2020-04-25
Crollo in Borsa: l’appetito francese si concentra sulla nostra Anima
Dopo aver preso Pioneer e il risparmio gestito del Sabadell, Amundi (Credit Agricole) valuta l'ingresso nella holding di Banco Bpm e Poste. Il valore del titolo è dimezzato e la cassaforte è stimata 170 miliardi.Il coronavirus ha bloccato l'economia, chiuso i ristoranti, devastato il turismo e deprezzato la stragrande maggioranza delle società quotate in Borsa. Il governo ha inserito nel decreto imprese dello scorso mese anche il potenziamento del golden power. Cioè, la possibilità di bloccare scalate ostili da parte di società o fondi stranieri. La differenza rispetto a prima è che si potrà intervenire anche per vagliare o stoppare interventi su quote di minoranza. Persino se l'investitore ha sede in Europa. Contestualmente Consob avrà più poteri di controllo. Perché l'ombrello non riguarda più solo le società della Difesa ma anche banche, finanziarie e assicurazioni. Non a caso giovedì in audizione alla Camera Paolo Savona ha chiesto ufficialmente al governo una «lista di società strategiche sulle quali concentrarsi». Al momento anche il numero uno della Consob sa che la lista non esiste. D'altronde in Italia non abbiamo un gabinetto di guerra economica, come quello di cui dispone la Francia. Però da Palazzo Chigi hanno alzato le antenne su una serie di attività e interessi tutti provenienti dalla Francia diretti al nostro risparmio gestito, la cassaforte delle ricchezze private. A quanto risulta alla Verità la transalpina Credit Agricole, attraverso Amundi, leader europeo del risparmio gestito con 1.500 miliardi di masse, è pronta a valutare l'ingresso con una quota rilevante in Anima holding. Sarebbe un primo passo per una eventuale scalata sufficiente però per scombussolare gli equilibri tricolore. Anima ha tra i principali soci Banco Bpm e Poste. Credit Agricole ha già una importante partnership nel credito al consumo con la stessa Bpm attraverso Agos ducato, ma soprattutto ha portato a casa un colpaccio nel 2017. Quando ha acquisito da Unicredit l'intero pacchetto Pioneer per circa 3,5 miliardi di euro. Da quel momento per Amundi l'Italia è diventato il secondo mercato con ricchezze in gestione per oltre 160 miliardi di euro. Al momento dell'acquisizione il presidente del cda di Amundi aveva dichiarato: «Questa operazione è perfettamente in linea con la strategia di acquisizione selettiva annunciata al momento dell'ipo: Pioneer investments rafforzerà l'expertise di prodotto di Amundi, amplierà i suoi canali e reti di distribuzione e genererà sinergie significative. L'operazione conferma il posizionamento evidente di Amundi quale leader europeo dell'asset management, per dimensioni e redditività». La strategia francese dal 2017 a oggi non è cambiata. Anzi l'appetito è aumentato. Basti vedere che cosa è successo in Spagna a gennaio dove il gruppo Credit Agricole si è preso per 430 milioni il risparmio gestito del Banco Sabadell, il quinto istituto della penisola iberica. Poco prima la banca svizzera Ubs aveva diffuso un report per smontare le opportunità di acquisizione transfrontaliere nel settore dell'asset management e della gestione della ricchezza privata. I francesi hanno pensato bene di smentire gli svizzeri e allargarsi sul mercato spagnolo. Adesso però vorrebbero cogliere l'occasione d'oro rappresentata dal valore in borsa di Anima. A fine febbraio il titolo valeva 4,8 euro adesso quota 2,7. A spanne la metà. Il multiplo pagato (il rapporto tra prezzo e masse gestite) in Spagna si è avvicinato al 2%. Più di quanto Amundi pagò per Pioneer (1,5%) e il doppio di quanto potrebbe valer Anima che visto la situazione potrebbe viaggiare intorno all'1%. Non sappiamo se nella lista di società strategiche verrà inserita anche la joint venture tra Banco Bpm e Poste, ma forse sarebbe il caso. Anima vale qualcosa come 170 miliardi, il valore dei risparmi gestiti. Se i francesi dopo un primo step salissero prendendosi la totalità delle azioni, la massa complessiva italiana gestita da Amundi arriverebbe quasi al livello di Intesa e si metterebbe in fila per guardare Generali, sempre prima in classifica. I francesi dalla loro vanterebbero maggiori sinergie e potrebbero incrociare le attività d'Oltralpe con il mercato italiano. E andrebbero a interferire sui piani di Poste che vede nel risparmio gestito un pilastro non irrilevante nel proprio business.
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Charlie Kirk (Getty Images)