2020-08-18
Di Maio e Lamorgese spennati dai tunisini
Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio (Ansa)
I ministri degli Esteri e dell'Interno volano nel Paese nordafricano per tentare di bloccare i migranti locali che hanno invaso le nostre coste. Risultato? L'Italia sborserà altri 11 milioni di euro per aiutare il governo di Tunisi. Falliti i rimpatri via charter.Questa volta, il viaggio della speranza è in direzione contraria: non dalle coste nordafricane all'Italia in cerca di fortuna, ma da Roma a Tunisi con il cappello in mano. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, e quello degli Esteri, Luigi Di Maio, sono stati ricevuti dal presidente tunisino, Kaies Saied, che hanno raggiunto assieme al commissario europeo agli Affari Interni, Ylva Johansson, e a quello per l'Allargamento e il Vicinato, Olivér Varhelyi.È già la seconda visita ufficiale che il nostro governo organizza nel giro di poche settimane, ed è al contempo una certificazione del fallimento delle politiche migratorie portate avanti fin qui. Alla fine di luglio, la Lamorgese espresse personalmente a Saied «le forti preoccupazioni italiane per l'incremento registrato quest'anno sul fronte degli arrivi dei migranti irregolari dalla Tunisia tramite sbarchi autonomi». Di Maio, negli stessi giorni, fece anche di più: mostrò la faccia dura, convocò l'ambasciatore tunisino, minacciò di sospendere 6,5 milioni di euro di fondi se le partenze non fossero state bloccate, intimò ai tunisini di affondare i barchini dei trafficanti e fece sapere a tutto il mondo che i clandestini nordafricani non avrebbero mai ottenuto il permesso di soggiorno. Il ministro degli Esteri, per dimostrare che le sue parole avevano avuto effetto, diffuse alcuni comunicati stampa in cui informava i cittadini italiani che le motovedette tunisine erano impegnate a fermare gli irregolari, e fece intendere che ben presto sarebbe stato tutto risolto.I risultati li abbiamo sotto gli occhi, impietosi. Stando ai dati ufficiali del Viminale, nel 2020 sono approdati in Italia 16.031 stranieri contro i 4.348 registrati nello stesso periodo dello scorso anno: l'aumento è spaventoso. Di questi, 6.727 sono tunisini. Certo, la Lamorgese, con il consueto piglio liquidatorio, si era premurata di farci sapere che sarebbero stati ripristinati in questi giorni i rimpatri verso la Tunisia, sospesi nei mesi scorsi a causa del coronavirus. Dall'Italia cominceranno a ripartire i charter carichi di irregolari, disse. Ebbene, i charter partono, ma riportano indietro al massimo 80 persone a settimana, e intanto gli arrivi non accennano a fermarsi.A Ferragosto, non sapendo come giustificare la debacle totale, la ferrea Luciana ha tentato una grottesca arrampicata sugli specchi: «Gli arrivi numerosi sono determinati da sbarchi autonomi, quindi è difficile fermarli in mezzo al mare perché si tratta di gommoni», ha borbottato. «La Tunisia è talmente vicina che una popolazione a cui non viene più pagato lo stipendio decide di avventurarsi in mare verso le nostre coste». Come a dire: ragazzi, questi sono tanti e sono vicini, non sappiamo come fermarli.In realtà, un modo per mettere un freno agli arrivi ci sarebbe: il blocco navale. Ma il governo non ha nemmeno accarezzato l'idea, è troppo impegnato a rimuginare su come smantellare i decreti sicurezza, preferisce utilizzare il pugno duro con i gestori delle discoteche e con i giovinastri della movida. Così i trafficanti continuano ad agire indisturbati. A Lampedusa ogni giorno aumenta il numero di stranieri ospitati nell'hotspot: ieri erano 651 in una struttura che ne può contenere 95 al massimo. Decine di sbarchi si registrano anche in Sardegna, senza contare gli arrivi via terra.Ecco, di fronte a questo disastro Di Maio e Lamorgese non hanno trovato di meglio da fare che tornare in forze in Tunisia, pregando che il governo locale li aiuti a cavarsi dagli impicci. Ovviamente, i tunisini non hanno perso occasione per battere cassa. Nel pomeriggio di ieri l'account Twitter della presidenza ha diffuso il seguente comunicato: «Nel ricevere i ministri degli Esteri e dell'Interno italiani e i Commissari europei per la politica interna e di vicinato, il presidente Kais Saied ha rimarcato i grandi sforzi della Tunisia per limitare i flussi migratori irregolari, insistendo per una maggiore cooperazione per affrontare le cause profonde della migrazione». Tradotto significa: cominciate a darci dei soldi, poi vedremo che cosa si può fare. Detto, fatto. Il Viminale ha annunciato che sbloccherà «11 milioni di euro, risparmiati sul capitolo accoglienza migranti», i quali «saranno girati alla Tunisia che li utilizzerà per rafforzare il controllo delle sue frontiere marittime». I denari serviranno «per la manutenzione delle motovedette, l'addestramento delle forze di sicurezza, radar ed un sistema informativo che allerterà tempestivamente la gendarmeria quando le imbarcazioni di migranti sono in mare in modo da bloccarle in acque tunisine». Ottimo risultato diplomatico: un mese fa minacciavamo i tunisini di sfracelli, ora li riempiamo di soldi. Lo stesso ministro che gridava «Vi toglieremo 6.5 milioni!» ora è felice di sganciarne 11. Meraviglioso. Una volta di più si conferma che l'Italia è l'unico Stato al mondo incapace di sfruttare l'arma dell'immigrazione. Tutte le nazioni di transito (Turchia, Libia, Tunisia) usano gli sbarchi per ottenere denari, aiuti e appoggi. Noi, invece, non siamo in grado nemmeno di ottenere uno strapuntino in sede europea. Ci tocca piangere miseria con i presunti alleati dell'Ue e, contemporaneamente, siamo costretti a pregare in ginocchio i nordafricani di svolgere il lavoro duro e un po' sporco che il nostro governo si rifiuta di fare. Così continuiamo a spendere soldi per l'accoglienza fuori controllo, continuiamo a farci carico di chiunque arrivi e continuiamo a mettere a rischio la nostra sicurezza soltanto perché i nostri governanti si rifiutano di proteggere i confini. Vogliono sembrare buoni e accoglienti, poverini, ma appaiono soltanto parecchio incapaci.