2021-11-27
Corruzione, archiviata l’ex Csm. Per il gip i regali «valevano poco»
Paola Balducci aveva ricevuto da Fabrizio Centofanti cosmetici e viaggi per 3.000 euroUn soggiorno in un resort toscano risalente al 2015 da 582 euro, un weekend a Barcellona in un B&b di lusso costato 1.425 euro nel 2016, una fornitura di prodotti per estetica al Grande Hotel via Veneto di Roma per 1.133 euro il 18 giugno 2016, una seconda fornitura di prodotti di bellezza da 542 euro e un trattamento benessere da 166 euro nella stessa struttura e nella stessa data. Ma l'accusa di corruzione, «in assenza di prova del sinallagma corruttivo» e «considerata l'esiguità della stessa», finisce in archivio. Sotto accusa era finita la ex consigliera rossa Paola Balducci, professoressa universitaria all'epoca dei fatti membro laico del Csm. Tutto è cominciato nel periodo dell'inchiesta sullo stratega delle nomine Luca Palamara, che in una intercettazione telefonica aveva affermato, dopo aver letto un articolo ed essersi dichiarato vittima di un complotto, che «Centofanti gli ha pagato tutte le vacanze alla Balducci». Palamara lamentava, inoltre, che «la notizia», ha riportato il pm Fabrizio Tucci nella richiesta di archiviazione (vistata dal procuratore Michele Prestipino), «non era stata divulgata in quanto sarebbe stato l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone (anche ex amico di Palamara, ndr) a presentare Centofanti alla Balducci. L'altro protagonista di questa storia, infatti, è l'imprenditore e «lobbista», così lo definisce proprio Balducci, Fabrizio Centofanti. Dalle indagini è emerso che, «contrariamente a quanto lasci intendere Palamara», specifica il pm, «il suo rapporto (di Balducci, ndr) con Centofanti era risalente nel tempo, all'incirca a metà degli anni '90, allorquando aveva assunto la difesa della società del gruppo Acquamarcia spa, alle cui dipendenze lavorava all'epoca Centofanti». Sentita dai pm, la Balducci si è difesa sostenendo che del soggiorno in Toscana non ricordava i dettagli e che «probabilmente era stata ospite di Centofanti e della compagna». Per Barcellona «non era in grado di fornire inficazioni». E per i prodotti estetici «aveva pensato si trattasse di una offerta promozionale». In una memoria difensiva, poi, ha spiegato che in Toscana aveva pagato lei, fornendo estratto conto. Il pm romano sottolinea quindi che «rimangono prive di giustificazioni erogazioni per un valore complessivo di poco superiore ai 3.000 euro». Elementi questi ritenuti dal pm insufficienti per sostenere l'accusa in giudizio. Il gip Paola Della Monica condivide l'impostazione della Procura. Ma osserva che, se per la Balducci nel fascicolo sono presenti verbali di interrogatorio e memorie difensive, per Centofanti (compulsato a Perugia per incastrare Palamara) non c'è «alcuna dichiarazione o allegazione difensiva». Poi passa alle valutazioni sull'ex consigliera del Csm, evidenziando «profili di contraddittorietà» nella linea difensiva. Scrive il gip: «Per un verso sembra potersi cogliere una valutazione non proprio lusinghiera dell'operato di Centofanti, descritto come un “lobbista", e come una persona incline a stabilire relazioni non scevre da interventi difficili da inquadrare, ambigui. A fronte di una certa presa di distanza c'è poi la giustificazione all'accettazione delle regalie che viene indicata nel lungo e risalente rapporto di amicizia». Ma proprio di quel duraturo rapporto di amicizia, sottolinea il gip, «non si forniscono evidenze». Permane quindi, secondo il giudice, «una certa ambiguità nella ricostruzione del rapporto e appare quanto meno inopportuno che Balducci, pur conoscendo da molti anni Centofanti come un lobbista, abbia accettato regalie che si collocano nel periodo di svolgimento del mandato». La conclusione è però favorevole a Balducci e Centofanti. Il gip ritiene che «le erogazioni potrebbero essere espressione di una attività di avvicinamento al consigliere del Csm con intenti specificamente corruttivi». Ma precisa anche che manca la prova del «sinallagma corruttivo». E considerata «l'esiguità» delle elargizioni ritiene che non si sia raggiunta «la soglia minima della corruzione», perché non è stato possibile trovare correlazione fra la remunerazione e l'esercizio della funzione. Un'inedita «soglia di punibilità» che sembra prendere atto della prassi dei palazzi romani. Prassi che ha portato alla radiazione di Palamara, ex collega della Balducci. Qui, invece, caso chiuso. E senza l'interrogatorio del presunto corruttore.
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