2025-04-03
La Corte dei conti Ue stronca il piano sulle reti elettriche. Il mercato unico è un’utopia
I magistrati europei bocciano gli investimenti insufficienti. E chiariscono: in futuro l’eventuale calo del costo dell’energia dovuto alle rinnovabili non si vedrà in bolletta.Nuova indagine della Corte dei conti europea e nuova stroncatura per la Commissione. Potenziare la rete elettrica europea è uno dei più importanti fattori per la creazione di un mercato unico dell’energia, così come è indispensabile investire nella rete per consentire alle fonti rinnovabili di esportare l’energia prodotta verso i centri di consumo. Ma la Corte certifica che gli obiettivi di un mercato unico e di una rete pronta a reggere l’assalto delle fonti rinnovabili sono molto lontani. Nel rapporto «Preparare la rete elettrica dell’Ue all’azzeramento delle emissioni nette», la Corte con sede in Lussemburgo rileva gravi mancanze nel cammino verso una rete elettrica europea all’altezza delle aspettative.La modernizzazione della rete dovrebbe accelerare, ma secondo la Corte è ostacolata da una carente pianificazione delle reti, da lunghe procedure di autorizzazione e dalla scarsa accettazione da parte dei cittadini, nonché da carenza di attrezzature, materiali e manodopera qualificata.La rete elettrica europea, dice la Corte, «deve consentire il consumo di energia elettrica e integrare in modo affidabile l’energia da fonti rinnovabili […], mantenendo al contempo l’energia elettrica a prezzi accessibili».Il documento della Corte però è molto chiaro: gli attuali piani d’investimento dei gestori di rete valgono nel complesso circa 1.800 miliardi di euro tra il 2024 e il 2050, una cifra inferiore al fabbisogno d’investimenti stimato dalla Commissione, che va dai 2.000 ai 2.300 miliardi. Il semplice mantenimento del livello attuale di investimenti non sarà sufficiente. La rete Ue è lunga 11,3 milioni di chilometri, pari a 282 volte il giro della Terra, con 30 gestori dei sistemi di trasmissione e 2.500 gestori della distribuzione locale che servono 266 milioni di clienti (famiglie e imprese). La complessità è dunque notevole.La spinta all’elettrificazione dei consumi energetici, basti pensare all’auto elettrica, comporta un rinnovamento ed una estensione della rete elettrica europea. Si tratta dunque di aggiungere nuove tratte e di potenziare e rinnovarne altre. Gli attuali piani di investimento valgono circa 70 miliardi all’anno, pari allo 0,41% del Pil dell’Unione, fino al 2050. Ma la Commissione europea dice che servirebbero tra gli 80 e i 90 miliardi ogni anno fino al 2050. Si genera così un grosso problema: lo sviluppo della produzione a fonte rinnovabile procede molto più velocemente dello sviluppo della rete. Le richieste di connessione alla rete di nuovi impianti da fonte rinnovabile si accumulano mentre le reti procedono a rilento. Lo sfasamento dei tempi produce un rallentamento nella connessione dei nuovi impianti.Ma anche quando gli impianti vengono connessi, sulla rete si creano le congestioni, giacché l’eccesso di produzione non può essere esportato verso altre zone per le carenze della rete. Secondo l’Acer (il regolatore europeo del settore energetico) nel 2023 le congestioni sono salite in Europa del 14,5% rispetto al 2022. Questo porta con sé costi di sistema che nel 2023 sono stati di 4,3 miliardi di euro e una quantità di energia elettrica non prodotta pari a 12 miliardi di kilowattora. Il che equivale a dire che una quantità pari all’11% della produzione da fonti rinnovabili dell’intera Ue è stata buttata via.La Corte rileva poi che, fatta eccezione per le reti transfrontaliere di interesse comune, non esiste un coordinamento nello sviluppo delle reti né esiste uno standard europeo di pianificazione della rete. I gestori di rete non sono tenuti ad allineare i propri scenari alle proiezioni dell’Ue, né i distributori si coordinano tra di loro all’interno degli Stati.La Corte riconosce che è possibile ridurre gli investimenti nelle reti a condizione che la produzione diventi più flessibile. Questo però comporta investimenti dei produttori in capacità di accumulo, per cui a livello di sistema servono comunque molti denari.Il rapporto certifica altresì, richiamando un documento della stessa Commissione, che i prezzi dell’energia elettrica rimarranno sostanzialmente stabili nel lungo periodo, per imprese e famiglie. Non c’è traccia, dunque, del proclamato calo dei prezzi dell’energia. Anzi, la Corte dice che l’impatto a lungo termine degli investimenti nella rete sulla bolletta dell’energia elettrica è poco chiaro e difficile da prevedere. In sostanza, l’eventuale calo del costo dell’energia sarà compensato dall’aumento dei costi di rete, per cui in bolletta non cambierà nulla. Gli investimenti fatti dai gestori di rete, infatti, vengono recuperati nelle bollette. Dice la Corte: «È difficile trovare un equilibrio tra soddisfare il fabbisogno di investimenti e garantire che le bollette dell’energia elettrica restino ad un livello economicamente accessibile per i consumatori, specie per le famiglie e le industrie ad alta intensità energetica».Insomma, come da anni andiamo ripetendo, nel tempo il calo dei prezzi dell’energia sarà compensato dall’aumento dei costi del sistema e della rete. Il Green deal aumenta la complessità e le necessità di sicurezza del sistema, e questo ha dei costi. Continuare a nasconderlo non fa il bene di nessuno.