2018-04-10
Deutsche Bank cambia pelle e capo: vuole tornare a fare la vecchia banca
Il consiglio dell'istituto cambia l'amministratore delegato. Via John Cryan, arriva il giovane tedesco Christian Sewing. Ha l'incarico di riportare il gruppo alle tradizioni dello sportello e rallentare con trading e derivati.Rivoluzione lampo ai vertici di Deutsche Bank. Dopo settimane in cui indiscrezioni e smentite si sono rincorse, ieri è arrivata la notizia ufficiale della sostituzione dell'amministratore delegato, John Cryan con Christian Sewing, fino ad ora capo della divisione retail del gruppo.La più grande banca tedesca ha dovuto affrontare anni di perdite e non è un caso che l'istituto abbia nominato un manager esecutivo con competenze non solo nel retail banking, ma anche nella revisione contabile e nel controllo dei rischi. Cryan lascerà l'istituto alla fine del mese e la sostituzione, approvata dal consiglio di sorveglianza, è valida da subito.Sewing, 47 anni (il più giovane ad che il gruppo abbia mai avuto in 150 anni e il primo dopo tanti suo predecessori che non arriva dall'investment banking), ne ha trascorsi oltre 25 nella banca, iniziando la sua carriera come apprendista. Ha ricoperto incarichi senior nel controllo dei rischi e nella revisione contabile a Londra, Tokyo e Toronto.L'addio di Cryan, secondo alcuni manager e investitori professionali, potrebbe avvicinare Deutsche Bank a una fusione con un'altra banca europea, probabilmente in Germania. Del resto il nuovo amministratore delegato è l'uomo che intende riportare l'istituto sulla strada della banca commerciale. Non è un caso che Sewing sia «l'uomo che si sta occupando dell'integrazione di Postbank in Deutsche Bank», operazione che dovrebbe chiudersi quest'anno.In realtà, l'idea di virare verso un modello più commerciale appare piuttosto contro corrente in Europa. Sono molti gli istituti europei, infatti, che stanno cercando di allontanarsi da questo modello favorendo la digitalizzazione e la cessione delle filiali. Va detto, però, che Deutsche Bank ha operazioni di trading di vasta portata e una presenza significativa nel business del reddito fisso e dei derivati ed è più esposta a questi segmenti rispetto alle concorrenti europee. Per questo i regolatori della Bce e quelli statunitensi hanno incominciato ad essere preoccupati da queste dimensioni e dalla posizione finanziaria della banca.Sewing ha già fatto sapere che la banca dovrà affrontare una grande sfida per invertire la rotta, ma ha sottolineato che i nuovi vertici non accetteranno che si manchino gli obiettivi. «Dobbiamo ritrovare il nostro appetito per il business, alzare l'asticella e migliorare in tutte le divisioni», ha detto il nuovo ad.Gli intoppi relativi ai costi, come quelli che si sono visti nel quarto trimestre dello scorso anno, «non devono ripetersi», ha aggiunto Sewing, il quale ha detto che i costi rettificati non dovranno superare quest'anno i 23 miliardi di euro. In parole povere, missione ottimizzazione delle spese.Per questo il nuovo ad ha anche aggiunto che la banca sottoporrà a revisione i suoi processi interni, al fine di eliminare burocrazia e duplicazioni e che riconfigurerà la divisione di corporate and investment banking. Intanto, gli effetti della nuova gestione, iniziano già a farsi vedere. Marcus Schenck, nominato co-presidente della banca con Sewing lo scorso anno e ritenuto papabile successore di Cryan, lascerà Deutsche Bank il mese prossimo. Garth Ritchie rimarrà quindi l'unico a supervisionare la divisione banca di investimenti. Paul Achleitner, presidente di Deutsche Bank, ha intanto voluto far sapere ai manager del gruppo che la banca ha la strategia giusta, ma non ha saputo metterla in atto nel migliore dei modi. Fatto sta che bastava dare uno sguardo ai bilanci della banca per capire che qualcosa non andava. Motivo per cui si è scelto di procedere al terzo cambio al vertice in sei anni. Deutsche Bank ha chiuso il bilancio 2017 in rosso per il terzo anno di fila, registrando un risultato netto negativo per 512 milioni di euro a causa degli effetti fiscali, del calo dei ricavi e dei costi di ristrutturazione. Nel solo quarto trimestre il rosso è salito a 2,18 miliardi, a causa di 1,4 miliardi di euro di oneri legati alla riforma fiscale Usa, rispetto agli 1,89 miliardi dello stesso periodo 2016. Senza di questi il 2017 si sarebbe chiuso in utile per 900 milioni. Il problema, però, è che i ricavi complessivi degli ultimi tre mesi dello scorso anno sono scesi del 19% a 5,71 miliardi (gli analisti si aspettavano arrivassero a 6,17 miliardi), per via del risultato delle attività di corporate e investment bank, le cui entrate sono diminuite del 16% a 2,73 miliardi. Non entusiasmanti anche i ricavi da trading che sono scesi del 27% a 886 milioni. Nell'intero esercizio 2017 i ricavi sono diminuiti del 12% a 26,4 miliardi, con tutte le divisioni in calo. Il capital ratio è, però, salito al 14% a fine esercizio, in aumento rispetto al 13,8% toccato al termine del terzo trimestre 2017.Con questi numeri, gli investitori hanno cominciato a mandare dei segnali. Le azioni del gruppo tedesco hanno perso oltre la metà del valore in meno di tre anni. Ecco perché la mossa di rinnovamento ieri è stata accolta a braccia aperte. Il mercato ha mostrato apprezzamento e il titolo ha chiuso a 11,47 euro con una crescita dell'1,02%.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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