2022-11-14
Crosetto: «Le Ong strumento ideologico. Sono centri sociali in acqua»
Il ministro della Difesa: «Queste organizzazioni si mostrano più interessate all’impatto politico che il loro lavoro provoca anziché alle persone che raccolgono dagli scafisti».Ministro Guido Crosetto, partiamo con l’immagine choc di Bologna. Il manichino raffigurante Giorgia Meloni appeso. Cosa sta succedendo?«Quelle immagini sono il sintomo della volontà di alcuni di avvelenare il clima sociale e le piazze. Un’evidente tattica portata avanti da ambienti di estrema sinistra, gruppi anarco insurrezionalisti e centri sociali: alimentare uno scontro violento contro il governo su qualunque cosa e aumentare la tensione». Chi sono gli strateghi?«È un rigurgito di odio che esiste da sempre, nella frangia più estrema dei due schieramenti, ma che trova oggi un terreno più fertile per la crisi economica e sociale che stiamo attraversando. L’odio andrebbe isolato, ma vedo con rammarico che in tanti fingono di non vederlo. Anzi, qualcuno spera che certi fuochi appiccati possano divampare, così da non assumersi le colpe di ciò che potrebbe succedere, e magari ottenere un vantaggio politico, senza sporcarsi le mani. È un approccio che mi fa inorridire, ma presente».«Il prossimo passo è la legittimazione del fascismo», ha detto l’Anpi dopo la lettera del ministro dell’Istruzione agli studenti.«Penso invece sia stato un messaggio importante. È sempre bene ricordare ai giovani cosa è stato il totalitarismo comunista. Così come quello fascista e nazista. Tutte le distorsioni della civiltà che hanno ferito ed umiliato l’umanità vanno studiate e combattute con uguale disgusto».Sulla rabbia sociale delle piazze soffia anche la Russia? «Non c’è bisogno di soffiare: la rabbia dovuta alla crisi economica ed energetica indebolisce tutti i governi democratici, e quindi è un’arma su cui Mosca può contare».Intanto le truppe ucraine entrano a Kherson. La pace è più vicina? «Lo vorrei con tutto il cuore. Pare sia un arretramento russo su linee dove possono consolidare meglio la loro difesa. Ma non penso abbiano intenzione di abbandonare il corridoio che si sono creati per collegare la Russia alla Crimea. Nel frattempo il livello di scontro sul campo diminuirà con l’arrivo dell’inverno». Dunque la ritirata russa non è un segnale di disponibilità?«Prima o poi quella disponibilità dovrà arrivare, come dovrà arrivare una tregua. Il punto di partenza è che sia giudicata accettabile da chi è stato invaso». «Pace subito» chiedono i pacifisti in piazza. «Non vi azzardate a stanziare altre armi», dice Conte. «Le manifestazioni di piazza sono un esercizio di libertà encomiabile e condivido l’appello alla pace. Il punto è capire come arrivarci. Conte deve ancora spiegarmi perché ha detto sì a cinque decreti sugli armamenti salvo poi cambiare idea. Questa politica che contraddice sé stessa su temi così importanti io non l’ho mai capita». Arriveranno altri provvedimenti sugli armamenti?«Non so se ci sarà un nuovo testo o un ulteriore decreto. Da questo punto di vista l’Italia è la stessa di ieri: se il governo lo riterrà necessario, seguirà il tracciato percorso dall’esecutivo precedente». Non ci sarà un voto del Parlamento?«È in vigore una risoluzione che impegna il Paese fino alla fine dell’anno, e una metodologia che prevede un passaggio parlamentare, non in aula ma attraverso il Copasir. Non ho scelto io questa strada ma un altro governo con un’altra maggioranza. Toccherà a questo governo decidere se proseguirla».Intanto ha incontrato il segretario generale Stoltenberg.«Ho avvertito grandissimo riguardo per l’Italia, non solo in relazione alla questione ucraina, ma per tutta la storia di cooperazione del nostro Paese con la Nato».Oltre all’Ucraina, di cosa avete parlato?«Di come gestire il fronte est e anche un possibile fronte sud che potrebbe aprirsi, non con la guerra, ma con tematiche gravi, nei prossimi decenni. Dobbiamo costruire quanto prima un rapporto con l’Africa, altrimenti il problema migratorio non si risolverà. Ne va della sicurezza del Mediterraneo». E la Russia anche su quel fronte è ben presente. «Ricordo che, nonostante la penuria di forze in Ucraina, la Russia non ha spostato un solo uomo dall’Africa, tanto alto è il valore strategico che Mosca assegna a quel continente a due passi da noi».Putin può complicarci la vita agendo sui flussi migratori?