2025-05-07
I dem Usa vogliono obbligare i preti a violare il segreto del confessionale
L'arcivescovo di New York, Timothy Dolan (Ansa)
Lo Stato di Washington calpesta la libertà religiosa: probabili ricadute nella Sistina.La questione della libertà religiosa si avvia a rivelarsi decisiva in seno al conclave. E non ci riferiamo soltanto al controverso accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi, più volte violato dal Partito comunista cinese.Nella Sistina, i porporati guarderanno anche a quello che sta succedendo nello Stato di Washington, dove il Parlamento locale, a maggioranza dem, ha approvato una norma che obbliga i sacerdoti cattolici a denunciare alle autorità gli abusi sui minori, anche se ne vengono a conoscenza durante il sacramento della penitenza. Il disegno ,di legge, che è stato firmato venerdì dal governatore dem dello Stato Bob Ferguson, inasprisce una precedente versione del 2023, che prevedeva l’esenzione per le confessioni. Si tratta di una norma che, in attesa di entrare in vigore a fine luglio, ha suscitato la protesta dei vescovi. D’altronde, in riferimento al sacramento della penitenza, il codice di diritto canonico stabilisce chiaramente che «il sigillo sacramentale è inviolabile». «Sebbene restiamo impegnati a proteggere i minori e tutte le persone vulnerabili dagli abusi, i sacerdoti non possono rispettare questa legge, se la conoscenza dell’abuso viene ottenuta durante il sacramento della riconciliazione», ha dichiarato l’arcivescovo di Seattle, Paul Etienne, per poi aggiungere: «Il clero cattolico non può violare il segreto della confessione, pena la scomunica della Chiesa». «I pastori, il vescovo e i sacerdoti sono impegnati a mantenere il segreto della confessione, anche fino al punto di andare in prigione», ha affermato, dal canto suo, il vescovo di Spokane, Thomas Daly. «Abbiamo una politica di tolleranza zero in materia di abusi sessuali sui minori», ha proseguito. A muoversi contro la nuova legge dello Stato di Washington è stata, frattanto, l’amministrazione Trump. L’altro ieri, il dipartimento di Giustizia ha aperto un’inchiesta per stabilire se la norma, esplicitamente definita «anticattolica», violi il Primo emendamento, che tutela la libertà di espressione e di religione. Non solo. L’amministrazione Trump sospetta anche un doppio standard, visto che la legge, pur pretendendo che i sacerdoti cattolici rinuncino al segreto della confessione, non sembra fare altrettanto con altre categorie protette da garanzie di riservatezza (come gli avvocati). Negli ultimi anni, disegni di legge simili a quelli dello Stato di Washington erano stati avanzati in Montana, Vermont e Delaware: in tutti i casi, si erano arenati a livello parlamentare. Era invece il 2016, quando la Corte suprema della Louisiana stabilì che i sacerdoti cattolici non potessero essere costretti a violare il segreto della confessione per denunciare o rivelare presunti abusi. Ciò lascia intendere che, nel caso un eventuale contenzioso tra lo Stato di Washington e il dipartimento di Giustizia dovesse arrivare davanti alla Corte suprema degli Stati Uniti, la legge ha ampie possibilità di essere cassata. Ora, il fatto che la firma di Ferguson sia stata apposta appena venerdì scorso rende probabile che la questione sia arrivata alle orecchie dei cardinali in procinto di entrare in conclave, anche perché la stampa cattolica statunitense sta parlando da giorni della vicenda. Ecco, non è escludibile che, nella Sistina, questo caso possa rafforzare i porporati di orientamento ortodosso, che sono storicamente più attenti al tema della difesa della libertà religiosa: pensiamo, per esempio, a Timothy Dolan, Robert Sarah, Willem Eijk e Gerhard Müller.Un po’ meno ferrati sulla questione appaiono, invece, molti cardinali di orientamento progressista, maggiormente inclini a cercare accomodamenti con il crescente clima di secolarizzazione, se non di vera e propria ostilità verso il cattolicesimo, che si registra in Occidente. Sarà un caso, ma a quest’area appartengono vari porporati favorevoli all’accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi. Proprio ieri, secondo Vatican News, alle congregazioni generali si è parlato anche della «testimonianza dei martiri della fede in terre di conflitto e dove vigono limiti alla libertà religiosa».
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