
L'ordinanza sulla Val d'Enza mostra il sistema che ruotava attorno al centro La Cura voluto e sostenuto dai democratici. Che ora devono assumersi le loro responsabilità.Il 24 settembre del 2016, all'inaugurazione del centro La Cura di Bibbiano, c'erano proprio tutti. Ovviamente il sindaco del Pd, Andrea Carletti. Poi Roberta Mori, consigliere regionale dell'Emilia Romagna per il Partito democratico. E pure Vanna Iori, deputata anche lei del Pd. Erano lì per celebrare un grande successo, di cui rivendicavano il merito. Parliamo della creazione di un centro nato da «un percorso che Unione Comuni Val d'Enza e Ausl di Reggio Emilia stanno costruendo da due anni e presentato in diverse audizioni in Regione Emilia Romagna e alla Commissione parlamentare infanzia e adolescenza che si propone di dare una risposta alle norme nazionali e regionali per la protezione e cura dei minori vittime di maltrattamenti e abusi sessuali». Come spiegava il comunicato stampa ufficiale del Comune di Bibbiano, «abbiamo voluto con forza l'apertura di questo servizio, in cui dalla competenza e dall'impegno nasce quella condivisione delle responsabilità indispensabile per attivare in maniera competente risposte ai bisogni complessi dei bambini vittimizzati». Non c'è dubbio, insomma, sul fatto che La Cura fosse frutto di un grande impegno profuso dagli amministratori locali del Pd e supportato dai loro colleghi di livello nazionale. Ora il Tribunale del riesame spiega che con la costituzione di quel centro e l'affidamento della gestione ai responsabili di Hansel e Gretel è stato «violato il principio di trasparenza e buona amministrazione», poiché non ci sono state gare pubbliche come invece previsto dalla legge. Ciò ha condotto a una «perdita economica per l'ente pubblico». Secondo il giudice, tutto ciò ha di fatto scalzato «interamente il servizio di psicologi pubblici dei servizi sociali, del tutto estromessi dal centro La Cura, comportando tale situazione un ulteriore danno all'amministrazione, posto che le rette private rimanevano a carico degli enti pubblici, pur essendoci presso la Asl psicologi che avrebbero prestato gratuitamente il loro servizio».Dalle carte del Riesame emerge che «l'Unione Comuni Val d'Enza pagava un canone di locazione per i locali dove vi era il progetto pubblico La Cura, canone che non è mai stato posto a carico degli psicoterapeuti privati unici esercenti la professione in quel luogo, dove senza alcun titolo esercitavano la professione, costituendo ciò un evidente danno ingiusto oggettivo». A quanto risulta, c'era la «piena consapevolezza di tutti gli indagati» (quindi anche del democratico Carletti) del fatto che «l'invio di minori al centro Hansel e Gretel avveniva in via esclusiva, benché a maggior costo, eludendo le altre figure professionali presenti nella realtà territoriale». Non è tutto. Quando, nel dicembre del 2018, alcuni dei personaggi coinvolti nell'inchiesta si rendono conto che La Cura è ormai «bruciata come sede», è proprio Andrea Carletti a informarsi sulla disponibilità di un altro immobile in cui inaugurare una nuova sede. Si rimane un po' stupiti: se il sindaco Pd non sapeva nulla, avrebbe dovuto per lo meno insospettirsi al solo sentire parlare di indagini e cambi di sede, no? Invece pare si sia mobilitato per correre ai ripari. Nei giorni scorsi, esponenti di primo piano del Pd nazionale hanno continuato senza sosta a difendere il sistema Bibbiano e Carletti medesimo. Prima ci ha pensato Graziano Delrio, poi è toccato all'ex Guardasigilli Andrea Orlando. Secondo quest'ultimo, «Carletti non è accusato di essere implicato in un sistema». Ma davvero? Forse l'ex ministro della Giustizia non ha letto bene le carte o non le ha lette affatto. Perché il Riesame descrive esattamente un sistema, e mostra che Carletti ne era parte. Ed è proprio quel sistema che Graziano Delrio sembra voler difendere: «Non vogliamo che sia messo sotto processo un sistema che tende a proteggere i più fragili», ha detto nei giorni scorsi visitando la Val d'Enza. Di fronte alle parole contenute nelle carte del Riesame, però, il Pd non può più fare finta di nulla e non può più tentare di sminuire la faccenda. Come sia stato utilizzato il centro La Cura lo raccontiamo in queste pagine. E allora i consiglieri regionali, i sindaci e i parlamentari che lo hanno voluto e difeso e che lo hanno presentato come un esempio da seguire, adesso dovrebbero per lo meno ammettere le proprie colpe. E magari anche dimettersi. Quel sistema che il Pd ha creato e protetto, di cui si è pure vantato, ha prodotto danni alle casse pubbliche nonché disastri nella vita di alcuni minori. Adesso il Partito democratico deve spiegare. Altro che querele e minacce.
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