2021-05-30
Criticare i gay non si può, negare le foibe sì
Se c'è da approvare il ddl Zan, la sinistra se ne frega della libertà di espressione e chiede pene severe. Ma si oppone all'altro ddl che tutela la memoria dei massacri titini. Per i progressisti le vittime di un genocidio contano meno dei tifosi dell'ideologia Lgbt.Sono anni che parliamo del doppiopesismo di sinistra, che cerchiamo di smascherare l'ipocrisia di chi dice di voler combattere l'odio, ma poi giustifica ferocia e violenza provenienti dal suo ambiente. Ecco, ora possiamo dire di avere la prova matematica della doppia morale. La dimostrazione scientifica che, secondo il pensiero dominante, si possono proteggere tutte le minoranze tranne quelle in qualche modo legate alla destra. Nei giorni scorsi, la commissione Giustizia ha messo in calendario l'esame di un disegno di legge presentato da Luca Ciriani (presidente dei Senatori di Fratelli d'Italia) e Alberto Balboni (anche lui senatore di FdI). Questo ddl si occupa della «modifica all'articolo 604 bis del codice penale in materia di negazione, minimizzazione in modo grave o apologia dei massacri delle foibe». L'articolo 604 bis, è noto, si esprime su «propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa».Alla fine dell'articolo si legge: «Si applica la pena della reclusione da due a sei anni se la propaganda ovvero l'istigazione e l'incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull'apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra». In buona sostanza, il ddl di Ciriani e Balboni propone di «aggiungere un comma che, accanto al riferimento espresso alla Shoah, richiami i massacri delle foibe». Secondo i senatori di FdI, l'aggiunta è necessaria a causa dei «recenti e sempre più reiterati episodi di negazionismo, giustificazionismo e riduzionismo». Come sapete, siamo profondamente convinti che le idee cattive e le opinioni, comprese le più folli, si combattano prima di tutto con l'attività culturale e non con il ricorso ai tribunali. Ma nel momento in cui esiste una legge dello Stato che punisce il negazionismo e il giustificazionismo, è del tutto comprensibile che si possa pensare di inserire un'ulteriore specifica. Tanto più se questa specifica riguarda un massacro già riconosciuto da un'altra norma (quella che istituisce il Giorno del ricordo) e che è stato silenziato e obliato per decenni.È un fatto, poi, che il cosiddetto riduzionismo nei riguardi del dramma delle foibe sia più vivo che mai. Su queste pagine ci siamo occupati, tanto per fare un esempio, del saggio di Eric Gobetti E allora le foibe? (Laterza), il cui obiettivo è proprio quello di sminuire la portata della tragedia. Il caso di Gobetti è particolarmente emblematico per vari motivi. Il saggista in questione, infatti, non fa mistero delle sue simpatie politiche. Su Facebook ha pubblicato foto che lo ritraevano a pugno chiuso vicino ad alcuni cimeli titini: un po' come se a scrivere libri sulla Shoah fosse uno storico che si fa fotografare con la divisa da Ss. Non è tutto. Giuseppe Laterza, qualche settimana fa, si è premurato, durante una trasmissione televisiva, di prendere le distanze da Marco Gervasoni, accusato di vilipendio al capo dello Stato. «Non so se ripubblicherei un libro di Gervasoni, non sono d'accordo quando si usano insulti», disse Laterza. Posto che nei saggi - robusti e autorevoli - di Gervasoni di insulti non ce n'erano, viene da chiedersi come mai il Laterza non si sia affrettato anche a prendere le distanze dal libro di Gobetti, considerato (quello sì) offensivo e insultante dalla comunità giuliano-dalmata. Già qui troviamo accenni del doppiopesismo cui accennavamo all'inizio, ma per averne la «prova scientifica» dobbiamo fare ancora un paio di passi avanti. Ieri Eric Gobetti ha preso la parola per opporsi al ddl proposto da Fratelli d'Italia. A offrirgli una tribuna è stato il quotidiano Domani, che si rivolge a un pubblico di sinistra e ne porta avanti le istanze. Gobetti parla di «situazione orwelliana». A suo dire, la proposta di FdI sulle foibe punta (così riassume il cronista di Domani) «a prendere di mira gli storici che, come lui, hanno cercato di riportare la vicenda alle sue proporzioni storiche». Insomma, secondo Gobetti e i suoi amici progressisti, citare le foibe in una legge già esistente sarebbe un attentato alla libertà di espressione. Certo, può anche darsi che sia così. Ma allora tocca notare un particolare interessante. Esiste un altro disegno di legge che propone una modifica dell'articolo 604 bis del codice penale: è il ddl Zan. C'è solo una piccola differenza. Il ddl di Fratelli d'Italia si limita a introdurre, nella parte dell'articolo che già cita i crimini contro l'umanità e la Shoah, una specifica relativa alle foibe. Il ddl arcobaleno, invece, propone di introdurre nella legge attuale i concetti di «genere, identità di genere e orientamento sessuale», che sono decisamente più scivolosi e ambigui. Anzi, potremmo dire che esiste un abisso tra le modifiche proposte da FdI e quelle proposte dal ddl Zan: un conto è tutelare la memoria di un genocidio; un altro conto è, eventualmente, criticare l'ideologia Lgbt. Inutile però perdersi in sottigliezze. Per mostrare quale sia il livello vigente di ipocrisia basta non uscire dall'ordine del discorso stabilito dai progressisti. Da una parte, secondo costoro, citare i martiri delle foibe è un attentato alla libertà, una manipolazione «orwelliana» della verità storica. Dall'altra parte, però, il ddl Zan è un provvedimento di civiltà che va approvato subito.Sintetizzando: è vietato dire che una transessuale non è una donna; ma si può sostenere che i morti delle foibe se la siano andata a cercare. Questo è il perimetro esatto della libertà di pensiero in Italia e come sempre a stabilirlo sono i fini pensatori di sinistra.