2023-10-28
Gli vietarono di giocare all’aperto: «Il bimbo in lockdown va risarcito»
Un parco giochi durante la pandemia di Covid-19 (Imagoeconomica)
I giudici amministrativi siciliani bocciano un’ordinanza di Nello Musumeci: a un undicenne spetteranno 1.000 euro di indennizzo per danno morale. Quanti bisognerebbe chiederne per le scuole chiuse e l’apartheid vaccinale?Non è per i 1.000 euro di risarcimento. Quelli sono simbolici: 200 euro ogni 24 ore di prigionia pandemica. È il principio: privare un bimbo di 11 anni del diritto di giocare fuori, sia pure per cinque giorni, significa infliggergli un danno morale. E non c’è lotta al virus che tenga.L’ha sentenziato il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana, ribaltando la posizione del Tar, che aveva liquidato il ricorso dei legali del ragazzo come priva di interesse, essendo decadute le disposizioni anti Covid di Palazzo Chigi e di Palazzo dei Normanni. Questa settimana è stata depositata la sentenza, relativa alla decisione dello scorso marzo, con la quale i magistrati hanno bocciato l’ordinanza dell’11 aprile 2020, emessa dall’allora presidente Nello Musumeci, ora ministro della Protezione civile. La norma, «contingibile e urgente», vietava persino agli under 18 di uscire di casa. Lockdown totale. Nessuna deroga, neppure per prendere una boccata d’aria e ricrearsi un po’.I dpcm dell’ex premier, Giuseppe Conte, già proibivano le attività ludiche all’esterno. Anche quelle «dei minori accompagnati dai genitori». Tuttavia, ammettevano una sgambata consolatoria «nei pressi della propria abitazione». Ne nacque una delle innumerevoli querelle interpretative, affidate a successive circolari ministeriali. Alla fine si stabilì che i «pressi» equivalevano a massimo 500 metri di distanza dall’appartamento. Una leggina psicotica, simile al famigerato permesso di visitare gli «affetti stabili». Fatto sta che, in Sicilia, vollero essere più drastici. Domiciliari senza ora d’aria. Decisione illegittima, secondo il collegio guidato dal giudice Ermanno de Francisco e composto dai consiglieri Antimo Prosperi, Giuseppe Chinè, Giovanni Ardizzone e Nino Caleca. Le toghe spiegano che le scelte in materia di difesa dal Sars-Cov-2 erano di esclusiva competenza dello Stato, come specifica la Costituzione quando parla di «profilassi internazionale». Ai governatori era stata, sì, riconosciuta la facoltà di adottare regole più stringenti, ma soltanto se si fosse aggravata la situazione epidemiologica - in Trinacria non s’era verificato né pareva imminente «alcun evento ecatombale» - e solo all’interno del perimetro fissato a livello nazionale. Di più. I magistrati si spingono fino a biasimare il malcostume delle Regioni, le quali «perseguivano il consenso semplicemente cercando di primeggiare quanto a imposizioni di divieti alla popolazione». E se stavolta alla graticola è finito Musumeci, non si può non volare col pensiero fino alle intemerate di Vincenzo De Luca, lo sceriffo dei «lanciafiamme» alle feste di laurea, il fustigatore dei vecchi «cinghialoni» fissati con il jogging, il solerte paladino della didattica a distanza e delle mascherine.Sentenza storica, che vendica il pregiudizio recato a «crescita e «formazione psicologica» dei giovani, stabilendo un prezioso precedente giuridico. Ergo, sarebbe il momento di allargare lo sguardo a tutti i soprusi commessi nei confronti di bambini e adolescenti durante la pandemia. E, magari, far partire una valanga di ricorsi. Le Regioni si sono comportate male? Sì. Ma a Roma, Conte e Roberto Speranza non hanno scherzato. Vi ricordate i settori cartoleria dei supermercati sigillati col nastro? Quaderni e colori non erano considerati beni necessari. La vendita al dettaglio fu impedita e la grande distribuzione dovette adeguarsi. Ai piccini, murati vivi, si doveva raccontare che farsi venir voglia di disegnare era un delitto? Che anziché ammazzare il tempo, con quel capriccio avrebbero rischiato di ammazzare il nonno? E cosa dire dei parchi aperti, ma con i giochini sbarrati? Giostre, altalene, scivoli… Nello Stato di pulizia, l’unica trasgressione possibile era la corsetta - a distanza gli uni dagli altri.La somma ingiustizia, comunque, furono le ore di scuola buttate e il ricatto vaccinale, con le discriminazioni tra studenti vaccinati e non vaccinati per la Dad. La pietra tombale sul doppio binario l’ha messa un recentissimo studio condotto da University of Southern California e Stanford, uscito su Jama pediatrics. La ricerca non ha evidenziato alcuna differenza significativa nella durata dell’infettività tra i bimbi inoculati e quelli non inoculati. Tradotto: le vittime dell’apartheid non rappresentavano alcun pericolo per i compagni. Non più dei coetanei portati da mamma e papà negli hub. Istruzione scippata, svago proibito, socializzazione azzerata, boom di disturbi psichiatrici e di gesti autolesionisti: è il bilancio del «modello italiano» applicato ai nostri figli. Anche per rendere loro giustizia bisogna far partire la commissione parlamentare d’inchiesta. Intanto, chi di dovere calcoli a quanto ammontano i danni morali.