2024-06-30
Macron lo dimostra ancora: a snobbare il popolo si finisce con le ossa rotte
Emmanuel Macron (Getty Images)
Comunque vadano le elezioni, il presidente sarà costretto a coabitare con gli avversari. Un flop già scritto: come accaduto in Italia, a trionfare è chi sta fuori dalle ammucchiate.Come voi, non so chi vincerà la sfida elettorale che oggi e domenica 7 luglio coinvolgerà 49 milioni di francesi. Però so chi ha già perso: Emmanuel Macron. È lui il vero sconfitto di questa chiamata alle urne, perché comunque vada, cioè sia che trionfi il Rassemblement national di Marine Le Pen, sia che al ballottaggio abbia la meglio il Front Populaire, cioè l’ammucchiata della sinistra, a cui partecipano socialisti, comunisti e ambientalisti, ciò che conta è la sempre più probabile uscita di scena dell’attuale inquilino dell’Eliseo. Certo, i francesi dovranno sopportarlo per altri due anni e mezzo, perché il suo mandato scadrà nel 2027, ma dopo il voto Monsieur Le President sarà un monarca dimezzato, un re commissariato, che dovrà per forza coabitare con la destra o con la sinistra, senza più avere le stampelle macroniane a Palazzo Matignon. In questi anni, il capo di Stato francese ha fatto e disfatto i governi, ignorando spesso il Parlamento, e arrivando addirittura a imporre provvedimenti sui quali i deputati si erano dichiarati contrari. Inoltre, il presidente ha snobbato il parere dei suoi cittadini, facendosi beffe delle proteste e del crollo del gradimento fra gli elettori. Lui, che sognava la grandeur, cioè un futuro da padre della patria e da riformatore per influenzare oltre al proprio Paese l’intera Europa, si deve accontentare del soprannome che gli è stato affibbiato: Micron. Neppure il tracotante Nicolas Sarkozy e l’irrilevante François Hollande, due presidenti che certo non hanno brillato e non passeranno alla storia, sono stati tanto detestati dai francesi. Ma Macron, figlio di quell’élite cresciuta fra grandi scuole e ottime banche d’affari, ha ignorato il malumore dei cittadini convinto di essere una specie di nuovo Re Sole, senza rendersi conto che per i francesi era invece il Re Sola.Vedremo a breve come finirà la sfida ai seggi, se la chiamata alle armi, quel tutti contro uno, cioè contro il Rassemblement national, avrà il potere di fermare un’onda che gli ultimi sondaggi davano intorno al 36 per cento. Comunque vada, cioè se anche, come è parso negli ultimi giorni, invece di dare l’incarico a Jordan Bardella, Macron proverà a inventarsi soluzioni all’italiana, cioè un governo tecnico al posto di uno politico, una cosa pare certa: sia la presidenza della République che i partiti tradizionali, dal voto usciranno con le ossa rotte, perché se serve un’alleanza fra gruppi che non si sopportano per escluderne uno che rappresenta più di un terzo dei francesi vuol dire che la democrazia è ridotta molto male. Macron dovrebbe prendere esempio da ciò che è accaduto in Italia. Per anni si è impedito agli italiani di votare, designando, in nome dell’emergenza, governi che non erano scelti dagli elettori. Il risultato è l’aumento dei partiti che sono rimasti fuori dalle ammucchiate e hanno tenuto fede al mandato ricevuto dai cittadini. Dunque, se anche provasse a sabotare la vittoria della destra francese, Le President otterrebbe solo il risultato di rinviare il successo del Rassemblement national, che alle prossime consultazioni, quelle per l’Eliseo, potrebbe ambire a prenotare la stessa poltrona di Macron.Sì, ignorare i sentimenti dell’opinione pubblica, andando in direzione ostinata e contraria, potrebbe produrre strani effetti. E non solo a Parigi, ma nella stessa Europa. Anche quello che sta accadendo in questi giorni a Bruxelles è, come nel caso francese, un arroccamento del sistema, una negazione della realtà. Il voto per il rinnovo dell’Europarlamento ha dato un chiaro segnale, vedendo trionfare un po’ ovunque i movimenti che chiedono di chiudere le frontiere agli immigrati, cancellare il Green Deal e modificare i patti economici. Ma se la maggioranza che ha finora governato il continente deciderà di far finta di nulla e proseguire come prima e forse più di prima, capiterà che la prossima volta, invece del 30 per cento, i partiti di destra, quelli oggi tanto schifati da socialisti e verdi, aumenteranno il loro consenso, conquistando la maggioranza assoluta. Quanto accaduto da noi nel 2019 lo dimostra. Gli elettori volevano andare in un senso, ma il Pd lo impedì, rinviando per ben tre anni il voto e, incredibile, promuovendo in Europa lo sconfitto Gentiloni. Con la scusa dei conti pubblici prima e del Covid dopo, si sono rinviate al 2022 le elezioni. Ma poi, come era prevedibile, la resa dei conti è arrivata e insieme a essa anche la sconfitta di chi aveva provato a scippare agli italiani il diritto di votare.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)