2020-10-16
«Dexter», il serial killer giustiziere torna a colpire in 10 nuovi episodi
Via libera a un revival dello show che ha segnato una svolta nella narrazione televisiva.Solo un'idea straordinaria avrebbe potuto costringere Dexter Morgan ad un revival, parola ormai abusata con la quale è lecito indicare le operette che attingono al passato. Gary Levine, co-presidente dell'intrattenimento di Showtime, aveva chiesto il massimo, certo che nessuno potesse mai arrivare a darglielo. Invece, a sette anni dalla conclusione di Dexter, serie che ha saputo riscrivere i canoni della narrazione televisiva dando vita ad uno fra i personaggi più complessi dell'epoca recente, l'idea vagheggiata è, infine, arrivata. «Avremmo rivisitato questo personaggio unico e raro solo se avessimo avuto per le mani un'idea all'altezza della serie originale. E sono felice, oggi, di potervi dire che Clyde Phillips e Michael C. Hall, quest'idea, l'hanno trovata», ha dichiarato Levine, annunciando così la produzione di dieci nuovi episodi, revival di Dexter e di quel che è stato. La nuova serie televisiva, basata su La mano sinistra di Dio di Jeff Lindsay, avrà dieci episodi e una struttura che, con i revival canonici, ha ben poco a che spartire. Capita, infatti, che i revival siano forieri di polemica. Spesso, gli interpreti della serie originale rifiutano categoricamente di tornare a vestire i panni del personaggio che ha dato loro fama e gloria. E, spesso, gli sceneggiatori dei suddetti originali si dicono annichiliti dall'ipotesi che qualcun altro metta mano al lavoro che hanno svolto. Dexter, però, non ha suscitato nulla di tutto questo. Perché ad occuparsi del revival non è stato un estraneo, ingolosito dalla possibilità di un guadagno facile, ma la squadra originale. Clyde Phillips, showrunner della serie andata in onda tra il 2006 e il 2013, ha lavorato fianco a fianco con Michael C. Hall, volto dell'uomo che ne è stato protagonista, perché si potesse arrivare ad un nuovo progetto. A qualcosa che, in qualche modo, possa riscattare il finale sui generis che, sette anni fa, ha accompagnato la conclusione di Dexter. Dexter, storia di un tecnico forense determinato a trascorrere ogni secondo del proprio tempo libero come serial killer, è terminata con una messinscena. Una truffa, poi la promessa di una vita nuova, triste e cupa, ne ha rappresentato la fine. Dexter Morgan è uscito di scena. Lo ha fatto malamente, lasciando - per caso o proposito - carta bianca a chi avesse voluto dare un seguito alle sue avventure. L'annuncio della produzione di dieci nuovi episodi è stato accolto, quindi, con estremo favore dai fan della serie tv, che nelle parole di Levine hanno voluto leggere l'impegno ad una maggiore chiarezza. Perché Dexter Morgan non sarebbe dovuto finire così. Il tecnico forense della Omicidi di Miami, un uomo mite che le risicate abilità sociali avrebbero dovuto vendere come «sfigato», ha saputo stravolgere le logiche di genere, segnando nella narrazione televisiva un punto di non ritorno. Dexter Morgan è stato un serial killer. «Macellaio», lo chiamava la stampa. Simpatizzare, dunque, non sarebbe stato facile, ed è qui che si è consumato il genio. Perché il taciturno topo di laboratorio ha scelto, con l'aiuto del padre adottivo, di incanalare il proprio istinto omicida in una sorta di missione umanitaria: uccidere sì, ma solo la feccia della società. Assassini, pedofili, corrotti. Dexter Morgan ha seviziato e smembrato solo chi avesse commesso crimini gravi, dando corpo ad un interrogativo etico e morale che, ad oggi, ancora, non ha trovato risposto. Dove inizia il torto e finisce la ragione? Può un uomo, come accaduto a Dexter, svolgere attraverso la violenza un servizio sociale? Morgan, succedaneo grottesco e malato dei supereroi, ha invitato il suo pubblico ad una riflessione che non si è mai spenta. E, con le riprese al via nel gennaio 2021, sembra aver voluto rinnovare il suddetto invito.
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