2022-07-16
Da Ursula a Biden e pure il Vaticano. Tutti a spingere per il Draghi bis
Cardinale Matteo Maria Zuppi (Imagoeconomica)
Il capo della Cei invoca «uno scatto di responsabilità». Bruxelles s’inventa il ruolo di leadership del nostro Paese nella Ue. Ursula von der Leyen «lavora molto bene» con Supermario. Usa stupiti della «miopia» italiana.«Serve uno scatto di responsabilità», esordisce il presidente della Cei, Matteo Zuppi. Nella nota diffusa a seguire il capo dei Vescovi cita il Quirinale ma il messaggio è chiaramente diretto a Mario Draghi. D’altronde soltanto il 24 giugno Zuppi a Bologna aveva spiegato che la Cei è alla ricerca di una interlocuzione ancor più profonda con il governo Draghi «in vista di un ottobre caldo e con un Paese alle prese con tre gravi problemi: corruzione, evasione e burocrazia». Di per sé un messaggio condivisibile se non fosse per la sfumatura finale. Sempre in quell’occasione il numero uno della Cei ebbe anche a spiegare e auspicare «che il prossimo anno non dovrà essere solo caratterizzato dalla campagna elettorale». Col senno di poi e con la frattura aperta da Giuseppe Conte, quel solo va interpretato come un «alfa privativo». In pratica più tardi sarà la campagna elettorale meglio è. Tradotto subito il Draghi bis. Un messaggio che arriva al telefono dell’ex governatore della Bce da varie parti del globo. Innanzitutto da Bruxelles. «Con la guerra contro l’Ucraina che imperversa nel nostro continente, l’aumento del costo della vita e la ripresa post Covid solo ai blocchi di partenza, abbiamo bisogno di stabilità politica in Europa», ha detto il presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, aggiungendo che «l’Italia è uno Stato membro importante e fondatore. Abbiamo bisogno che l’Italia mantenga il suo ruolo di leadership all'interno dell’Unione europea, soprattutto in questi tempi difficili». La dichiarazione lascia intendere che con Draghi al comando inflazione, Covid e problemi energetici non ci sarebbero. Non stiamo nemmeno a smontare la tesi. ne abbiamo scritto talmente tante volte da non dover ripetere la lista di tutti gli errori commessi da Roma e Bruxelles nell’ultimo anno su transizione ecologica, politica monetarie, sanzioni e lockdown. Eppure lo storytelling è difficile da scalfire. Sulla stessa scia anche la Commissione Ue. «Seguiamo gli sviluppi nelle vibranti democrazie europee» e il presidente Ursula von der Leyen «ha detto in diverse occasioni che lavora molto bene con Mario Draghi», ha detto la vice portavoce capo della Commissione Dana Spinant, durante un briefing con la stampa. Ancora più esplicito Elmar Brok, al vertice del Ppe.Anche dall’altra parte dell’Atlantico la linea di pensiero è simile: la crisi del governo «è una cattiva notizia per l’Italia», si legge in un’analisi pubblicata sul Washington Post, in cui si sottolinea senza mezzi termini: «Anche nei momenti più difficili del Paese, Roma non può fare a meno di anteporre le macchinazioni di partito all’interesse nazionale. Di conseguenza, non solo la reputazione di Draghi è stata offuscata, ma l’Italia rischia di perdere il suo posto al tavolo di Bruxelles». Tradotto dall’inglese: è stato il suo prestigio - come ex presidente della Bce che ha salvato l’Unione europea durante la crisi dell’euro - a dare all’Italia quel nuovo peso e un senso di forte disciplina. «Tutto questo ora è un miraggio», conclude il quotidiano. La spinta per il Draghi bis è arrivata anche dalla Casa Bianca. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, in un briefing virtuale con i reporter ha detto che Joe Biden ha «grande rispetto e considerazione» nei confronti del premier Draghi e sta naturalmente «seguendo con attenzione tutti gli sviluppi politici a Roma». Inutile dire che per alzare i toni contro l’ipotesi elezioni in Italia il tema è la postura filo russa. «La Russia cerca di destabilizzare i Paesi Ue con ogni mezzo». Nei palazzi di Bruxelles è un avvertimento ricorrente ma questa volta assume un valore diverso soprattutto se a dirlo è il portavoce per gli Affari esteri della Commissione europea, Peter Stano, riferendosi proprio al tentativo di Giuseppe Conte di far cadere il governo. «Ci sono persone delegate, referenti locali, ma anche politici, che portano avanti le istanze russe», conclude Stano. Più o meno lo stesso concetto rilanciato da noto politologo americano Edward Luttwak. «In America è stato notato con sorpresa quante voci in Italia sostengano l’aggressione russa. La stampa italiana è abbastanza bilanciata ma poca gente legge i giornali. Nelle televisioni le voci dei filorussi sono invece fortissime», nota Luttwak. Poi ci sono le voci «che non sembrano di agenti russi, ma parlano di Gandhi. Chi parla di Gandhi quando ci sono i russi o è ignorante oppure è una specie di agente propagandistico», conclude il politologo. Attorno al tema hanno dibattuto ieri anche Luigi Di Maio e la portavoce degli Esteri, la russa Maria Zakharova. «Questo è il problema del ministro (Di Maio, ndr): non capisce nulla di quello di cui si occupa», esordisce la portavoce. «Si tratta di un affare interno all’Italia», aggiunge, «ma visto che il ministro degli Esteri italiano si è permesso di menzionare la Russia nell’ambito della crisi di governo, gli rispondo che auguro al popolo italiano un governo che si occupi di risolvere i problemi creati dai suoi predecessori e non di servire gli interessi degli americani». Insomma, la giornata di ieri si è riempita di ricami e proclami, tutti da Paesi esteri. Rendono anche l’idea dell’autonomia del nostro Paese.