«Non ancora. Ma certamente lasciare i rubinetti dell’immigrazione nelle mani di una nazione cui ci stiamo contrapponendo, è una seria minaccia per il futuro». Insomma, anche i migranti sono un’arma? «L’immigrazione di massa incontrollata è un fattore di destabilizzazione totale. Non parlo dei 240 di oggi ma delle potenziali decine di migliaia di profughi al giorno che potremmo dover affrontare tra dieci-quindici anni. Oggi va posto il tema, se si vuole non diventi un dramma vero». Macron chiede all’Europa di bloccare la redistribuzione dei migranti. Il Ppe e Berlino rifiutano l’invito. Francia isolata? «Il governo italiano ha fatto benissimo a tenere una linea dura. La questione migranti deve diventare europea. Dobbiamo chiarire insieme le regole. Non possiamo trovarci in situazioni ogni volta diverse a seconda dei governi in campo e della bandiera battuta da una nave». Una prassi condivisa?«Sì, partendo da un presupposto: l’Italia non può accollarsi da sola il peso delle migrazioni solo perché ha la “colpa” di trovarsi più vicino all’Africa rispetto agli altri Paesi». Ma la Francia dice che le regole in vigore sono state infrante dal governo italiano. «E su questo c’è una discussione. Francia e Italia si stanno accusando reciprocamente di non applicare le regole. Ecco perché occorre un tavolo europeo che definisca la questione». Per adesso la Francia di Macron è più sovranista di noi?«Sono tutti bravi a fare gli accoglienti con i porti degli altri». Ma nessuno può fare la morale?«Se provo ad attraversare il confine di Ventimiglia, trovo più ostacoli adesso rispetto a quando ero giovane ed esistevano le frontiere. Ma chi entra in Italia dalla Francia, non ha alcun controllo. Chi è più “aperto”?»Il Trattato del Quirinale tra Roma e Parigi è stato superato dagli eventi?«Esiste ancora e dobbiamo superare gli eventi».Teme ritorsioni francesi, magari sul Pnrr?«Non penso si arrivi a tanto. Significherebbe tradire lo spirito europeo nel giro di due giorni. Ci sono state incomprensioni, ma d’altronde se abbiamo questa situazione in Libia è colpa anche di un atteggiamento francese che abbiamo subito qualche anno fa. E abbiamo continuato a parlargli».Si riferisce all’intervento militare di Sarkozy?«Il risultato di quell’intervento è che la Libia, che nella loro testa doveva passare dall’influenza italiana a quella francese, adesso è sotto l’influenza turca e russa. Insomma, di danni e di errori ne sono stati commessi fin troppi». Ricucire con l’Italia è anche interesse francese? Dal patto di stabilità alla crisi del gas, non sarebbe meglio fare fronte comune?«Siccome ci sono impegni economici importanti da affrontare insieme, dobbiamo superare questo clima con decisioni europee su compiti e responsabilità collettive. Una volta superato questo scoglio, certo che dobbiamo fare fronte comune: non solo con la Francia, ma con tutti i Paesi europei. Siamo dentro tempi che ci impongono sfide troppo grandi per essere affrontate in solitaria dalle singole nazioni». Sogna una forza navale europea che blocchi le navi Ong prima dell’ingresso in acque territoriali?«Mi aspetto un intervento europeo, ed auspico anche dell’Onu, in Africa. Per cambiare le condizioni economiche, di sicurezza, di aspettativa di vita che spingono le persone ad abbandonare la loro terra e la loro casa. Mi aspetto anche che vengano costruiti luoghi in cui si allestisca un’uscita civile dall’Africa, rispettosa della dignità delle persone». Insomma un piano europeo per il continente africano?«Vorrei che l’Europa possa pianificare una nuova operazione per la sicurezza del Mediterraneo, per combattere le organizzazioni criminali che si arricchiscono con la tratta dei disperati. Delineando un sistema di accoglienza e integrazione. Non ha alcun senso pulirsi la coscienza facendo finta di accogliere i migranti sul territorio europeo per poi consegnarli alla schiavitù, alla povertà, allo sfruttamento, alla malavita o all’integralismo». Le Ong sono uno strumento politico?«Basta andare a vedere chi le finanzia. Ma non le considero uno strumento politico. Piuttosto, ideologico». Cioè?«Sono un po’ come centri sociali galleggianti. Non fanno riferimento a nessun partito, ma perseguono alcune volte strategie di rottura, di ricerca di scontro: sembra che alcune volte siano più interessate all’impatto politico del loro lavoro che alle persone che raccolgono dagli scafisti».Sono iniziati gli incontri con le parti sociali sulla manovra. Cosa dobbiamo aspettarci?«L’obiettivo è mettere in sicurezza sul piano economico le aziende e il maggior numero di cittadini deboli. È una manovra che, in un momento di crisi drammatica, deve tenere in piedi tutto il sistema economico sociale italiano. Sarà difficile, e alcuni dovranno fare sacrifici per aiutare gli altri a superare la tempesta».Quindi ci saranno anche provvedimenti impopolari? «In questa situazione economica, e con il bilancio bloccato, è complicato immaginare solo misure “popolari”». Si aspetta la collaborazione dell’opposizione?«Mi aspetto che alcuni siano seri e responsabili e che una parte dell’opposizione getti benzina sul fuoco. Nonostante il momento molto delicato, temo che giocheranno la loro partita in modo cinico».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson