2019-04-01
Da non credente chiedo: si può tifare per l’aborto?
Ieri su queste colonne Mario Giordano ha scritto un articolo perfetto sull'aborto. Ma forse c'è spazio per aggiungere poche semplici parole. Da laico, da non credente per mancanza di fede, da difensore della legge 194, posso dire che resto semplicemente allibito di fronte a chi manifesta «a favore» dell'aborto? L'interruzione di gravidanza altro non è che la soppressione di un essere vivente che comincia a svilupparsi. Quindi è un trauma, una tragedia per il feto ma anche per la madre costretta, presumibilmente per gravi ragioni, a rinunciare a metterlo al mondo. E a confrontarsi con l'immenso dolore che questo gesto inevitabilmente le procurerà. Come si può essere «a favore» di una cosa del genere? Bisogna certo accettarla in alcune circostanze, ma auspicarla? Fare il tifo per? Rivendicarla? Portarla in piazza con esibito orgoglio? Dico davvero: mi sembra una pazzia. Un dramma è un dramma, da qualunque punto di vista lo si voglia guardare. E provare a evitarlo mi pare non solo naturale, ma giusto. Poi non ci si riesce? Pazienza, tristemente, con sofferenza, ce ne si farà una ragione. Ma che cosa c'è di sbagliato nel provare a difendere la vita? A esplorare strade alternative? A riflettere se, con strumenti adeguati, non si possa trovare una soluzione diversa? Non riesco a capirlo. Così come non riesco a capire perché in un Paese dove tutti, terroristi compresi, hanno il diritto di tribuna, solo chi cerca di affrontare questi temi debba essere insultato e zittito. Mi domando perché si possa patrocinare un Gay pride e non un Etero pride. Perché sul primo sia vietato dire alcunché di contrario, pena il marchio di fascista, e sul secondo si possano rovesciare impunemente menzogne e contumelie. Mi chiedo come sia possibile scatenare un cancan come quello contro il Congresso delle famiglie di Verona e non battere ciglio quando qualche imam va in pubblici convegni a spiegare come si debbano picchiare le donne per farsi obbedire e come lo si possa fare senza lasciare segni evidenti sul corpo dell'»essere inferiore». Qual è il riflesso che scatta in una Boldrini o in una Cirinnà di fronte al primo evento? E che cosa invece le lascia tranquille e indifferenti di fronte al secondo? Sul serio: da laico, da non credente per mancanza di fede, da difensore della legge 194, vorrei capire. Qualcuno me lo spiega, per favore?