2021-08-06
La vita di un imprenditore in carcere negli Emirati appesa agli scontri interni ai 5 stelle
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Andrea Giuseppe Costantino continua a rimanere in carcere ad Abu Dhabi senza accuse formali. La situazione non si sblocca. Il vero problema è che i grillini, dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio al sottosegretario Manlio Di Stefano, temono di perdere altri consensi se ritireranno l'embargo contro l'esportazione di armi. A distanza di ormai 8 mesi dalla decisione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio di imporre l'embargo contro l'esportazione di armi, i rapporti tra Emirati Arabi Uniti e Italia è sempre più difficile. Non riguarda solo i rapporti diplomatici tra i due paesi o gli affari che tante aziende italiane svolgono tra Abu Dhabi e Dubai, i cattivi rapporti diplomatici tengono in scacco la vita di Andrea Giuseppe Costantino, imprenditore milanese da più di 4 mesi in carcere senza un'accusa formale. Ancora oggi a Costantino è stata negata ogni tipo di difesa. All'avvocato incaricato dalla famiglia non è stato consentito né di ottenere dall'indagato la sua nomina, né di accedere agli atti per visionare l'eventuale fascicolo e prendere atto dei capi di imputazione, se esistono, né di visitare il detenuto. Qualsiasi sistema giudiziario, a meno che non si una dittatura, prevede che l'accusa sia formalizzata all'indagato al momento dell'arresto eletto domicilio e difensore e quest'ultimo possa accedere al fascicolo del prosecutor per estrarre le fonti di prova e depositare le prime memorie difensive. Non è successo nulla di tutto questo. Dopo un'interrogazione parlamentare di Fratelli D'Italia, il sottosegretario Manlio Di Stefano avrebbe parlato di vaghe ipotesi di accusa in arrivo dagli Emirati Arabi Uniti. Si tratta solo di note verbali, anche perché la Farnesina non ha mai informato la famiglia sulle conversazioni avute tra Costantino e l'Ambasciata italiana. Non c'è nulla di scritto e il tempo passa.La situazione è in stallo ormai da troppo tempo. Con il rischio che la situazione possa peggiorare, come per Chico Forti. Il detenuto italiano rinchiuso in carcere da ormai 20 anni negli Stati Uniti che avrebbe dovuto tornare in Italia in breve tempo dopo l'annuncio di gennaio. Negli ultimi mesi invece sono stati smarriti dei documenti e il rientro tarda ad arrivare. Anche in questo caso Di Maio e la Farnesina continuano a tacere. A rendere ancora più complicata la situazione è il caos interno al Movimento 5 Stelle, in picchiata nei consensi e preoccupato elettoralmente per un passo indietro sull'embargo. Nelle ultime settimane si è aggiunta anche l'annosa questione che riguarda Piaggio Aerospace, azienda della Difesa su cui aveva investito almeno 500 milioni di euro il fondo emiratino Mubadala. La società di Villanova d'Albenga è da ormai 2 anni in amministrazione straordinaria. A quanto pare sarebbe in dirittura d'arrivo la vendita a un fondo svedese, Summa Equity. O almeno il governo continua a sostenerlo, affermazioni che fanno comodo ma non si sa se la trattativa andrà in porto. La soluzione di tutta la vicenda, in pratica, passa attraverso la ripresa dei rapporti commerciali nel settore difesa tra i due stati. Ma l'unico che potrebbe sbloccarla è il presidente del Consiglio Mario Draghi o forse quello della Repubblica Sergio Mattarella, che potrebbe nei prossimi mesi recarsi in visita nei paesi del Golfo. Del resto a giugno l'emanazione della circolare Uama- inviata alle società che avevano i contratti con gli Emirati Arabi Uniti - che non richiede più i Ec rafforzato per i contratti in itinere non è stata sufficiente e non è stata neanche attuata dalle aziende riceventi in quanto priva di supporto giuridico. Per non incorrere in atti potenzialmente illegittimi (ricorso Tar, CdS, cause penali peraltro alcune in itinere) la circolare Uama deve essere supportata da una "Contro risoluzione" parlamentare che, annullando la precedente, autorizza l'export dei materiali ai quali viene meno il vincolo dell'Ec rafforzato, tra i quali le «spare parts» della flotta aerea dimostrativa emiratina (aerei MB339 venduti al tempo dall'Italia). Lo stesso Costantino, nelle sue brevi telefonate, avrebbe spiegato che questo sarebbe l'unico modo per risolvere la situazione. Costantino lavora da oltre 10 anni negli Emirati con una società di trading con autorizzazioni governative anche nel settore Oil and Gas. E' rinchiuso in carcere, anche se le licenze per lavorare sono tutt'ora valide e anche il suo visto è stato da poco rinnovato. Non ha mai avuto problemi di ordine amministrativo o pendenze giuridiche. Nei mesi scorsi l'imprenditore milanese avrebbe spiegato all'ambasciata italiana di essere stato interrogato su un carico di gasolio risalente al 2016; transazione commerciale a normali valori di mercato dell'epoca ramite la sua società Eidon Global Fze di cui è amministratore e unico socio. Acquistò il carico da una società venditrice avente sede negli Emirati e lo rivendette a un'azienda con sede in Yemen. La transazione è stata approvata dagli stessi emiratini. E allora perché è ancora in carcere? Come mai la Farnesina non riesce a fare nulla?
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)