2022-09-08
Fondare una religione marxista e hitleriana: il progetto di Dalì che inquieta i censori
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Ritrovata una lettera dell’artista spagnolo in cui, nel 1935, propone a Breton di istituire un credo anticristiano, con venature razziali. Fondare una religione «fisica nel morale, psicologica nel cerimoniale, biologica nei miti e nel sociale, fanatica nel razionale marxista materialista, dialettica nell’irrazionale, delirante e hitleriana nell’affettività, scientifica nei dogmi». È il piano, completamente folle, che nel 1935 Salvador Dalì proporrà ad André Breton, in una lettera che era già consultabile sul sito dell’archivio del fondatore del surrealismo dal 2004, ma che solo in questi giorni è stata resa pubblica, con grande scandalo, da El Pais.Le idee politiche di Dalì, genio e provocatore come pochi altri, sono da tempo considerate controverse. Anarchico in gioventù, si avvicinò con gli anni all’ideale monarchico. Dopo la fine della guerra civile spagnola, l’artista si congratulò con Franco per le sue azioni intese a «ripulire la Spagna dalle forze distruttive». In altre occasioni incontrò personalmente il dittatore, realizzando anche il ritratto della sua nipotina. Trattandosi di un comunicatore eccessivo, estremo, istrionico, tuttavia, molto spesso i posteri, sempre a caccia di fascisti nascosti, gli hanno per lo più perdonato questi «peccati ideologici». La lettera a Breton appena ripubblicata potrebbe tuttavia cambiare qualcosa. Nel suo Diario di un genio, Dalì aveva già anticipato qualcosa: «Proprio quando Breton non voleva sentire parlare di religione, mi stavo preparando a inventare una nuova religione che fosse allo stesso tempo sadica, masochista, onirica e paranoica». Ma la cosa era caduta lì come una boutade. Ora sappiamo che, in una lettera scritta al francese, Dalì aveva effettivamente buttato giù le grandi linee di questo progetto teologico totalmente scombiccherato. La missiva dello spagnolo inizia così: «Credo sempre di più che i surrealisti alla fine stiano diventando preti. È un'idea che mi perseguita da molto tempo, a tal punto che uno dei miei progetti urgenti è inventare una religione, poiché non ci sono sacerdoti senza religione». Quali sono i presupposti di questo nuovo credo? Per Dalì si tratta di una «religione essenzialmente anticristiana e materialistica basata sul progresso delle scienze particolari. Questa religione, allo stesso rango delle altre esistenti e come ogni vera conquista di civiltà, nascerà dall'esigenza di difenderla dal predominio schiacciante della natura, a cui aggiungerei un secondo motivo, l'urgenza di correggere il imperfezioni di cultura, imperfezioni “dolorosamente sentite” (Freud)».Dal punto di vista morale, il pittore propone un «annientamento della scandalosa inflazione dell'“altruismo” cristiano. Non vogliamo la felicità di "tutti" gli uomini, ma la felicità di alcuni a scapito di altri, poiché la loro oppressione, la loro sofferenza, è una condizione psicologica, biologica e fisica fondamentale per la felicità degli altri. L'instaurazione di nuove gerarchie, più brutali e rigorose che mai, deve essere stabilita dal progresso delle scienze particolari e anche da persone apparentemente arbitrarie e dalla risultante immaginazione oggettiva di nuovi credi religiosi». Secondo un’idea ricorrente del surrealismo, già accarezzata anche dal gruppo dell’Acéphale di Georges Bataille, Dalì auspica anche «sacrifici umani, cioè apoteosi dell'"ingiustizia" nel senso cristiano della parola».In senso ideologico, «la nuova religione sosterrà moralmente qualsiasi movimento sovversivo nel campo politico, costituendo l'amalgama anarchico di tutte le ideologie praticamente rivoluzionarie, anche se le loro aspirazioni portano etichette reazionarie». Inoltre «le élite delle nuove gerarchie espansive, in modo vitale in tutte le direzioni, distruggeranno così la piatta geometria di tutte le politiche euclidee conosciute sul miserabile spazio tra destra e sinistra, tra destra e sinistra, tra il bene e il male del cristianesimo». Per non farsi mancare nulla, Dalì accarezza anche suggestioni razziali: «Il dominio o la sottomissione alla schiavitù di tutte le razze di colore, (cosa forse possibile, se tutti i bianchi si unissero fanaticamente), potrebbe causare immense possibilità di illusioni immediate agli uomini bianchi. Dal punto di vista mitico, questo potrebbe essere identificato con un nuovo crimine dei figli contro questa cosa oscura». Quindi la precisazione: «La nuova religione sarà fisica nel morale, psicologica nel cerimoniale, biologica nei miti e nel sociale, fanatica nel razionale marxista materialista, dialettica nell’irrazionale, delirante e hitleriana nell’affettività, scientifica nei dogmi». Difficile capirci qualcosa, ovviamente: il progetto di Dalì non ha alcuna potenzialità concreta, è formulato in un linguaggio caratteristico e piuttosto involuto, ha passaggi volutamente estremi, eccessivi, radicali, oltre ogni possibilità di trovare un consenso reale. Non sarebbe stato un surrealista, del resto, se avesse amato il linguaggio lineare. In linea di massima non rivela nulla di così sconvolgente, per chi conosca il personaggio. Resta solo da capire se, in tempi di caccia alle streghe e paranoia antifascista, l’intellighenzia abbia smesso di concedergli credito e sia pronta a mettere anche il genio di Figueres nel cattiverio della storia.
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