Uno studio italiano riapre un filone di ricerca colpevolmente abbandonato dalla comunità scientifica: il cancro può essere costretto a «riconvertirsi» in forme innocue. Così addio ai danni da chemioterapia.Trasformare una cellula cancerogena maligna in benigna e rendere un tumore reversibile. È una «rivoluzione copernicana» della biologia, vecchia di almeno 80 anni, ma persa nella corsa (più remunerativa) per correggere la mutazione molecolare. Si chiama tumor reversion (reversione tumorale), un solido filone di ricerca promettente noto dall’inizio del Novecento, ma dal percorso frammentato, che è però stato ricostruito grazie a uno studio italiano pubblicato nella rivista internazionale Oncology Reports. «Se si impiantano cellule tumorali in un embrione nelle prime fasi di sviluppo, il tumore non progredisce. Se si impiantano quando è sviluppato, il tumore progredisce. A fare a differenza è il microambiente», spiega alla Verità Andrea Pensotti, ricercatore del Campus biomedico di Roma che, per la tesi di dottorato, ha portato avanti il lavoro al System Biology Group Laboratory del dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma, coordinato da Mariano Bizzarri, e con il contributo della professoressa Marta Bertolaso. «Tanti hanno pubblicato - sulla banca dati più importante, Pubmed, ci sono almeno 350 articoli in materia - ma in modo sporadico e disordinato», osserva Pensotti. «Finalmente questa conoscenza consolidata e di solidità scientifica è stata messa insieme in modo sistematico, organizzato, ma siamo al paradosso. Nonostante ci sia l’evidenza che lavorando sul microambiente cellulare si possono rinormalizzare le cellule tumorali, i finanziamenti sono sull’editing, cioè sulla riparazione delle mutazioni genetiche». Dal lavoro emergono due punti di convergenza di tutta la letteratura scientifica sulla reversibilità delle cellule tumorali. Gli embrioni animali nelle loro prime fasi di sviluppo, dimostrano una naturale autodifesa dai tumori e ciò si deve al loro microambiente, ovvero ad alcune sostanze (o segnali biologici) che ne determinano l’evoluzione vitale. Le stesse sostanze, in particolare microRna, che nell’embrione guidano la differenziazione cellulare e la formazione di organi e apparati, esercitano un controllo anche sulle cellule tumorali, fino ad indurne la conversione in cellule benigne. «Da molti anni vediamo che le terapie mediche utilizzate per il trattamento dei tumori hanno segnato il passo. In cardiologia, in cinquant’anni la mortalità è calata del 75%, quella dei tumori, complessivamente si è ridotta del 5%», osserva il professor Bizzarri, citando dati americani. «Abbiamo fatto grandi progressi in diagnostica, chirurgia e radioterapie oncologiche, ma nelle terapie mediche, a parte delle eccezioni, nei tumori del pancreas, colon e polmoni, la mortalità è rimasta sostanzialmente la stessa e sappiamo che anche quando usiamo farmaci targettizzati, cioè specifici per un bersaglio molecolare, funzionano, ma questi bersagli, per la caratteristica intrinseca della cellula tumorale, sono instabili ed eterogenei. Usando il classico approccio della chemioterapia, con il bombardamento indiscriminato», spiega il professore, «finiamo per uccidere le cellule sensibili, ma selezioniamo varianti sempre più resistenti. Come in ambito militare, se non sono sicuro di uccidere tutti, sono costretto a trovare un accordo. Con la reversione tumorale, immettiamo nell’ambiente le istruzioni per privare le cellule cancerogene della capacità di invadere e metastatizzare». Secondo Bizzarri «bisogna affrontare un cambio di paradigma. Siamo fermi sul fatto che il tumore è dovuto alle mutazioni e che devono essere eliminate con bombardamenti a tappeto, come la chemioterapia. Invece il problema è come si comporta la cellula mutata all’interno di una comunità: su questo si può agire dando le istruzioni nell’ambiente». La dinamica cellulare ha caratteristiche simili alla sociologia. «Se cambio le condizioni nel microambiente, le cellule tumorali possono regredire e imboccare una via di redenzione. Questo principio si applica già nella terapia del leucemia promielocitica. In prima linea, contro questo tumore, si usa un fattore naturale come la vitamina A, che non è un chemioterapico». A tale proposito, in Italia, a breve, verrà pubblicato un lavoro condotto proprio Bizzarri e Pensotti che hanno identificato gli specifici micro-Rna degli estratti di uova di zebrafish (un piccolo esemplare tropicale ad alta compatibilità genetica con l’essere umano) e di trota, coinvolti nell’indurre i processi di reversione tumorale. Le piccole molecole di micro Rna, sono stabili e sono coinvolte in numerosi processi di regolazione genica. Il team del professor Bizzarri, trattando una linea cellulare aggressiva di tumore al seno (MDA-MB-231) con diverse tipologie di estratti di uova di pesce, è riuscito a indurre la reversione tumorale: le cellule hanno perso la loro capacità di migrare ed invadere altri tessuti (metastatizzare). Studi successivi (in fase di pubblicazione) hanno mappato l’intera catena di segnali biologici mediati dai micro-Rna che inducono questi processi. Gli effetti positivi dei micro-Rna di zebrafish e di trota sono stati osservati su moltissime linee tumorali, del tumore del colon, del polmone, del fegato e della mammella. «Non si sta proponendo un rimedio alternativo, ma sinergia», sottolinea Bizzarri, «abbiamo infatti visto che l’estratto ha aumentato l’efficacia di chemioterapici». Ma i finanziamenti per la ricerca latitano. Il trattamento ha un limite: è poco remunerativo. «Per curare un paziente con cancro, si spende circa 100.000 euro l’anno in trattamenti. Il nutraceutico testato costa circa 40 euro al mese», conclude Bizzarri.
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I tassi restano fermi. Forse se ne parlerà a dicembre. Occhi sulla Francia: «Pronti a intervenire per calmare i mercati».
Peter Mandelson, amico di Jeffrey Epstein, e Keir Starmer (Getty)
Il primo ministro: «Rimosso per rispetto delle vittime». Pochi giorni fa lo difendeva.
Il problema non sono i conti pubblici, ma il deficit della bilancia commerciale. Dovuto a una moneta troppo forte, che ha permesso acquisti all’estero illimitati. Ora per tornare competitivi serve rigore, ma senza poter smorzare le tensioni sociali con la svalutazione.