2021-12-10
Ha pagato più di tutti il crac Bpvi
La sede Bpvi. Nel riquadro Adriano Cauduro (Ansa)
Un tumore si è portato via Adriano Cauduro, l’unico top manager ad alzare il velo dell’ipocrisia sulla banca di Vicenza e a non finire sul banco degli imputati. Fu isolato.Su Linkedin, dove a quasi sessant’anni si era rimesso in gioco come «temporary manager», sei mesi fa aveva postato una citazione di Karol Wojtyla. «Fare il bene costa fatica; ma la fatica passa subito e resta il bene; e col bene restano la pace della coscienza e la fierezza della vittoria». Ecco, alla fine Dio solo sa se Adriano Cauduro, l’ex vicedirettore generale della Popolare di Vicenza che trovò il coraggio di mettersi contro l’ex presidente Giovanni Zonin, l’ex amministratore delegato Samuele Sorato e la Banca d’Italia, abbia «vinto». Ieri è morto di tumore in Brianza, tenuto a distanza di sicurezza dalle banche dopo aver alzato il velo dell’ipocrisia sul crac della Vicenza, prima su questo giornale e poi al processo contro gli ex vertici. «Vi svelo in che modo Zonin e Viola hanno distrutto Bpvi», il titolo della sua intervista, pubblicata da La Verità il 16 luglio 2017. Era stato per anni il direttore personale e dal 2009 era uno dei vicedirettori generali. L’unico top manager a non finire sul banco degli imputati, dopo che saltò per aria questa finta popolare. Un istituto dove alle assemblee i dipendenti-soci votavano per alzata di mano e dove regnava solo Zonin, da oltre vent’anni, con la benedizione di Bankitalia e la quasi totale accondiscendenza di sindacati, industriali, politici e giornali locali. Cauduro affermò che «le baciate le avrebbe viste anche un bambino» e non si spiegava come tutti quegli affidamenti concessi in cambio di acquisto di azioni della Bpvi fossero sfuggiti ai controlli fino al 2014, quando arrivarono gl’ispettori della Bce di Mario Draghi. Arrivati i «buoni», ovvero Salvatore Bragantini e Fabrizio Viola, Cauduro fu comunque licenziato perché «non poteva non sapere». Anche se era l’unico top manager a non essere invitato alle riunioni informali a casa Zonin e si era opposto a una serie di assunzioni che servivano solo a parare i controlli. Tutte faccende, insieme alle famose «porte girevoli» tra vigilanti e vigilati, di cui Cauduro, assistito dall’avvocato veronese Natale Callipari, ha riferito in tribunale. «È stato semplicemente un eroe», dice Callipari.Tre anni fa, la scoperta del cancro, contro il quale ha lottato fino a ieri. Cauduro assisteva con un filo d’ironia al perenne riciclarsi di banche e banchieri e non si lamentava mai. Per lui, che aveva fatto il suo dovere da cittadino, nel «sistema» non c’era più posto. Nell’autunno del 2017 incontrò più volte i vertici del Movimento 5 stelle, che in tv sbraitavano contro i banchieri. Spiegò loro molte cose. Gli chiesero di candidarsi alle politiche del 2018. Sparirono anche loro.