2024-01-31
Covid, il ritorno degli indecenti
Alla presentazione del libello dell’ex ministro, i due fautori di diktat e restrizioni inutili (l’Italia ha avuto in proporzione più morti di quasi tutti i Paesi del mondo) si scambiano complimenti. Mentre la Annunziata li vezzeggia e tenta di rilanciare il campo largo.Riunione di cricca alla presentazione del libro di Roberto Speranza, Perché guariremo, ieri a Montecitorio: sul palco, insieme all’autore , il segretario del Pd, Elly Schlein, e il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, introdotti dal vice presidente della Camera, Anna Ascani, e moderati da Lucia Annunziata, editorialista della Stampa. È lei stessa a evidenziare a Conte e Schlein: «Non vi vedete da sei mesi, questa è l’occasione». In platea figurano Susanna Camusso, Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, Dario Franceschini, Gianni Cuperlo, Laura Boldrini, Andrea Orlando, Pierpaolo Sileri e tanti altri. Tutta l’intellighenzia della sinistra stretta nella celebrazione della pessima gestione della pandemia targata Conte e Speranza. L’ex ministro della Salute ieri si è atteggiato a eroe, rivendicando ogni singola azione del suo operato. Non solo, con il suo libro ha inteso offrire soluzioni all’attuale governo, per lui incapace di gestire i problemi. Soffre un evidente calo di attenzione, Speranza, che di continuo ha chiesto al pubblico: «Non è che ci siamo dimenticati di quella stagione?». Trducasi: non è che vi siete dimenticati di me? L’«eroe», nei pochi minuti in cui si ferma davanti ai microfoni, risponde a qualche domanda, a quelle dei soliti volti noti, alle domande dei giornalisti amici, senza mai rispondere alla domanda della Verità: «Perché nel suo libro non parla mai delle cure? Prova rimorso per i pazienti che si potevano salvare?». Gli strappiamo una promessa: «Alla domanda rispondo dopo». A fine convegno, Speranza coglie il nostro cenno e annuisce, ma nel frattempo, con il microfono ancora in mano nel salutare si alza. La sua è una vera e propria fuga. Scappa dalla porta sul retro, seguito da Schlein e Conte, noti ai giornalisti per dichiarare senza rispondere alle domande. Di Covid, all’evento, si parla poco, e solo come vogliono loro. Mai in termini critici. Non si parla di cure, non si parla dei droni che inseguivano i jogger sulla spiaggia, men che meno della follia del green pass, durante l’era di Mario Draghi. Non si parla dell’odio che il governo Conte e quello di Mr Bce hanno scientemente alimentato, per creare quella polarizzazione che serviva a ottenere consenso. Non si poteva parlare di cure, perché loro hanno deciso che parlare di cure significava non parlare di vaccino, creando una dicotomia che ha provocato molti più ricoveri del dovuto e quindi anche molti morti in più. Non se ne parlava allora, non se ne può parlare oggi. Giuseppe Conte interviene nel dibattito sollecitato da una Lucia Annunziata che gli chiede: «Perché se siete stati così bravi tra Pnrr e pandemia, alla fine ha vinto il centrodestra alle ultime elezioni?». Conte va in crisi, tanto che dopo qualche minuto dice: «Aspetti, devo raccogliere le idee» e poi risponde (forse dietro suggerimento): «Avremmo dovuto votare subito dopo». Insomma, loro non sbagliano mai e soprattutto rappresentano la massima espressione di governo che questo Paese ha mai avuto, che fa un po’ rima con la frase più abusata del convegno: «Il periodo più buio», riferito alla pandemia. Tanto che l’avvocato del popolo si complimenta con tutti per il loro lavoro, persino con Domenico Arcuri, commissario straordinario e collezionista di flop. E quando la Annunziata insiste, chiedendogli perché allora non si trovano al governo, lui, all’angolo, dà la colpa al leader di Italia viva, Matteo Renzi, che si sa, «è sempre stato insofferente». Del consenso e dei voti perduti, nulla. Travaglio, responsabilità. Anche Conte è un eroe e anche lui se lo dice da solo, lodando l’operato di sé stesso e del suo governo. Lo ripete anche quando candidamente ammette: «All’inizio abbiamo improvvisato […], lavoravamo di notte». Si dice dispiaciuto per la commissione d’inchiesta e assicura che «sarà un boomerang per chi l’ha concepita come un plotone di esecuzione». Perché, alla fine, grillini e dem dimostreranno che i disastri erano tutta colpa delle Regioni di destra: «Non possono sfuggire». «Ho zero paura della commissione, mi fa pena che un grande Paese come l’Italia debba ridursi a fare polemica sulla cosa più grave che è capitata negli ultimi anni», dice Speranza tra gli applausi. Poi torna sul voto mancato, a febbraio 2021: «Se avessimo potuto votare in quei giorni avremmo vinto senza Renzi». Ma, poveretti, non hanno potuto. Un sacrificio anche quello. Schlein, silente per quasi un’ora, viene chiamata in causa dalla moderatrice e tra un ringraziamento e l’altro sfrutta l’occasione per parlare di scienza e di clima: «Abbiamo ascoltato gli scienziati per la pandemia e non li ascoltiamo per il clima». Insomma, una vetrina, quella di ieri, per officiare un comizio, con picchi di mitomania pura. Come nel momento in cui Giuseppe Conte, nominando i suoi esecutivi, ci aggiunge quello Draghi, rinominandolo «governo Conte-Draghi». Il vero obiettivo del convegno si rende evidente fin da subito. A un certo punto, si smette si far finta che l’argomento sia il Covid e parla solo di alleanze a sinistra.