2023-06-21
Davigo condannato a 15 mesi
Piercamillo Davigo al centro (Ansa)
Il magistrato autoproclamatosi paladino della legalità ha utilizzato verbali segreti per danneggiare un suo collega rivale al Csm. Dovrà versare anche 20.000 euro di danni. L’ex gip di Mani pulite atteso al varco pure al tribunale di Perugia e alla Corte dei conti.Piercamillo Davigo è stato a lungo considerato la mente più fina del pool di Mani pulite. Mentre Antonio Di Pietro era il poliziotto, quello che metteva la pistola sul tavolo degli interrogatori per spaventare gli indagati; Gherardo Colombo il creativo, uno che aveva l’aria stropicciata anche alle cerimonie ufficiali; Gerardo D’Ambrosio il politico della compagnia, cioè l’aggiunto che badava ai rapporti istituzionali e trovava le carte che scagionavano il Pci, «Piercavillo» era l’uomo che ti incastrava in punta di diritto, colui che conoscendo a menadito il codice, non solo se lo girava tra le dita, ma lo usava per trovare sempre la formula che giustificasse ogni misura presa dai magistrati. A lui erano affidate le missioni impossibili, cioè dare un quadro giuridico alle esigenze di custodia cautelare che in quel periodo portarono dietro le sbarre decine di amministratori pubblici. Ma, come spiegava Pietro Nenni, storico leader del Psi prima dell’avvento di Bettino Craxi, a fare il puro trovi sempre uno più puro che ti epura. Nenni si riferiva ai compagni, che a forza di fare i duri a volte finivano scavalcati da qualcuno più duro di loro. Tuttavia, la massima si applica anche a Davigo il quale, finita la stagione di Mani pulite, si era trasformato in un giudice da salotto televisivo, sempre pronto a sentenziare in favore di telecamera, manco fosse una toga prestata a Forum, il celebre programma in onda su Canale 5. In realtà, chiusa Tangentopoli, Davigo si era trasferito in Cassazione e dalla Suprema corte era passato al Csm, come leader di una corrente che si riprometteva di riformare la magistratura. Per capire quale fosse la sua idea, basti dire che in passato spiegò che l’Italia andava rivoltata come un calzino, ovviamente dalle Procure. Per lui non c’erano politici innocenti, ma solo politici che non erano stati colti con le mani nel sacco. Con le sue dichiarazioni si potrebbe compilare un massimario del giustizialismo, da intitolare L’Italia è una Repubblica fondata sulle manette.Ma come appunto avvertiva Nenni, a fare i puri si trova sempre qualcuno più puro che ti epura. E così per Davigo, che non voleva lasciare il Csm neppure dopo essere andato in pensione per poter continuare a essere giudice dei giudici, ecco arrivare una sentenza di condanna a 15 mesi per violazione del segreto istruttorio, per aver fatto circolare i verbali segreti della deposizione dell’avvocato Piero Amara sull’esistenza di una presunta loggia Ungheria. Non solo: Davigo dovrà anche risarcire un collega, contro cui l’ex pm di Mani pulite avrebbe usato i verbali secretati, al fine di screditarlo. Insomma, l’uomo che dettava legge, terrorizzando indagato e avvocati, secondo il tribunale di Brescia ha violato la legge, facendosi beffe delle norme che impongono la riservatezza sugli atti istruttori. Mica male per uno soprannominato Piercavillo. Anzi, quasi una legge del contrappasso. La sentenza chiude definitivamente la stagione dei supereroi con la toga, che si ersero a supremi giudici di una classe politica senza prima aver fatto una prudente ricognizione in casa propria. Il caso Palamara ha dimostrato che le toghe non sono molto diverse dagli onorevoli. E il caso Davigo lo conferma. La legge è uguale per tutti, anche se qualcuno, dopo averla amministrata, si è convinto che valga solo per gli altri.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.