Affettività e masturbazione entrano nelle ore di lezione di una quinta elementare. La corsa a somministrare lezioni di erotismo a un'età sempre più bassa continua. L'unico tabù è la generatività.In provincia di Bergamo hanno spiegato il sesso orale in una quinta elementare. Si trattava di educazione all'affettività e aveva anche lo scopo di far conoscere ai bambini il loro corpo. Alla scuola non viene in mente che l'affettività è un normale componente umano e non deve essere insegnata e che il bambino il proprio corpo lo conosce già? Notizia delle scorse settimane riportata dai quotidiani inglesi è che in centinaia di scuole inglesi sono state introdotte lezioni di educazione sessuale del programma nominato «All about me» dedicato a bambini tra i 6 e i 10 anni, i quali verranno introdotti alla «self stimulation», ovvero alla masturbazione. In 240 scuole in Uk sono stati fatti corsi di autotoccamento. Come ci siamo arrivati? Un po' alla volta. Ed è drammaticamente sbagliato. Cosa avete mangiato l'ultima volta? Ritornate con la memoria al vostro ultimo pasto, ce l'avete bene nella mente? Aggiungete, se ci sono stati, la tazzina di caffè e il mezzo bicchiere di vino. Quello che avete mangiato era etico oppure no? Che razza di domanda. Era un pranzo. Ora immaginate di mettere tutto, incluso vino e caffè, in un frullatore, di frullarlo e poi somministrarlo col biberon a un neonato. Potreste ucciderlo oppure distruggere per sempre la sua funzionalità epatica o renale. La stessa cosa nell'età sbagliata è un crimine. Ora c'è una corsa mortale, nel senso letterale del termine, a somministrare alla più bassa età possibile le istruzioni di un erotismo sguaiato e insulso, completamente slegato dalla sessualità vera, che è generativa, completamente slegato dall'informazione che dall'atto sessuale possono nascere bellissimi bambini, e dato che può generare la vita l'atto sessuale deve essere magnifico, un atto fatto con maturità e affetto. L'atto sessuale ridotto a strofinio da cui si traggono, forse, sensazioni piacevoli, con il preservativo venduto come prevenzione certa di gravidanze e malattie indesiderate, è cultura di morte, è la condanna a morte di una civiltà, e noi ci stiamo estinguendo, ma è anche una condanna a morte della libertà di un bambino di crescere col suo tempo, una condanna a morte del suo pudore ed è il pudore il custode della sessualità vera, ma anche il custode dell'infanzia. Il terrore è che, Dio non voglia, il bambino possa avere qualche tabù, quindi gli si rovescia sulla testa una valanga di informazioni che sarebbero sovrabbondanti per la tenutaria di un bordello. Il bambino deve essere edotto anni su come ci si masturba. Gli insegnate anche a mettersi le dita nel naso o presumete che almeno quello lo imparerà da solo? Imparerà da solo, quindi potete risparmiarvi la fatica. Vale lo stesso anche per la masturbazione. Impara da solo, lo scopre da solo e soprattutto lo scopre all'età perfetta per lui, età che varia da caso a caso, quindi è buona regola che gli adulti stiano fuori dai piedi e i bambini faranno da soli. E soprattutto se la masturbazione l'ha imparata a scuola, chi lo convincerà mai che forse il salotto della nonna, l'autobus e il concerto di piano della sorella maggiore non sono il luogo più idoneo? In più grazie alla pornografia l'autoerotismo può diventare una dipendenza, che copre un numero folle di ore tutti i giorni e che impedisce la sessualità: troppo difficile uscire e cercarsi una vera donna, meglio Youporn. La pornografizzazione dell'infanzia è presente anche nei libri per ragazzi. Un gioco da ragazzi, Un gioco da ragazze sono i titoli di due libri che uso come esempio, perché pubblicati da una casa editrice «alta», perché approvati dall'Associazione medici americani: il gioco da ragazzi/e è la pubertà. Cos'è il sesso? Cosa è la pubertà e le meravigliose trasformazioni del corpo e della mente che si verificano in quel preciso periodo della vita di ogni essere umano? Sempre che non intervenga il farmaco che blocca la pubertà è ovvio… Sono «un gioco da ragazze» o «da ragazzi». Ebbene sì. Così infatti si intitolano due libri di educazione sessuale destinati ai bambini di circa 10-14 anni, uno per le femminucce, l'altro per i maschietti, che hanno ricevuto l'approvazione (imprimatur per gli eventuali lettori latinisti) dell'Ama, l'American medical association, come ci testimonia un bollino sulla copertina di essi. Non solo: da evidenziare è il fatto che sono stati pubblicati dalla Erickson, le cui pubblicazioni, come ci spiega il sito ufficiale italiano della casa editrice, «sono punto di riferimento a livello nazionale e tradotte in oltre 40 Paesi nell'ambito dell'educazione, della didattica, della psicologia e del lavoro sociale». Dunque dovremo dedurne che ciò che viene proposto dalla Erickson e dall'Ama sia quanto di più professionale ci sia, quanto di più adatto e raccomandabile possiamo trovare per i bambini dell'età alla quale questo materiale è destinato. Oppure, visto l'andazzo dei tempi che corrono, se abbiamo un approccio un pochino sospettoso e critico, che alcuni definiscono complottistico per svilirlo, possiamo pensare che questo sia il messaggio che chi detiene il potere vuole che arrivi ai bambini di dieci anni per educarli fin da piccoli secondo certe linee di pensiero. E qui ci viene in aiuto quanto dichiarato dallo stesso sito della Erickson. È tutto esplicito e per di più scritto in grassetto: «Erickson è una realtà che da 35 anni propone libri e corsi di formazione con l'obiettivo di diffondere una cultura dell'inclusione». E dunque ecco trovato l'inganno, la parolina «inclusione», ormai inflazionata e parte di quel dizionario del politicamente corretto che vuole insegnarci cosa è giusto pensare. Ma andiamo a vedere cosa c'è scritto nei due libri. Alla domanda «Che cos'è il sesso?» si trova la seguente risposta: «Si può fare in molti modi. Due dei più comuni sono il rapporto sessuale e il sesso orale. Il rapporto sessuale è quando un pene eretto entra nella vagina. Il sesso orale è quando una persona usa la bocca per stimolare i genitali di un'altra persona. Si fa sesso anale quando un pene eretto entra nell'ano. Queste sono tutte attività sessuali». Ma la domanda era un'altra, la risposta esatta sarebbe stata «il sesso è il modo creato dalla biologia per dare vita alla generazione successiva». Inoltre non dice neanche che si prova del piacere. Questo è ciò che insegnano ai nostri bambini alle scuole elementari e alle medie. E la cosa più tragica è che in queste sciagurate lezioni, in queste tristissime pubblicazioni nessuno dica la verità: l'amore tra un uomo e una donna può essere magnifico e può generare la vita, che è magnifica.
La poetessa russa Anna Achmatova. Nel riquadro il libro di Paolo Nori Non è colpa dello specchio se le facce sono storte (Getty Images)
Nel suo ultimo libro Paolo Nori, le cui lezioni su Dostoevskij furono oggetto di una grottesca polemica, esalta i grandi della letteratura: se hanno sconfitto la censura sovietica, figuriamoci i ridicoli epigoni di casa nostra.
Obbligazionario incerto a ottobre. La Fed taglia il costo del denaro ma congela il Quantitative Tightening. Offerta di debito e rendimenti reali elevati spingono gli operatori a privilegiare il medio e il breve termine.
Alice ed Ellen Kessler nel 1965 (Getty Images)
Invece di cultura e bellezza, la Rai di quegli anni ha promosso spettacoli ammiccanti, mediocrità e modelli ipersessualizzati.
Il principe saudita Mohammad bin Salman Al Sa'ud e il presidente americano Donald Trump (Getty)
Il progetto del corridoio fra India, Medio Oriente ed Europa e il patto difensivo con il Pakistan entrano nel dossier sulla normalizzazione con Israele, mentre Donald Trump valuta gli effetti su cooperazione militare e stabilità regionale.
Le trattative in corso tra Stati Uniti e Arabia Saudita sulla possibile normalizzazione dei rapporti con Israele si inseriscono in un quadro più ampio che comprende evoluzioni infrastrutturali, commerciali e di sicurezza nel Medio Oriente. Un elemento centrale è l’Imec, ossia il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa, presentato nel 2023 come iniziativa multinazionale finalizzata a migliorare i collegamenti logistici tra Asia meridionale, Penisola Arabica ed Europa. Per Riyad, il progetto rientra nella strategia di trasformazione economica legata a Vision 2030 e punta a ridurre la dipendenza dalle rotte commerciali tradizionali del Golfo, potenziando collegamenti ferroviari, marittimi e digitali con nuove aree di scambio.
