2021-07-23
Il debito dell’eurozona oltre il 100%. E Franco ora parla di tagli alla spesa
Allarme sui conti in Ue. E le scelte ecologiche imposte da Bruxelles saranno una sberla aggiuntiva per noi. Intanto il ministro dell'Economia per la prima volta avverte: senza sacrifici impossibile la riforma fiscale.Per la prima volta il rapporto tra il debito e il Pil dei Paesi euro supera il 100%. Se si considera che il Lussemburgo non supera il 30% e le ex Repubbliche baltiche viaggiano sul 20% è facile immaginare la percentuale delle nazioni più grandi. Grecia 209, Italia 160, Francia 118 e così via. La notizia tenderà a passare sotto silenzio. La pandemia è stata una svolta. E tutti i Paesi compresi i nordici hanno lasciato andare i freni. Più debito pubblico per rilanciare l'economia e l'implicita ammissione che l'austherity non funziona. Il fatto però che i riflettori ora siano altrove, non significa che il 2022 e il 2023 siano dietro l'angolo. E i meno indebitati come la Germania avvieranno diverse strade per tornare a tagliare il debito, possibilmente senza fare da garanti di ultima istanza. Accantonata la strada dell'austherity restano altri due sentieri. Il primo si chiama taglio della spesa pubblica e del welfare, il secondo inflazione. Quest'ultima è già una realtà. L'innalzamento dei prezzi è frutto di attività geopolitiche sulle materie prime e dell'enorme immissione di liquidità da parte delle banche centrali, Fed in primis. Ovviamente in Paesi come l'Italia dove la produttività è più bassa si soffre di più. Perché il potere d'acquisto è già più compromesso. Le scelte imposte da Bruxelles nei termini della transizione ecologica sono però una sberla aggiuntiva. Per come sono impostate le scelte, l'Italia soffrirà più degli altri Paesi la decarbonizzazione spinta e il passaggio all'elettrico. Non abbiamo infatti la capacità produttiva della Germania e della Francia. Ne seguirà una ulteriore riduzione della produttività e del poter d'acquisto. In pratica, ulteriore inflazione. Tradotto, le scelte green dell'Ue servono a ripagare l'enorme massa di debito (750 miliardi circa) prodotta per il Next generation Ue. Germania e altri Paesi del Nord si sono sempre detti contrari alla condivisione del debito. L'inflazione indotta dalla transizione ecologica si abbatterà maggiormente sull'Italia e altri Paesi mediterranei. In pratica sarà come farci ripagare il debito Ue, senza dirlo ufficialmente. Purtroppo a questo pericolo, c'è da aggiungere l'opportunità e il rischio della riforma fiscale. Quando si decide di cambiare passo all'erario, soprattutto in Italia, c'è sempre la possibilità che chi è spremuto lo diventi ancor di più. L'alert riguarda il decreto di riforma che presto arriverà in Aula. Ieri il ministro dell'Economia, Daniele Franco, di solito taciturno, ha parlato in commissione. «Guardando al futuro, se si intende ridurre la pressione fiscale in modo strutturale, occorre contemporaneamente agire per contenere l'incidenza della spesa pubblica sul Pil; azione a sua volta che può essere facilitata da un aumento della efficienza dei programmi di spesa», ha spiegato Franco. «In assenza di un intervento coerente dal lato della spesa, la riforma del fisco può puntare a rendere il sistema impositivo più efficiente ed equo ma non può, di per sé, perseguire la riduzione strutturale del carico fiscale complessivo». Per la prima volta il Mef, pur precisando che non si sarà mai una patrimoniale aggiuntiva in Italia, accende il faro sul tema della spesa pubblica corrente. In qualche modo, non essendoci altro budget da utilizzare, i tagli saranno da fare altrimenti la riforma non potrà mai vedere la luce. Una conferma della delicatezza del momento arriva sempre da Franco il quale apertamente spiega come la duplice mossa sia necessaria se non si vuole mettere in crisi la tenuta dei conti. Capiremo meglio che cosa significa la prossima settimana, quando dovrebbe tenersi la riunione del Consiglio dei ministri chiamata ad affrontare la riforma fiscale. Gli obiettivi? Facilitare il tasso di occupazione e superare l'attuale Irap (l'Imposta regionale sulle attività produttive), «una priorità da perseguire rapidamente». L'Iva non aumenterà, ma Franco - sempre ieri - ha ammesso che potrebbe valutare «una razionalizzazione del numero delle aliquote». «Non escludiamo di agire anche sulla distribuzione delle basi imponibili tra le diverse aliquote. Questi interventi possono anche avere luogo a parità di gettito». Le altre priorità del fisco 2.0 per Franco sono la lotta all'evasione fiscale (necessaria per stimolare la crescita e per equilibrare il carico tributario) e «ridurre e semplificare le tax expenditures», ovvero le agevolazioni fiscali. La storia della Repubblica italiana insegna che le promesse legate alla lotta all'evasione si sono sempre dimostrate infondate e mezze fregature. Il Conte bis ne ha fatto grande ricorso inventando coperture che poi sono ampiamente saltate. Al tempo stesso togliere le tax expenditures significa alzare le tasse. Insomma, la soglia che separa la vera riforma fiscale dal semplice spostamento dei pesi è sottilissima. Se poi diventa la foglia di fico per tagliare la spesa pubblica e il welfare allora bisogna stare attenti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)