2024-11-27
Bpm-Unicredit: Crédit Agricole può essere l’ago della bilancia
I francesi, primi azionisti di Piazza Meda, silenti. Una sinergia con Gae Aulenti può riaprire il dossier Amundi.Alla fine a decidere potrebbe essere il Crédit agricole, ieri silente. A Parigi il dossier è noto da tempo in quanto principale azionista di Banco Bpm con una partecipazione del 10%. Un’Opa sul Banco appare improbabile, visto che il gruppo francese è interessato più ai business ricchi di commissioni di Banco Bpm (credito al consumo, assicurazioni) che non all’intero perimetro. Ma soprattutto ci sono problemi di opportunità. Agricole infatti dovrebbe superare il vaglio del golden power. Con l’aria che tira in questo momento a Roma sarebbe impossibile superare il veto. Più plausibile che i francesi aderiscano all’Ops, magari in cambio di contropartite. Unicredit potrebbe mettere sul piatto un rinnovo della partnership in scadenza nel 2027 con Amundi (il braccio armato di Agricole nel wealth management) o un consistente pacchetto di filiali come nel 2020 Intesa Sanpaolo fece con Bper. In alternativa, ma meno probabile, in cambio del suo 10% del Banco, Agricole potrebbe ricevere il 5% di Mps in mano a piazza Meda. In realtà molti elementi lasciano pensare che i francesi, in maniera più o meno trasversale, abbiano ambizioni maggiori e abbiano lanciato segnali di disponibilità ad Andrea Orcel. Per il momento, ovviamente tutto è coperto dal riserbo. Se vogliono ottenere la massima valorizzazione della loro quota in Banco Bpm i francesi (ma anche gli altri azionisti) devono puntare i piedi fino all’ultimo.Le indiscrezioni parlano di una realtà un po’ diversa rispetto alle apparenze. A quanto pare a Parigi non hanno molto apprezzato l’ingresso di Banco Bpm nella partita Mps. Le ragioni sono intuibili: nelle regioni dell’Italia centrale i francesi, attraverso la vecchia Cariparma, sono concorrenti gomito a gomito con il gruppo senese. Ora una cosa è avere come competitore una banca debole e senza strategia com’era il Monte fino a poco tempo fa. Tutt’altra concorrere con un istituto risanato dalla cura dell’amministratore delegato Luigi Lovaglio e irrobustito dall’innesto nel tronco di Banco Bpm.Il dissenso, secondo le indiscrezioni, non è emerso per non creare un conflitto che poi sarebbe difficile da ricomporre.Meglio giocare di sponda e cercare l’occasione buona. A cominciare dal fatto che, nelle attuali condizioni, la partecipazione francese a Piazza Meda è difficile da valorizzare. Se l’ambizione era quella di arrivare al controllo della banca sarà bene rimetterla nel cassetto.Viceversa la combinazione con Unicredit aprirebbe prospettive importanti. A cominciare proprio dalla protezione del contratto di collaborazione con Unicredit nel campo della distribuzione dei prodotti finanziari. Un accordo che Orcel ha ereditato dalla vecchia gestione. Jean Pierre Mustier, al momento di vendere Pioneer ai francesi aveva stipulato il contratto. Gli sportelli della banca avrebbero continuare a collocare fondi d’investimento e polizze con l’etichetta Amundi. Un accordo che a Orcel non è mai piaciuto. Non a caso ha avviato ufficialmente dei colloqui con Azimut. Quando la collaborazione con Amundi andrà a scadenza sarà rimpiazzata dalla partnership con Azimut. Una eventualità che i francesi non hanno mai voluto commentare ma adesso avrebbero l’occasione per rilanciare evitando, oltre ad Azimut, anche l’arrivo di Anima. In questo senso si spiegano anche altre indiscrezioni. A cominciare dal fatto che, a quanto pare, Orcel, domenica sera ha composto un solo numero di telefono del Banco. Esattamente quello del presidente Massimo Tononi con il quale condivide lunga conoscenza maturata nel mondo della grandi banche d’affari internazionali. Nessuna comunicazione, invece, è arrivata agli altri azionisti del Banco. Anche il ministro Giancarlo Giorgetti è stato avvertito all’ultimo momento aumentandone l’irritazione.Ma le ambizioni dei francesi potrebbero spingersi ancora più in alto. L’offerta di Orcel è basata su uno scambio azionario. Dunque i francesi otterrebbero, in cambio del loro 10% del Banco, una quota di azioni Unicredit. Difficile oggi quantificarle considerando che il rapporto di concambio è destinato a variare. Tuttavia un esercizio di stile si può fare partendo dalle indiscrezioni secondo cui Jp Morgan avrebbe un altro 5% di azioni del Banco. Sarebbe in realtà un parcheggio per conto dell’Agricole. E non finisce qui. Ai francesi vengono attribuite altre quote minori sparse in giro arrivando al 20% del capitale della banca guidata da Giuseppe Castagna. Questa partecipazione, nel caso in cui il blitz di Orcel andasse in porto, si trasformerebbe in una quota del 3-4% di Unicredit. Considerata la composizione molto frastagliata dell’azionariato della banca di Piazza Aulenti la partecipazione di Crédit agricole, per quanto in apparenza esigua, sarebbe molto pesante. Certamente il gruppo francese sarebbe il principale socio industriale considerando che gli altri azionisti importanti sono un gestore di fondi (Blackrock) e un’assicurazione (Allianz). Un’opportunità che forse a Parigi stanno considerando con interesse.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)