Sanzioni, «esperti» riconfermati, vittime dimenticate: il ministro della Salute deve risponderne.
Sanzioni, «esperti» riconfermati, vittime dimenticate: il ministro della Salute deve risponderne.Perché siamo stati chiamati a votare il «cambiamento» per poi trovarci con un ministro della Salute che, dall’altra parte della barricata, attua la stessa agenda di Roberto Speranza e Mario Draghi? Sono passati ormai sei mesi dall’insediamento di Orazio Schillaci: le domande cui il ministro non intende rispondere si sono accumulate e riguardano il nostro passato e futuro. In quale direzione sta andando la sanità pubblica italiana? In quale modo vogliamo far tesoro - si fa per dire - degli errori-orrori commessi in pandemia? Prendiamo ad esempio uno dei cavalli di battaglia del governo, il famoso fondo per i danneggiati da vaccino. Ci sono persone che continuano a chiedere ascolto ma non lo trovano, ragazzi in cerca di qualcuno che abbia il coraggio di mettere nero su bianco che è stato il vaccino a causar loro danni irreversibili. Perché il ministero della Salute è sordo di fronte alle decine di migliaia di segnalazioni di eventi avversi gravi o fatali? Chi deve occuparsi, se non lui, di questi «invisibili»? Parliamo anche della commissione d’inchiesta sulla pandemia, citata espressamente sul programma di Fratelli d’Italia: il ministro non si è mai espresso a riguardo, né ha mai dato indicazioni affinché non si ripetessero gli errori commessi. A proposito di errori: non è imperdonabile aver avallato la riconferma di Silvio Brusaferro alla presidenza dell’Istituto Superiore di Sanità, dopo che lo stesso - interrogato dalla procura di Bergamo - ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’esistenza di un piano pandemico e di averlo letto per la prima volta soltanto a maggio 2020? E chissà cosa ne pensa il ministro Schillaci della imbarazzante subalternità mostrata dallo stesso Brusaferro nei confronti dell’allora ministro della salute Roberto Speranza, emersa dalle chat della Procura. Per non parlare delle email interne scambiate tra i funzionari dell’Agenzia del Farmaco, mostrate a Fuori dal Coro: avrà visto, il ministro, che la preoccupazione in pandemia è stata quella di «salvare i vaccini», prodotto farmaceutico valutato da Aifa prioritario rispetto alla salute della popolazione? In effetti, il nuovo Piano vaccinale licenziato da Schillaci non parla della farmacovigilanza (più che passiva) sul vaccino anti Covid e, in caso di segnalazioni di eventi avversi, si rifà alle linee guida dell’Oms, che a sua volta prevedono di poter decidere «se» comunicare gli eventi avversi alla popolazione. Già, il Piano: quello che caldeggia l’osservanza all’obbligo vaccinale per operatori sanitari e insegnanti e confeziona la sistematizzazione del green pass per alcune categorie, in osservanza al documento conclusivo del G20, firmato da Schillaci appena insediatosi, che prevede «profilassi preventive» e «meccanismi che convalidino la prova della vaccinazione». L’archetipo che sembra piacere al ministro passa per il paradigma ideologico della «permacrisi» e alla filosofia moralistica dello Stato etico. Schillaci su questo è stato chiaro: i cittadini devono ammalarsi di meno. Non devono fumare, bere né contrarre malattie, così costano meno allo Stato, che per mantenere il carrozzone della sanità pubblica scarica gli oneri su di loro. Si è persa nelle nebbie anche la norma «allo studio del ministero» che voleva congelare le multe ai non vaccinati: in Italia gli avvisi di addebito continuano a essere notificati a distanza di un anno. In fin dei conti, non sono soldi del ministro, ma nostri; così come sono soldi degli italiani quelli che continuiamo a spendere per i vaccini Pfizer. I ministri della salute di Bulgaria, Lituania, Polonia e Ungheria rifiutano di pagarli, Schillaci si è guardato dal sottoscrivere quella lettera. I soldi: alla fine si va a parare sempre lì. Abbiamo finto stupore nell’apprendere che tra i nuovi membri del Comitato nazionale di bioetica nominato dal governo italiano figurano rappresentanti della scienza finanziati dall’industria farmaceutica, ed evidentemente anche per il ministro dev’essere andata così.
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