La piena operatività del corridoio presuppone relazioni diplomatiche regolari tra Arabia Saudita e Israele, dato che uno dei tratti principali dovrebbe passare attraverso porti e nodi logistici israeliani, con integrazione nelle reti di trasporto verso il Mediterraneo. Fonti statunitensi e saudite hanno più volte collegato la normalizzazione alle discussioni in corso con Washington sulla cooperazione militare e sulle garanzie di sicurezza richieste dal Regno, che punta a formalizzare un trattato difensivo bilaterale con gli Stati Uniti.
Nel 2024, tuttavia, Riyad ha firmato in parallelo un accordo di difesa reciproca con il Pakistan, consolidando una cooperazione storicamente basata su forniture militari, addestramento e supporto politico. Il patto prevede assistenza in caso di attacco esterno a una delle due parti. I governi dei due Paesi lo hanno descritto come evoluzione naturale di rapporti già consolidati. Nella pratica, però, l’intesa introduce un nuovo elemento in un contesto regionale dove Washington punta a costruire una struttura di sicurezza coordinata che includa Israele.
Il Pakistan resta un attore complesso sul piano politico e strategico. Negli ultimi decenni ha adottato una postura militare autonoma, caratterizzata da un uso esteso di deterrenza nucleare, operazioni coperte e gestione diretta di dossier di sicurezza nella regione. Inoltre, mantiene legami economici e tecnologici rilevanti con la Cina. Per gli Stati Uniti e Israele, questa variabile solleva interrogativi sulla condivisione di tecnologie avanzate con un Paese che, pur indirettamente, potrebbe avere punti di contatto con Islamabad attraverso il patto saudita.
A ciò si aggiunge il quadro interno pakistano, in cui la questione israelo-palestinese occupa un ruolo centrale nel dibattito politico e nell’opinione pubblica. Secondo analisti regionali, un eventuale accordo saudita-israeliano potrebbe generare pressioni su Islamabad affinché chieda rassicurazioni al partner saudita o adotti posizioni più assertive nei forum internazionali. In questo scenario, l’esistenza del patto di difesa apre la possibilità che il suo richiamo possa essere utilizzato sul piano diplomatico o mediatico in momenti di tensione.
La clausola di assistenza reciproca solleva inoltre un punto tecnico discusso tra osservatori e funzionari occidentali: l’eventualità che un’azione ostile verso Israele proveniente da gruppi attivi in Pakistan o da reticolati non statali possa essere interpretata come causa di attivazione della clausola, coinvolgendo formalmente l’Arabia Saudita in una crisi alla quale potrebbe non avere interesse a partecipare. Analoga preoccupazione riguarda la possibilità che operazioni segrete o azioni militari mirate possano essere considerate da Islamabad come aggressioni esterne. Da parte saudita, funzionari vicini al dossier hanno segnalato la volontà di evitare automatismi che possano compromettere i negoziati con Washington.
Sulle relazioni saudita-statunitensi, la gestione dell’intesa con il Pakistan rappresenta quindi un fattore da chiarire nei colloqui in corso. Washington ha indicato come priorità la creazione di un quadro di cooperazione militare prevedibile, in linea con i suoi interessi regionali e con le esigenze di tutela di Israele. Dirigenti israeliani, da parte loro, hanno riportato riserve soprattutto in relazione alle prospettive di trasferimenti tecnologici avanzati, tra cui sistemi di difesa aerea e centrali per la sorveglianza delle rotte commerciali del Mediterraneo.
Riyadh considera la normalizzazione con Israele parte di un pacchetto più ampio, che comprende garanzie di sicurezza da parte statunitense e un ruolo definito nel nuovo assetto economico regionale. Il governo saudita mantiene l’obiettivo di presentare il riconoscimento di Israele come passo inserito in un quadro di stabilizzazione complessiva del Medio Oriente, con benefici economici e infrastrutturali per più Paesi coinvolti. Tuttavia, la gestione del rapporto con il Pakistan richiede una definizione più precisa delle implicazioni operative del patto di difesa, alla luce del nuovo equilibrio a cui Stati Uniti e Arabia Saudita stanno lavorando.
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