2019-05-09
De Benedetti jr non paga, pignorato lo yacht
Marco, il figlio dell'Ingegnere che presiede la Gedi, deve 615.000 euro per i lavori di manutenzione eseguiti lo scorso inverno. Se non onorerà il debito, la barca finirà all'asta. Ora il 43 metri battente bandiera britannica è ormeggiato a Marina di Carrara.Tra le superstizioni marinare, numerose e capricciose come le onde, la regola numero uno vuole non si cambi mai nome a una barca, perché questo notoriamente scatena la maledizione di Poseidone e comunque prima o poi porta una sfiga pazzesca. Lo ha appena scoperto, suo malgrado, anche Marco De Benedetti, il figlio di Carlo che dal giugno 2017 presiede la Gedi, il gruppo editoriale che controlla La Repubblica, La Stampa e tanti altri giornali: per ordine del tribunale di Massa, il suo yacht Sirahmy, un elegante 43 metri bianco battente bandiera britannica, costruito in acciaio 38 anni fa dal cantiere Benetti di Viareggio, il 2 maggio è stato pignorato dal Tribunale di Massa su richiesta dei Nuovi cantieri Apuania (Nca) di Marina di Carrara. Oggi la barca è bloccata, ormeggiata a un molo del porto. Se entro il 2 giugno la Nca non riceverà il saldo di 615.000 euro per i lavori di manutenzione eseguiti lo scorso inverno, potrebbe mettere all'asta lo yacht in modo da recuperare la somma. Il problema, mormorano i superstiziosi marittimi carrarini, facendo tanto di scongiuri, è che Sirahmy ha cambiato nome. Perché fino al 2004 si chiamava Lady in Blue: la modifica avvenne esattamente 15 anni fa, quando Marco De Benedetti, allora amministratore delegato di Tim, la società di telefonia mobile di Telecom, acquistò lo yacht da Flavio Briatore. Obiettivamente è difficile trovare due uomini più distanti tra loro: per immagine pubblica, curriculum, lavoro, inclinazioni esistenziali, idee politiche, frequentazioni... Forse è stato anche a causa di quella distanza incolmabile, se Marco nel 2004 decise di ribattezzare il panfilo.Attenzione: il Lady in Blue non va confuso con il Force Blue, che tra le proprietà di Briatore era arrivato molto più tardi e nel 2010 ottenne un'improvvisa notorietà negativa in quanto causa di un'indagine per evasione fiscale, peraltro chiusa nel settembre 2018 con un'assoluzione in Cassazione. No, il Lady in Blue appartiene agli anni ruggenti del geniale creatore del Billionaire, alle sue estati dorate di fine secolo, quando ancora Briatore incrociava nel Mediterraneo imbarcando alcune delle più strepitose bellezze mondiali, da Naomi Campbell a Vanessa Kelly. Nessuno, nel porto di Carrara, sa dire con certezza perché con il passaggio a De Benedetti il Lady in Blue sia poi divenuto proprio Sirahmy. Un nome arabeggiante? Chissà. I più ipotizzano sia stato proprio per segnare un minimo diaframma estetico dal precedente proprietario e dai suoi eccessi. Di certo, nel 2004 Marco impose anche un primo importante restyling all'imbarcazione, alle cui pareti Flavio aveva voluto attaccare nientemeno che una tela con taglio di Lucio Fontana e un'opera astratta di Gio' Pomodoro. Da allora, anche l'uso dello yacht è mutato. A bordo, De Benedetti ha portato soltanto la bella moglie, la giornalista televisiva Paola Ferrari, immortalata in coperta dal settimanale Chi nel maggio 2016, al largo di Cannes. Anche le rotte sono un po' mutate. La scorsa estate Sirahmy non è stata avvistata sempre e soltanto in Sardegna, come ai tempi di Briatore, ma in Liguria e soprattutto nella più selvatica in Corsica, tra Bonifacio e Calvi. In realtà, indagando online, si scopre che lo yacht dei De Benedetti, con i suoi dieci uomini d'equipaggio, oggi può essere anche affittato: costa 90.000 euro a settimana, non si capisce se con o senza Iva, che però scendono a 80.000 nella bassa stagione. Al cliente, per la bazzecola di 9 euro al minuto, l'elegante panfilo bianco viene proposto per quel che dopo tutto è: «la scelta perfetta per chi preferisce un lusso discreto», e una «casa vacanze per chi ama esplorare». Gli interni mostrano arredi chiari, calde boiserie, bassi tavoli dorati. C'è un ampio salotto con attigua zona pranzo, una sky lounge e cinque cabine: quella armatoriale è enorme, seguono una grande suite, due stanze doppie e una doppia con letto a castello, che la brochure descrive utile «per bambini o per lo staff». Gli ospiti possono essere dieci, insomma, ma - com'è giusto che sia - a bordo segretari o baby sitter devono un po' arrangiarsi. Ovviamente all'esterno c'è un «sun deck» dotato di vasca Jacuzzi, e una zona pranzo esterna con un solarium sul ponte superiore.Ora purtroppo questo splendore bianco giace, immobilizzato dalla legge, nel porto di Marina di Carrara. Secondo quanto assicurano fonti vicine ai De Benedetti, comunque, si starebbe negoziando e «il contenzioso, che riguarda i tempi di consegna, è in via di risoluzione». Tommaso Bertuccelli, l'avvocato di Nca, specifica però che lo yacht è sotto sequestro «da metà aprile quando, in assenza dei pagamenti dei lavori, il cantiere si è cautelato ottenendone il sequestro». Poi, il 29 aprile, su richiesta di Nca, il tribunale «ha emesso un decreto ingiuntivo esecutivo per la stessa somma dei lavori di refit (restauro, ndr) da versare ai cantieri, anche valutando che il comandante dello yacht ha firmato carte che attestano le vari lavorazioni fatte a bordo». Ora, mentre la bella stagione avanza, si vedrà se Marco De Benedetti riconoscerà il debito al cantiere, incidentalmente uno dei più blasonati dell'intero Mediterraneo. Nel porto di Marina di Carrara, intanto, i marinai comunque gli consigliano la classica cerimonia antisfiga: per compensare la maledizione del nome cambiato, sia pure tardivamente, bisognerebbe scrivere quello vecchio su un pezzo di carta, da bruciare e gettare in mare a prua, versandoci sopra una bottiglia di champagne. L'ultima parte della cerimonia, a dire il vero, fa un po' tanto Briatore.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)