2021-06-25
Il pacifismo di Di Maio fa la gioia dei francesi
Bin Salman e Luigi di Maio
Dopo aver incontrato Bin Salman, il ministro degli Esteri blocca per motivi di politica interna e per la guerra Renzi-D'Alema l'export di bombe verso Abu Dhabi e Riad. Risultato: al momento tagliati fuori da una torta che vale 58 miliardi. Parigi cerca di subentrare.Nell'ultimo mese i voli da Parigi ad Abu Dhabi si sono intensificati. O meglio, si è registrato un picco di manager francesi imbarcati alla volta degli Emirati arabi. Il motivo è semplice. Esattamente un mese fa è stata assegnata dal governo una commessa al locale cantiere di Adsb per costruire quattro corvette di classe Falaj. Valore quasi un miliardo. Per la componente elettronica le aziende italiane erano in prima fila, in particolare Leonardo. Sulle navi c'è da mettere tanta tecnologia: dagli armamenti fino al combact management system, il vero cuore del pattugliatore. Invece i nomi di Leonardo o di altre aziende tricolore sono spariti. Congelati. Il Paese è in rotta con l'Italia da quando il 29 gennaio scorso la Farnesina ha deciso di sospendere l'export verso gli Emirati e anche l'Arabia Saudita in modo del tutto unilaterale. Le relazioni sono così tese che meno di due settimane fa un volo militare con a bordo giornalisti diretti in Afghanistan per assistere all'ammaina bandiera non è potuto atterrare nella base che le nostre Forze armate utilizzano per triangolare mezzi e uomini con Herat. Inutile dire che i francesi stanno facendo di tutto per approfittare della situazione. E le fonti contattate dalla Verità spiegano che la commessa con Adsb sarebbe ormai persa. Thales e Naval group si fregano le mani. Senza contare che in ballo ci sono nei prossimi tre anni commesse emiratine per 4 miliardi. E il piatto ancora più grosso è quello saudita. Il Paese del principe Moḥammad Bin Salman è molto interessato ai mezzi di superficie di Fincantieri. Il colosso guidato da Giuseppe Bono ha già chiuso un contratto tramite Us Navy e i cantieri americani di Marinette nel 2019 da circa 1,5 miliardi. E potrebbe mettere le mani su altri contratti visto quanto la struttura nel Wisconsin è all'avanguardia sui mezzi «automatici». Ma Riad, è bene ricordarlo, ha stanziato meno di tre anni fa ben 54,5 miliardi di dollari per armarsi. Una enorme opportunità per la nostra industria militare e per il nostro Pil da cui potremmo essere tagliati fuori per colpa di miopi scelte dei 5 stelle e del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Per comprendere la delicatezza del momento, bisogna fare un passo indietro al 10 gennaio. Quando l'ex vicepremier vola in Giordania e poi in Arabia Saudita. Qui sono programmati incontri con i suoi pari grado. Nonostante il protocollo non lo preveda, ottiene di poter incontrare il principe regnante. L'indomani posta su Twitter le immagini degli incontri. Ma non quella con Bin Salman. Mentre la foto che li ritraeva entrambe finisce sui quotidiani locali e poi sul sito del ministero, ma per ultima. Un dettaglio che Riad nota e soprattutto si annota. Senza immaginare che il 29 gennaio sarebbe arrivata la doccia fredda. L'Unità per le autorizzazioni dei materiali d'armamento (Uama), che fa appunto capo alla Farnesina, vieta l'export di bombe Mk ad Arabia ed Emirati ritenendoli coinvolti nella guerra in Yemen. Al di là del fatto che ci sono mandati Onu e che non è presente alcun embargo, la scelta della Farnesina è improvvisa e non ha motivi geopolitici. Poche ore prima del provvedimento, Matteo Renzi era in Arabia Saudita a celebrare gli investimenti miliardari del principe reggente. Scelta pessima e da condannare visto che per la conferenza è stato pagato e un senatore della Repubblica non dovrebbe accettare compensi. Ma la gaffe, per usare questo termine, viene colta al volo dai 5 stelle e soprattutto dall'intellighenzia che spesso li domina, quella di Massimo D'Alema, con l'intento di mettere il leader di Italia viva in fuori gioco. Insomma, scelta tutta di matrice locale. Che in un certo senso ha contribuito ad allargare le divergenze e alzare la tensione fino alla caduta del Conte bis. Quella scelta grillina però sta avendo conseguenze enormi. Anche se si nascondono dietro il fatto che il divieto di export valga solo per le bombe, sanno bene che il contratto con l'azienda sarda (controllata dai tedeschi) che produce le bombe è stato interrotto in corso d'opera. Mai successo prima. La diplomazia ha sempre atteso che i contratti andassero a scadenza per poi non farli rinnovare. Invece la scivolata qui è stata pesante e quindi sia sauditi che emiratini hanno deciso di fare muro ed escluderci dalle future partite. A meno che non si intervenga al più presto per sanare i danni fatti dal finto pacifismo grillino. Il governo Draghi è al lavoro, va detto. L'altro giorno il titolare della Difesa, Lorenzo Guerini, ha chiamato il suo omologo di Abu Dhabi, Mohammed Bin Amhed al Bowardi, con l'intento di affrontare il tema delle due basi aeree. Fondamentali per il rientro dalla missione ad Herat, ma anche per la prossima sfida dei nostri militari in Iraq. Così l'impegno del ministro piddino è mirato a trovare una soluzione sul fronte logistico, mentre la struttura della Farnesina cerca di mettere toppe su quello diplomatico. Ma ricucire è molto più difficile che disfare. E una dichiarazione di Matteo Perego di Forza Italia, ci riporta con i piedi per terra. «La diplomazia targata 5 stelle arreca un danno incalcolabile al Paese. Quello che la componente di sinistra del variopinto universo grillino fatica a comprendere è che compromettere la collaborazione strategica con gli Emirati, comporta che tutti i settori politici e commerciali subiscano delle ripercussioni negative. Ancora più grave è aver messo in discussione la posizione geopolitica dell'Italia verso una larga parte del mondo sunnita». Un frase lapidaria che stona con altre scelte. Ieri l'Adnkronos ha diffuso la notizia che il portavoce di Di Maio, Augusto Rubei, ha lasciato l'incarico per una assunzione in Leonardo. Al di là della scelta personale, Profumo è stato subito attaccato dalla Lega, che ha chiesto conto al manager. In un certo senso sottolineando un dato di fatto politico: i 5 stelle sono il partito che più danni ha fatto alla nostra industria della Difesa. Questo sì un tema che ora dovrà finire sulla scrivania di Draghi, tanto quanto un altro interrogativo. Come potremo entrare con tutti e due i piedi in Libia senza il supporto dei sunniti e dell'Egitto?