2021-01-14
Corruzione, Arcuri ancora nei guai. «In un quarto d’ora fatti 50 milioni»
Il commissario e il suo braccio destro citati in una intercettazione tra Mario Benotti e il sodale Vincenzo Tommasi. Uno degli indagati cambia avvocato e sceglie l'amico di infanzia del procuratore Ielo, titolare del fascicoloIl commissario straordinario per l'emergenza Covid Domenico Arcuri è ancora indagato per corruzione presso il Tribunale di Roma nell'inchiesta per la fornitura monstre dalla Cina di 801 milioni di mascherine al prezzo di 1,25 miliardi di euro. Il giudice per le indagini preliminari sta riflettendo sulla richiesta d'archiviazione presentata dalla Procura di Roma. Il nome del gip è per ora top secret visto che i pm hanno sì depositato alcune intercettazioni, ma non i decreti autorizzativi firmati dal giudice. In questo modo la toga potrà decidere senza essere pressata da giornali e tv come era capitato in altre inchieste ad alto tasso mediatico. Dall'indice degli atti depositati al Riesame apprendiamo il 15 ottobre oltre ad Andrea Vincenzo Tommasi, Mario Benotti, Antonella Appulo e Daniele Guidi sono finiti sul registro degli indagati con l'accusa di corruzione anche l'imprenditore ecuadoriano Jorge Edisson Solis San Andres e la figlia Dayanna Andreina. Il 9 novembre ci sarebbero state due nuove iscrizioni e una «modifica di tutte le qualificazioni giuridiche del fatto». I nuovi indagati quel lunedì sono diventati Arcuri e il suo braccio destro Antonio Fabbrocini, «pubblico ufficiale inserito nella struttura commissariale con delega agli approvvigionamenti». Anche in questo caso la contestazione era il reato di corruzione. Ma nei decreti di perquisizione del 3 dicembre 2020 l'accusa è divenuta traffico illecito di influenze, un reato antitetico rispetto alla corruzione (o c'è l'uno o c'è l'altra) e dall'elenco degli indagati sono spariti Arcuri, Fabbrocini e la giovane Dayanna, mentre è comparsa la compagna e socia di Benotti, Daniela Rossana Guarnieri, e l'accusa per la Appulo è passata da corruzione a ricettazione (per aver goduto di parte del presunto provento illecito, per l'esattezza 53.000 euro). In Procura fanno sapere che per archiviare i tre soggetti usciti dalle indagini è stato effettuato uno stralcio e aperto un nuovo fascicolo ora all'attenzione del gip che potrà decidere di prosciogliere il commissario e gli altri due coindagati, ma anche chiedere nuove investigazioni o decidere di fare un'imputazione coattiva. Ovviamente Arcuri resterà indagato sino a quando il gip non si pronuncerà. Ma ricostruiamo, con le carte a disposizione, la genesi che ha portato all'iscrizione di Arcuri e Fabbrocini. Partiamo dal 15 ottobre. In tale data il pm Gennaro Varone ricorda che gli indagati (in quel momento sei) sono accusati di corruzione «perché Tommasi […] agendo in concorso con Daniele Guidi (definito da Tommasi "partner delle mascherine") per l'asservimento ai suoi scopi privati […] di Antonella Appulo, funzionario presso il ministero delle infrastrutture e trasporti, la quale offriva le necessarie entrature, e altri pubblici ufficiali da individuarsi, all'interno dell'ufficio del commissario straordinario». Quindi la Appulo, ex segretaria del ministro Graziano Delrio e, in realtà, ex funzionaria del Mit, viene individuata da Varone come possibile collettore delle mazzette avendo ricevuto da Tommasi 53.000 euro (giustificati da un contratto da pierre). Ma per l'inquirente, l'imprenditore avrebbe concordato anche con «altri funzionari» l'affidamento delle forniture a specifiche società cinesi, «con l'intesa che sul prezzo pagato dal Governo italiano sarebbe stata caricata la propria provvigione e quella spettante (in forza di ulteriore patto occulto) alla Microproducts di Mario Benotti per complessivi 71 milioni, in mancanza di formalizzazione del rapporto di mediazione con la Pubblica amministrazione». Non è finita. Tale provvigione, secondo il pm, avrebbe costituito «utilità corruttiva che i pubblici ufficiali garantivano al terzo, nonché a se stessi, attendendone, secondo gli accordi, il riversamento di quote parte». Quindi a metà ottobre gli inquirenti sono a caccia dei pubblici ufficiali che avrebbero intascato le mazzette e venticinque giorni dopo ritengono di averli individuati in Arcuri e Fabbrocini. Che cosa è accaduto a ridosso del 9 novembre che ha convinto i pm a iscrivere i due manager pubblici sul registro degli indagati?Negli atti c'è un'intercettazione del 3 novembre tra Tommasi e Benotti, dove i due parlano di Arcuri e Fabbrocini come di una sorta di slot machine. Benotti (ride): «Ti ricordi quando gli mandasti la mail che dovevano dare fuori 100 milioni, si sbrigarono e dopo un quarto d'ora ne tirano fuori cinquanta…». In un altro passaggio Benotti immagina di fare arrivare «interi aeroplani di guanti» e Tommasi replica che «c'è poco gusto», perché c'è «poco guadagno, un cazzo e c'è tanto casino». A novembre Benotti è accusato di aver utilizzato il «suo rapporto personale con Domenico Arcuri […] per l'asservimento […] della pubblica funzione e degli atti d'ufficio di Arcuri e Fabbrocini» e di aver concordato «con questi ultimi l'affidamento diretto a società cinesi» delle forniture, con relative provvigioni multimilionarie. Però Arcuri e Fabbrocini (controllati attraverso intercettazioni e tabulati) sono usciti rapidissimamente dall'inchiesta, tanto che già nel decreto di perquisizione del 3 dicembre 2020 non comparivano più come indagati nel procedimento madre. E anzi, in occasione dei sequestri, il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha puntualizzato la totale estraneità del commissario rispetto all'inchiesta (in cui in quel momento era ancora indagato). Nel frattempo Benotti ha cambiato avvocato, scegliendo Salvino Mondello. Una decisione che ha suscitato più di un commento. L'inchiesta è infatti coordinata da Ielo, molto amico del legale, al punto da aver chiesto nel 2016 di astenersi in un procedimento in cui un indagato (al pari di Benotti) aveva sostituito il vecchio difensore con Mondello. L'aggiunto, «ben consapevole che la nomina di Mondello potesse essere un tentativo di captatio benevolentiae nei suoi confronti», aveva scritto al procuratore Giuseppe Pignatone: «Le rappresento che conosco l'avvocato Mondello fin dalla scuola media superiore e che con il medesimo intrattengo ottimi rapporti di amicizia che si nutrono anche di incontri, contenuti nei termini temporali, nei periodi festivi (fine anno ed estate)». Pignatone, però, non riscontrò «elementi tali da giustificare l'astensione». E così Mondello, negli anni successivi, è diventato il legale di altri indagati eccellenti in processi romani contro la pubblica amministrazione. Da parte sua, Ielo avrebbe «interrotto ogni forma di frequentazione e di rapporti con il professionista» che vedrebbe «solo in ufficio e in relazione ai procedimenti in essere». Insomma Mondello ha trovato un tesoro, ma ha perso un amico.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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