2020-09-15
Dalle balere alle aule: trovati i nuovi nemici
Prima la campagna estiva contro i giovani in discoteca. Adesso le paternali ai ragazzi: dal premier («Fate la vostra parte») al capo dell'Iss («Proteggete i nonni»). Il governo sa già chi additare se aumenteranno i contagi: ormai chi ha il Covid è un presunto colpevole.Nei Paesi dell'Occidente avanzato, la discussione pubblica, animata da media e intellettuali, serve per consentire ai cittadini (e alle opposizioni) di sottoporre a scrutinio critico l'azione del governo. Invece in Italia, dove vige un meccanismo di inversione orwelliana, vale ormai esattamente il contrario: la discussione pubblica serve per consentire al governo, attraverso la frusta di media e intellettuali, di sottoporre a scrutinio critico l'azione dei cittadini (e delle opposizioni). Rilasciando e ritirando patenti di responsabilità e accettabilità sociale; isolando i dissenzienti ritenuti lievi o comunque rieducabili; e punendo severamente gli irriducibili. E in ogni caso chiarendo che i cittadini, utili a pagare le tasse e a sottoporsi a qualunque umiliante corvée burocratica, non devono azzardarsi ad alzare troppo la testa. Si comportino da sudditi, e non disturbino il manovratore. L'ultima prova di questa deriva sempre meno reversibile è stata fornita dalla faccia tosta con cui diversi esponenti apicali del governo e della macchina amministrativa pubblica, anziché dare conto di cosa abbiano fatto (o non abbiano fatto, o abbiano fatto male, o abbiano fatto tardi) per la riapertura delle scuole, hanno preso in mano un immaginario righello per bacchettare i ragazzi, e in subordine i loro genitori. In questi giorni uno si aspetterebbe che Giuseppe Conte, come presidente del Consiglio, l'ineffabile Lucia Azzolina, come ministro dell'Istruzione, l'onnipotente e onnimoraleggiante Domenico Arcuri, come commissario a tutto il commissariabile, si presentassero davanti agli italiani con un chiaro rendiconto sulla riapertura delle scuole. Come mai tra le 10 e le 20.000 aule non sono disponibili? Come mai 100.000 bidelli mancano all'appello? Come mai serviranno tra 60 e 200.000 supplenti? Come mai sono è stato consegnato solo l'8% dei banchi previsti? E invece no. Lor signori, col ditino alzato, arrivano davanti alle telecamere e ai taccuini rovesciando i ruoli e le parti, pretendendo di ammonire e rampognare gli italiani. E riproponendo un grande classico del loro repertorio: se le cose vanno bene, è merito del governo; mentre se qualcosa va male, è colpa dei cittadini, in questo caso dei ragazzi, già ampiamente criminalizzati questa estate come protagonisti della movida, descritta come una specie di succursale di Sodoma e Gomorra.Ecco Giuseppe Conte, nel messaggio dell'altro ieri agli scolari, già quasi identificati come untori per gli eventuali contagi futuri dei loro familiari: «Voi dovrete fare la vostra parte, dovete impegnarvi a rispettare le regole di cautela che vi consentiranno di tutelare la vostra salute e la salute delle persone che amate e che vi amano». Ecco Domenico Arcuri, ieri su Repubblica: prima uno schiaffetto con effetto retroattivo contro «i frizzi e i lazzi estivi di alcuni», e poi la tirata paternalistica, quasi fosse un supergenitore, un superprecettore chiamato a dirigere la vita dei ragazzi: «Agli studenti chiedo di darci una mano, di pensare che soprattutto in questa stagione la libertà è responsabilità». Curioso che, nella medesima intervista, dopo aver fatto cadere dall'alto queste perle di saggezza e dopo essersi ampiamente autoelogiato, il commissario sia stato timido e riluttante nello spiegare come mai non abbia dato integralmente e da subito conto delle aziende aggiudicatarie dell'appalto sui banchi.Ecco Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, sentito ieri dal Corriere della Sera. Anche qui, solito schemino: lo Stato ha fatto «il massimo dello sforzo per garantire la sicurezza sia in termini di dotazioni sia per arrivare a protocolli condividi per gestire al meglio eventuali casi di contagio». E allora? Ecco il dito puntato sui cittadini: «Un problema così complesso richiede la partecipazione di tutti. Famiglie, studenti, docenti. Non si può pensare che la responsabilità sia demandata solo a chi decide». Fino all'avvertimento con annessa colpevolizzazione per i più giovani: «Gli alunni saranno resi consapevoli che essere responsabili nei comportamenti significa proteggere i loro amati nonni». E al festival dello scaricabarile non si è ovviamente sottratta nemmeno la Azzolina, qualche giorno fa: «Sarà fondamentale il senso di responsabilità di ciascuno e il rispetto delle linee guida e dei protocolli emanati insieme alle competenti autorità sanitarie». Il messaggio subliminale ci appare dunque ben leggibile: se qualcosa non funziona, adesso è probabile che sia colpa vostra. Il giochino è sottile ma diabolico: passare la patata bollente ai cittadini, e aggiungere un po' di sadica colpevolizzazione a carico di chi, per sua sfortuna, risulterà positivo. Mentre a marzo e ad aprile, se avevamo la notizia di una persona trovata positiva, c'era un immediato moto di solidarietà e simpatia, adesso - incredibilmente - la spinta che ci arriva è quella di far scattare una specie di sospetto, associando la sopravvenuta positività a una qualche colpa commessa, vera o presunta. Sembra incredibile, ma è così: il governo ci controlla e pretende di giudicarci. Big Brother is watching you.