«Nonostante le scelte sbagliate di Meloni, loro una coalizione ce l’hanno», nota Schlein riferendosi al centrodestra. «Noi dobbiamo trovare delle convergenze». Conte risponde: «Se in politica estera non abbiamo una visione comune è meglio discutere adesso». Così come sulla transizione energetica: «Prima di andare al governo». Su una cosa invece i relatori sono d’accordo: nel Conte 2, quello targato Pd-5 stelle, tutti bravi. Piovono applausi, sulla pelle di tanti italiani morti senza cure. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/covid-il-ritorno-degli-indecenti-2667127541.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="quintali-di-balle-carezze-dellannunziata-show-per-elemosinare-il-patto-con-conte" data-post-id="2667127541" data-published-at="1706655095" data-use-pagination="False"> Quintali di balle, carezze dell’Annunziata. Show per elemosinare il patto con Conte Che presentare il best seller mancato non servisse a fare chiarezza, l’avevamo intuito. Ma non immaginavamo che Roberto Speranza arrivasse a raschiare il fondo del barile. E trasformasse l’incontro di ieri, alla Camera, in un patetico teatrino per elemosinare l’alleanza con Giuseppe Conte. L’assessore di Potenza ha detto che gli fa «pena» e «pietà» chi ha voluto la commissione d’inchiesta sul Covid. Certo, lui preferisce i Komintern giallorossi. Ecco spiegato perché l’evento era stato pensato a porte chiuse: non era un convegno, semmai un vertice tra partiti. Ed ecco a cosa serviva la presenza del segretario dem, Elly Schlein, seduta tra l’ex ministro e l’ex premier. Si comprende anche il ruolo di Lucia Annunziata: più che moderatrice, ostetrica di un patto politico che il capo dei 5 stelle, comunque, ha garbatamente rispedito ai mittenti.I convenuti se la sono suonata e cantata da soli. Niente domande. Fuga dal retro alla fine degli interventi. Un oceano di balle. Come le «grandi misure» di welfare attuate dal Conte 2. Quali? I banchi a rotelle? Il bonus monopattini? Il 110?Su un dettaglio, in realtà, Giuseppi è stato onesto: all’inizio dell’emergenza, abbiamo «improvvisato». Parole sue. Finalmente. Quando Francesco Zambon, funzionario dell’Oms, rinfacciò a lui e Speranza la «risposta caotica e creativa» al coronavirus, sorse un caso diplomatico. Ieri, addirittura, l’avvocato pugliese ha svelato quanto rimase stupito, nello scoprire, nelle fatidiche settimane di inizio 2020, che in Italia non c’erano fabbriche di mascherine e respiratori. Toh: mancava un piano pandemico. Il suo prode ministro s’era scordato di farlo aggiornare. E in una di quelle lunghe riunioni, che l’esponente pd ha rievocato, il documento del 2006 fu prontamente rimesso nel cassetto. Le decisioni - si sono vantati i relatori - furono prese «ascoltando i medici». Davvero? Compresi quelli che, al dicastero della Salute, scrissero invano per segnalare che avevano trovato un protocollo terapeutico efficace?Non avrà lo sguardo da rapace, però, all’ex assessore lucano, la faccia tosta non manca. Così, la storia del pasticcio pandemico è diventata, ieri, «una storia che dobbiamo rivendicare». Un dramma dal quale - citiamo la Annunziata - «siamo usciti con successo». E con il record di morti. È l’«alternativa» alla destra che «abbiamo vissuto» e che Speranza ha riproposto a Conte. Una formula semplice: piuttosto che «governare insieme» il Paese, lo avevano chiuso.L’ex ministro e la Schlein, in un’ora e mezza di dibattito, non hanno mai mollato l’osso pentastellato. E pur di circuirlo, hanno fatto in modo che piovessero bufale in sala. La più eclatante? Sceglierne una è duro. Forse l’ha raccontata la leader armocromizzata: siamo stati così bravi, che quando non si poteva uscire portavamo le medicine a casa dei malati. Ma dai: e noi, malfidati, credevamo che il protocollo ufficiale fosse paracetamolo e vigile attesa. Altro che cure domiciliari. O forse no. Forse, la sparata più grossa è stata quella di Speranza: per pompare l’invincibile armata giallorossa, ha giurato che, non fosse stato per la comparsa di Mario Draghi, a febbraio 2021, Pd e M5s avrebbero vinto le elezioni. Vi risparmiamo il dettaglio dei sondaggi dell’epoca: il centrodestra era dato a oltre il 47%. Giuseppi, a suo agio nella tenaglia amorosa, alla fine ha respinto le avances. «Pd bellicista», ha tuonato. Infido apostata della transizione ecologica, con la norma sull’inceneritore a Roma. «Non creeremo un cartello elettorale», ha concluso. Persino Annunziata, rassegnata, ha dovuto interrompere il parto gemellare. Per «Elly» e «Roberto», come li chiamava affettuosamente lei, missione fallita. Ma la Speranza è l’ultima a morire.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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