2019-01-03
De Falco può affondare i gialloblù. Naufraga il mito della società civile
L'espulsione del capitano dai 5 stelle dimostra che non basta un buon ufficiale per fare un parlamentare. Per i grillini non è il primo incidente di questo tipo. E adesso la maggioranza al Senato è sempre più risicata.Da «Salga a bordo, cazzo» a «Scenda a terra, prego». La parabola politica nel Movimento 5 stelle del senatore Gregorio De Falco è definita in queste due frasi. Da eroe per caso che riabilitò l'immagine dell'Italia devastata dal naufragio della Costa Concordia a traditore della linea grillina dettata da Luigi Di Maio. Così il comandante, divenuto famoso per aver affrontato Francesco Schettino nella notte tragica in cui la nave da crociera cozzò contro gli scogli dell'isola del Giglio, è stato licenziato su due piedi dai probiviri pentastellati. Che fosse destinata a finire in questo modo non abbiamo mai avuto dubbi, perché pur senza essere esperti di cose a 5 stelle avevamo capito subito che, avendo imbarcato all'ultimo momento candidati senza alcuna esperienza politica, molti di questi alla fine si sarebbero persi per strada. Prima ancora di cominciare, infatti, alcuni erano stati messi fuori dal Movimento. Candidati sì, perché ormai non si poteva fare altro, ma privati del simbolo e dell'appartenenza quando ancora non erano giunti in Parlamento. La colpa? Aver mentito ai vertici, nascondendo certe vicende del proprio passato in contrasto con il codice di comportamento, oppure non aver adempiuto alle regole, come per esempio il versamento di una parte della diaria.Risultato: nonostante avessero incassato alle elezioni un inaspettato 32%, i 5 stelle da subito si sono assottigliati, dovendo rinunciare a un gruppetto di onorevoli. Già, perché pur avendo sottoscritto ogni genere di impegno, compreso quello di levarsi dai piedi, cioè dal Parlamento, qualora il deputato o senatore avesse contravvenuto alla linea, a nessuno dei reprobi è passato neppure nell'anticamera del cervello di presentare la lettera di dimissioni. Sì, un caso c'è stato, ma solo perché il neoeletto all'aula di Montecitorio preferiva la barca a vela. Trascorso qualche mese in mare, anziché seduto al proprio posto a schiacciare il bottone, al deputato velista è stato presentato il conto delle assenze. In principio l'onorevole skipper ha provato a resistere, sostenendo di aver spiegato ai vertici del Movimento di preferire i fondali marittimi ai bassifondi di Montecitorio, ma alla fine ha dovuto mollare gli ormeggi e ha preso il largo, abbandonando il porto sicuro del Palazzo e il relativo stipendio.Adesso è la volta di un altro marittimo, cioè appunto del capitano De Falco, il quale però non sembra avere alcuna intenzione di andare alla deriva, deciso a restare ormeggiato alla banchina parlamentare anche senza avere più un posto barca nei 5 stelle. Il che, forse, per lui è meglio, perché potrà tenersi lo stipendio intero e sarà libero di fare quello che gli pare. Un onorevole via di fuga per un ex eroe, che dopo essere finito in prima pagina su tutti i giornali con «Salga a bordo, cazzo» era finito in un ufficio a passare scartoffie. Non per avere preso di petto il capitano Francesco Schettino, che dopo il naufragio se la stava dando a gambe levate, ma pare per il suo caratteraccio.Al provvedimento De Falco aveva provato a resistere, ma senza successo, e alla fine i vertici della Marina lo avevano «parcheggiato» a Napoli. La candidatura, dunque, è piovuta come una manna, tirandolo fuori dal sottoscala in cui era confinato. Durante la campagna elettorale è spuntata una storia di maltrattamenti familiari, ma la vicenda non ha intralciato più di tanto la nuova vita del capitano. Risultato, il comandante passato alla storia come l'uomo che si premurò di salvare i naufraghi della Concordia adesso, nella sua seconda vita, rischia di passare alla storia come colui che contribuì al naufragio del governo Conte, sottraendo un voto decisivo al Senato. Comunque vada, si dimostra che non basta un buon ufficiale per fare un parlamentare e che si può essere bravi cittadini senza riuscire a essere bravi onorevoli. Non sappiamo come finirà questa legislatura. Per ora è finita - e non nei migliore dei modi - l'idea che la società civile sia meglio di quella politica.
Jose Mourinho (Getty Images)