2024-08-10
Maglioni in crisi, la pezza di Benetton: partire con i tagli senza una strategia
I sindacati sono in attesa di conoscere i dettagli del piano del gruppo che ha perso 166 milioni e ridotto del 20% i salari di 900 dei 1.200 addetti. Certificati 180 esuberi volontari: c’è il rischio che se ne vadano «i migliori».Ci hanno messo una pezza (probabilmente a colori), ma la crisi di quello spicchio di attività della famiglia Benetton che si occupa di abbigliamento è tutt’altro che risolta. E fino a questo momento a pagare gli annosi problemi di gestione e strategia del management c’è una sola categoria, quella dei dipendenti. Certo, Edizione, la holding guidata dal presidente Alessandro Benetton e dall’amministratore delegato Enrico Laghi, si è impegnata nel prossimo triennio a rimpinguare le casse della controllata (Benetton Group) con versamenti per circa 260 milioni, ma a oggi quello che manca è un progetto alternativo che segni davvero una svolta rispetto alla concorrenza di case, il gigante del fast-fashion Zara ne è l’esempio più lampante, che hanno sviluppato un modello di produzione e distribuzione più flessibile e in linea con i mutevoli gusti dei consumatori.Diciamo che per risolvere il problema la nuova gestione, quella affidata all’amministrazione delegato Claudio Sforza, ha iniziato dalla parte più sicura, i tagli. Per il resto ci sarà tempo. E allora vediamoli questi tagli. L’accordo con i sindacati prevede l’applicazione per sei mesi della solidarietà per 908 dipendenti sui 1.200 del gruppo. Perderanno fino al 20% dello stipendio tutti gli impiegati delle sedi di Ponzano Veneto e di Castrette di Villorba (Treviso) a partire dal 23 agosto fino al 28 febbraio del 2025. Dall’ammortizzatore sociale restano esclusi circa 300 dipendenti, a partire dagli operai per arrivare fino a chi si occupa di logistica, manutenzione, e-commerce e centro imballaggi).I sindacati hanno detto sì, da una parte nella consapevolezza delle oggettive difficoltà economiche di Benetton e dall’altro perché hanno ottenuto uno sconto sui tagli per una fetta di dipendenti che si vedrà applicare una solidarietà pari al 40% che comporterà però una riduzione del salario non superiore al 20%. Un compromesso che manca di una parte fondamentale. Come se ne esce? La solidarietà certifica 182 esuberi e l’intesa prevede anche un piano di esodi incentivati sfruttabili da tutti i lavoratori Benetton. Dire che c’è la fila sarebbe un’esagerazione, ma sostenere che le figure che hanno più mercato (i disegnatori su tutti) si sono già informate per prendersi l’incentivo e fare un passo di lato è un fatto. «Oggi», spiega alla Verità Rosario Martines, il segretario dell’area Belluno-Treviso della Uiltec, «c’è una penuria di figure professionali che hanno determinate caratteristiche e il rischio che abbiamo paventato all’azienda è quello di perderle e di fare poi fatica a sostituirle. Siamo in attesa di conoscere i dettagli del piano che sta studiando il nuovo management».Insomma, la preoccupazione è per il futuro. La domanda è: non sarebbe stato il caso di presentare prima la nuova strategia di business, sulla quale starebbe lavorando la società di consulenza Bain che peraltro ci stava lavorando già prima, e poi chiedere sacrifici ai lavoratori? Se non cambia il modello non tornano nemmeno i conti e di conseguenza la holding sarà costretta di nuovo a ripianare e i lavoratori saranno obbligati a fare ancora sacrifici. Un circolo vizioso. «Ciò è che è davvero importante», spiegava di recente il segretario generale Filctem Cgil Treviso Massimo Messina, «è che i sacrifici che ora vengono chiesti ai lavoratori possano avere l’effetto di rilanciare l’impresa e non siano l’ennesimo strumento per abbattere i costi, senza però uno sviluppo».E avere dubbi su questo aspetto, in mancanza di dettagli sul nuovo piano che dovrebbe indicare i negozi che verranno chiusi (molti all’estero) e le strategie per migliorare la redditività di quelli che resteranno operativi è sacrosanto. Si parla, per esempio, di svolta on line, ma quella era partita già con il precedente ad. Quali saranno le differenze? Anche perché la gestione recente è stata assai farraginosa. Dell’intervista di fine maggio di Luciano Benetton che annuncia sulle pagine del Corriere della Sera di aver scoperto un buco da 100 milioni causato da un management di cui lui si fidava sono piene le cronache. Così come del conseguente addio del manager Massimo Renon. Di recente invece è emerso che le perdite per il 2023 ammontano a 166 milioni (siamo sopra 750 milioni negli ultimi quattro anni) e che, come rivelato dalla Stampa, Benetton Group non avrebbe rispettato i covenant (le condizioni relative a un contratto) rispetto a un prestito da 135 milioni concesso da Bnl-Bnp Paribas e Unicredit. Il prestito è sostenuto da una garanzia Sace e rientra nelle misure del governo di sostegno alle aziende in difficoltà a causa del Covid. Il mancato rispetto dei covenant potrebbe indurre gli istituti di credito a richiedere l’immediato rimborso del finanziamento. Ma essendoci Edizione (12 miliardi il valore degli attivi) alle spalle, le banche dormono sonni tranquilli. I lavoratori invece no.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.