 furono appena 425, quest'anno sono ben 2.750. Improvvisamente, però, nell'ultimo mese, l'indicazione giornaliera indica quasi sempre zero arrivi: a marzo, gli sbarchi si sarebbero concentrati in soli 4 giorni, e avrebbero interessato 197 persone. Quest'ultimo dato lascia una certezza e un dubbio: la certezza riguarda il fatto che scafisti e Ong si siano entrambi fermati, per scelta o per necessità, mentre il dubbio riguarda l'eventuale mancato computo degli arrivi autonomi con barchini o con mezzi pressoché individuali. Sembra infatti difficile ipotizzare che anche uno «sgocciolamento» quotidiano sia del tutto assente. E la sensazione è che se, per loro decisione, per un verso le filiere criminali degli scafisti e per altro verso la macchina delle Ong decidessero di rimettersi in moto, il Viminale sarebbe un puro spettatore. Che qualcosa non torni, che ci sia un «non detto», lo ha fatto indirettamente capire il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che l'altra sera ha fatto trapelare un suo virgolettato, lo stralcio di una sua affermazione resa in videoconferenza con i suoi omologhi europei: «L'Italia in questo momento non è disponibile a dare i propri porti per gli sbarchi nell'ambito della nuova missione Ue per fermare l'ingresso di armi in Libia. Non si tratta di voler essere buoni o cattivi, si tratta semplicemente di misurare le nostre forze e metterle tutte a disposizione dei nostri concittadini. L'Italia ora non può, chiede e vuole essere aiutata». Una frase a uso dei media italiani? Una voce dal sen fuggita rispetto a qualcosa che l'opinione pubblica non conosce? Una risposta ad altre pressioni europee, perfino incredibili e provocatorie, vista la situazione in cui l'Italia si trova già?Il ministro Luciana Lamorgese è improvvisamente molto silenziosa. Nell'ultima settimana, ha solo fatto circolare (suscitando la reazione del vicedirettore Francesco Borgonovo sulla Verità) un non chiaro - e decisamente inquietante - «piano di alleggerimento dei centri, individuando con i prefetti altre strutture dai piccoli numeri in cui poter trasferire parte dei migranti». Prospettiva da brivido: in un modo o nell'altro, gli immigrati censiti e collocati nel circuito ufficiale (hotspot, Cas, ex Sprar) sono circa 85.000. In moltissimi centri, non ci sono mascherine, ma in compenso esistono immensi cameroni per dormire e sale mensa inevitabilmente affollate, in tempi ordinari. Tutti fattori di rischio altissimo. E non è certo una buona idea quella di spargere persone in giro per l'Italia, potenzialmente diffondendo altri fattori di pericolo per tutti, per loro stessi e per chi verrà in contatto con le persone trasferite.E poi c'è l'altro buco nero: lo stillicidio di quelli che tentano la fuga e creano caos. Ieri la deputata di Fdi Augusta Montaruli ha preannunciato un'interrogazione sul caso di Alpignano, in provincia di Torino, teatro della protesta di 250 migranti alloggiati in un hotel: «Il ministro dell'Interno intervenga per risolvere il caso di Alpignano. Gli immigrati che creano disordini e tentano la fuga devono essere puniti. Violare le disposizioni in questo momento è reato e costituisce un pericolo per la sanità pubblica», ha detto la parlamentare. «Gli immigrati si devono adeguare come tutti al rispetto dell'isolamento. Se qualcuno lo viola ripetutamente, non possiamo permettere che rimanga a creare scompiglio in un momento così delicato mettendo a rischio agenti e cittadini. Altro che passeggiata in centro paese. Chi brontola lo si rispedisce a casa e in attesa gli si limita la libertà di movimento».