- Avere il documento sarà obbligatorio per stare nei ristoranti e nei bar al chiuso, al cinema, al teatro, allo stadio, al museo e allenarsi nelle strutture sportive. Un disagio per famiglie, minori ed esercenti. Ma Roberto Speranza alza il tiro: «Obbligo di vaccini per i dipendenti»
- Per Magistratura democratica il decreto è contrario alle norme Ue e alla Costituzione
Avere il documento sarà obbligatorio per stare nei ristoranti e nei bar al chiuso, al cinema, al teatro, allo stadio, al museo e allenarsi nelle strutture sportive. Un disagio per famiglie, minori ed esercenti. Ma Roberto Speranza alza il tiro: «Obbligo di vaccini per i dipendenti»Per Magistratura democratica il decreto è contrario alle norme Ue e alla CostituzioneLo speciale contiene due articoliMancano 24 ore al green pass day e con Ennio Flaiano ci tocca dire: la situazione è grave, ma non è seria. Si annunciano per oggi cabina di regia e Consiglio dei ministri per aggiustare il decreto già arrivato in Parlamento e che sconta 1.300 emendamenti, 916 sono della Lega intenzionata a cambiarlo. Da domani, 6 agosto, una famiglia, anche arcobaleno, con i genitori muniti di lasciapassare e figli minori non vaccinati perché non era previsto, può andare al ristorante salendo su un autobus, una metropolitana, un treno dove si sta come sardine, ma a cena deve dividersi: genitori dentro, bimbi sopra i 12 anni fuori. Le creature sono ammesse solo se si sono fatte un tampone, per ottenere un temporaneo salvacondotto. In quel ristorante però consumeranno un pasto che sarà preparato da un cuoco e sarà servito da un cameriere forse non vaccinati. Così il ministro alla salute Roberto Speranza - a lui mangiare fuori non deve piacere - ieri ha rilanciato: vaccino obbligatorio per chi lavora nei ristoranti, nei bar e nelle palestre. Se oggi passasse questa idea sarebbero le uniche attività private sottoposte a obbligo vaccinale. Impensabile, anche perché Mario Draghi ha ceduto ai sindacati che gli hanno detto: o fai una legge che impone a tutti l'immunizzazione - il governo non può permettersela, non ha le dosi e in caso di complicazioni risponderebbe dei danni anche penalmente - o ti scordi il green pass sui luoghi di lavoro, perché sarebbe discriminatorio e una scusa per licenziare. Così più dei vaccini poté Maurizio Landini (Cgil). Oggi tra cabina di regia e Consiglio dei ministri si parla anche di scuole. Il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi dovrebbe finalmente svelare il suo piano per la riapertura. L'idea che prevale è rendere obbligatorio il green pass e non il siero per docenti e personale visto che circa l'85% è immunizzato tranne che in quattro regioni (Sicilia, Sardegna, Calabria e Liguria) per le quali Roberto Speranza avrebbe riproposto la Dad ricevendo una certa dose di fischi. Buio fitto invece per gli studenti. Anche se - come abbiamo scritto ieri sulla Verità - le famiglie vengono indotte alla vaccinazione «spontanea» dei minori, si punterebbe per l'ingresso di chi non è immunizzato sui tamponi rapidi calmierati a 6-7 euro. C'è anche la questione trasporti. È sicuro che per quello locale l'imposizione del salvacondotto non scatterà mai perché il governo non ha i mezzi (né i quattrini né gli autobus) per aumentare le corse. Per fare fronte alle esigenze scolastiche dovrebbe potenziarle dell'80%. Così si traccheggia anche sulla lunga percorrenza. L'ipotesi è del pass - serve anche per andare all'estero - obbligatorio su aerei, traghetti e treni, ma a partire dal primo settembre. Il ministro del turismo Massimo Garavaglia (Lega) ha dettato cinque condizioni: esenzione per minorenni, autocertificazione per clienti bar e ristoranti, esenzione per fiere e sagre all'aperto, esenzione per servizi interni agli alberghi e nessun vincolo per i mezzi di trasporto. «Sono misure», ha ribadito il ministro, «di buonsenso. Alle quali credo sia giusto aggiungere, per il ritorno a scuola, i tamponi (salivari) per i bambini». E ora il riepilogo: il salvacondotto si ottiene o con una dose di vaccino (dopo 15 giorni dalla puntura) ed è valido fino al richiamo, o con le due dosi di siero e ha validità 270 giorni dalla seconda puntura o se si è guariti da meno di sei mesi, oppure se si fa un tampone negativo, ma la validità è di 48 ore. Ottenere la carta verde teoricamente non è difficile (secondo Confesercenti ce l'ha già il 47% degli italiani e un altro 20% ha iniziato l'iter): con l'app Io, collegandosi al sito apposito digitando il proprio codice che si riceve via sms una volta vaccinati, oppure andando in farmacia o dal medico curante a farselo stampare. A che serve? Il foglio verde (che verde non è) da domani abilita alla vita: è obbligatorio per andare al ristorante e al bar al chiuso (al bancone o all'aperto si va liberamente), per teatri, piscine, musei, sagre, concerti, eventi sportivi, congressi e fiere. Senza green pass non si potrà studiare nelle biblioteche, che come si sa sono molto più affollate dei supermercati e dei centri commerciali, dove invece si entra senza barriere. Ennesima contraddizione, come quella che riguarda bar e ristoranti che stimano una perdita di fatturato del 40% dato che 4 milioni di famiglie con 3 milioni di figli minori non vaccinati saranno costrette a separarsi per mangiare. I gestori dei locali hanno anche un altro problema: come pretendere di esercitare il controllo sul lasciapassare e sui documenti dei clienti. Se fanno entrare un non autorizzato pagano una multa di 1.000 euro. Oggi forse sapremo, appena prima che scatti il green pass. E così la situazione rimane grave, ma è sempre meno seria.
Tomaso Montanari (Ansa)
Il rettore dell’ateneo dei saccenti è il «Collegato disposto» dei talk di La7. Storico dell’arte, Tomaso Montanari viene considerato uno Sgarbi che non ce l’ha fatta, in smart working perenne. Da toscano si crede parente di Dante, ma la sua arroganza lo rende il gemello diverso di Matteo Renzi.
Massimo Nicolazzi (Imagoeconomica)
Il docente e manager spiega perché Xi e Modi sono pronti a ridurre l’import di greggio da Mosca: «Il 70% dell’export dell’area asiatica è fatturato in valuta americana. Di fatto Trump può sottrarre agli operatori commerciali e alle banche la possibilità di operare».
Pietro Grasso (Ansa)
L’ex capo del Senato, all’epoca pm dell’inchiesta, nega che la «prova regina» fosse agli atti. Le carte dicono il contrario.






