2022-12-30
Crolla la produzione industriale e trascina al ribasso i consumi. Gas tagliato del 15%
Il calo nell’uso civile (-13%) dovuto all’inverno mite, che però ci penalizzerà nell’idroelettrico. Stoccaggi italiani a buon livello.Sfiora la doppia cifra il calo nei consumi di gas in Italia nel 2022. Secondo le nostre stime, basate su dati di Snam e del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, l’Italia nel 2022 ha consumato complessivamente il 9,5% in meno di gas naturale rispetto al 2021, fermandosi a 65,5 miliardi di metri cubi rispetto ai 72,4 dell’anno precedente. Nei confronti dell’anno scorso, il consumo industriale di gas crolla del 14,7%, attestandosi a 11,9 miliardi di metri cubi, con i consumi civili che scendono a loro volta del 12,9% fermandosi a 28,7 miliardi di metri cubi. Fanno registrare un -2,4% invece i consumi per la generazione di energia elettrica, che arrivano a 24,9 miliardi di metri cubi. Il saldo dei flussi di stoccaggio nel 2022 è stato negativo per 2,8 miliardi di metri cubi, la produzione nazionale è stata di poco superiore ai 3,1 miliardi di metri cubi e le importazioni sono state pari a 68,2 miliardi di metri cubi. Il totale del fabbisogno del sistema Italia nel suo complesso è stato dunque di 68,5 miliardi di metri cubi, -10,1% rispetto al 2021. Sui consumi industriali, legati ai processi produttivi, hanno influito i prezzi proibitivi dell’energia che si sono osservati nel corso dell’anno, soprattutto nella seconda metà. L’osservazione dei dati mensili evidenzia come i minori consumi dell’industria si siano accentuati proprio a partire dal mese di agosto (-26%), per proseguire a settembre (-23,7%), ottobre (-21,9%), novembre (-20,5%) e dicembre (-29,8%). Una escalation impressionante, che spiega in gran parte la riduzione della produzione industriale italiana. Questa, infatti, nei mesi di settembre e ottobre (ultimo dato Istat disponibile) ha fatto registrare rispettivamente -0,5% e -1,6% su base tendenziale, cioè rispetto allo stesso mese del 2021. Oltre alla diminuzione nella produzione di energia elettrica e gas (-7,7% a ottobre), i cali maggiori su base tendenziale nella produzione industriale a ottobre sono a carico dell’industria del legno e della carta (-6,1%), della chimica (-5,5%), attività estrattive (-5,3%), gomma e plastica (-5%), metallurgia (-5%) e alimentari (-4%). Proprio il settore della carta è oggi in difficoltà non solo per via degli alti costi energetici ma anche per la carenza di materie prime come la cellulosa, in gran parte legata alla guerra in Ucraina. Per questo i prezzi della carta sono saliti molto negli ultimi mesi.Sul calo dei consumi civili ha influito, oltre ai prezzi alti, il clima molto mite registrato nei mesi autunnali. Ad ottobre, in particolare, il calo dei consumi è stato del 46,6%, a dicembre del 29,3%.Dal lato dell’offerta, le importazioni dall’estero hanno fatto registrare nel complesso un -4,8%. L’import dalla Russia è stato pari a 11 miliardi di metri cubi, pari a un -61% rispetto al 2021, quando l’import superò i 28 miliardi di metri cubi. In netto aumento i flussi dall’Algeria (23,4 miliardi di metri cubi, +10,3%) dal Nord Europa (7,1 miliardi di metri cubi, +240%) e dall’Azerbaijan (10,1 miliardi di metri cubi, + 41%). In netto aumento anche l’utilizzo dei tre rigassificatori in esercizio (Ravenna, Livorno e Panigaglia), che complessivamente hanno permesso l’importazione di 14 miliardi di metri cubi (+44%): il che significa che i rigassificatori hanno lavorato quasi al massimo delle capacità per quasi tutto l’anno. L’Italia è dunque riuscita a compensare in parte la mancanza di gas russo importando di più dalle altre fonti disponibili, mentre il calo dei consumi ha consentito di disporre di quantitativi da esportare.Infatti, è da notare che il sistema italiano nel suo complesso ha esportato commercialmente nel 2022 circa 4 miliardi di metri cubi di gas. Ciò significa che quotidianamente le compagnie, considerando il bilanciamento giornaliero, hanno venduto all’estero il gas, prima ancora che questo entrasse in Italia. In altre parole, quasi tutto il gas esportato è in realtà gas non ritirato al confine per l’ingresso in Italia, ma da lì direzionato, attraverso il sistema delle nomine, direttamente verso altri mercati, principalmente la Germania. Ciò avviene perché le condizioni di prezzo lo consentono, dato che il mercato interno europeo fa in modo che il gas fluisca tra le frontiere proprio per equilibrare domanda e offerta nei mercati nazionali (dati i vincoli delle reti di gasdotti).Nel frattempo, l’inverno mite e la conseguente minore domanda di gas da riscaldamento, unito al calo drastico dei consumi industriali, ha lasciato sin qui gli stoccaggi italiani ancora a buoni livelli di riempimento. Al 27 dicembre, lo stoccaggio italiano aveva ancora un grado di riempimento del 84%, record degli ultimi quattro anni. Finché fa questo caldo, insomma, tutto bene per il gas, ma male per l’idroelettrico in prospettiva futura.Secondo alcuni modelli meteorologici, però, il freddo intenso dovrebbe manifestarsi dalla seconda settimana di gennaio, e in quel caso vedremo quale sarà la reazione dei prezzi, che nel frattempo, dati gli elementi a contorno, sono scesi fino a un minimo di 76 euro a megawattora nei giorni scorsiI problemi maggiori arriveranno comunque con la prossima campagna di riempimento degli stoccaggi, dato che non sarà possibile contare sul gas russo che quest’anno ha invece aiutato considerevolmente. La lotta sarà soprattutto per accaparrarsi carichi di Lng, che già per l’Italia hanno visto quest’anno un aumento di oltre il 40%. Resta la variabile russa, che oltre al gas via gasdotti, nel 2022 ha fornito all’Europa ben 21 miliardi di metri cubi di Lng (8 alla sola Francia, 5 al Belgio, 4,6 alla Spagna), +39% rispetto al 2021. A dispetto dell’inutile price cap, la partita del gas è ancora in corso e durerà per tutto il 2023.
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