2023-11-25
Il «Corriere» mena i maschi ma elogia Haber
Alessandro Haber (Getty Images)
Cortocircuito in via Solferino, tra le paginate dedicate alla rieducazione del sesso forte spunta un’intervista all’attore, accusato di molestie da una collega: «La lingua? Lo chiedeva il personaggio». Se stai dalla parte giusta puoi sempre dare la colpa a Otello.Anche ieri mattina in edicola è sfilato il corteo editoriale dei nonunadimeno, nel senso non una pagina di meno contro il patriarcato, contro la mascolinità tossica, contro la cultura sessista. C’è Repubblica che apre con il «Rumore delle donne», in vista della mobilitazione di oggi al Circo Massimo. Poi l’attacco al ministero della Cultura che «Negò i finanziamenti al film della Cortellesi» (senza citare nemmeno in una riga, con una curiosa amnesia, che quando sono stati decisi i contributi il ministro era Dario Franceschini e non Gennaro Sangiuliano). Poi «l’urgenza del sapere» di Linda Laura Sabbadini «contro la cultura del dominio». Nelle pagine di cultura, la recensione del libro «Le donne dei papi in età moderna, un altro sguardo sul nepotismo». E poi il gran finale con lo speciale «Femminicidi fermiamo la strage». Totale: sette pagine firmate da uno squadrone di commentatori radicalchicchissimi. Titoli: «Il patriarcato ci invidia la felicità» (Natalia Aspesi), «La sfida di noi maschi « (Michele Serra), «Il peso del fallimento e la ferocia del narciso» (Massimo Recalcati), «Elly e Giorgia, se non ora quando?» (Concita De Gregorio), «Adesso facciamo rumore» (Stefano Massini), «Libertà come salvezza» (Elena Stancanelli). Nemmeno il tempo di mettere da parte il cilicio che avanza la falange dei guerrieri Gedi de La Stampa. Il quotidiano torinese ospita un’«analisi» di Vito Mancuso che scrive che «la radice del male è la venerazione del potere», quella «che aveva Margaret Thatcher e non Gandhi». E mentre la Lady di ferro faceva le capriole nella tomba per esser stata mandata all’inferno del potere da mister Mancuso, ecco il Corriere della Sera. Che parte subito con una doppietta in prima pagina. C’è l’ennesimo mea culpa, stavolta a firma di Aldo Cazzullo: «Uomini e colpe perché parlarne tocca a noi». Prosegue a pagina 10, dove il commento viene titolato: «Siamo noi uomini a dover cambiare e fermare i violenti». Sotto, il solito Caffè di Massimo Gramellini («E mi chiedeste com’ero vestita») che se la prende con la polizia e con l’«incomprensione e la sottovalutazione» di alcune denunce ricevute da donne vittime di violenza, che «sono già forme di discriminazione». A pagina 32 arriva Monica Ricci Sargentini, che spiega «Quanto costa l’aggressività maschile» e chiede agli uomini di creare «gruppi di autocoscienza». Nessuna sorpresa, ormai ci siamo abituati. Se non fosse che alla pagina prima, pagina 31 del Corriere, spunta una godibilissima intervista fatta da Valerio Cappelli all’attore Alessandro Haber. «Sul palco Carmelo Bene mi dava 70 schiaffi a sera», racconta l’artista bolognese che viene definito dall’intervistatore «Emotivo, istintivo, sensibile, selvaggio, il maestro della digressione». Haber, padre ebreo, parla della sua infanzia in Israele, commenta la crisi in Medio Oriente. Ripercorre la sua carriera, i registi, i colleghi. Poi a un certo punto Cappelli tira fuori l’episodio con Lucia Lavia. «Anno 2011. Otello in prova. Il bacio con la lingua, lo spintone di Lucia, lei reagisce con una sberla, poi manda un messaggio per chiarirsi col padre, Gabriele Lavia, che non le risponde. Possiamo dire un episodio “haberrante”?», chiede il giornalista. Haber non reagisce alla pessima battuta ma racconta: «Con Lucia provavamo Otello, che è innamorato pazzo e dopo il tradimento nello spettacolo si trasformava, diventavo scimmiesco, parlavo con un linguaggio animalesco. Alle prove a Lucia avevo chiesto: quanto posso osare? Quel giorno davanti a 20 persone e non in camerino, tirai fuori mezza lingua perché era il personaggio che lo richiedeva. Lucia pianse, chiamò sua madre, Monica Guerritore. Scoppiò l’ira di Dio sul niente. Io non ho mai aggredito una donna in vita mia». Immaginiamoci cosa sarebbe successo oggi. Ma Haber ne racconta un’altra, sulla ex Giuliana De Sio, che nella vicenda con Lavia gli fu solidale. Perché la storia finì? «Mi chiamò e disse che mi aveva tradito con un bacio a un uomo. Un giorno mi domandò: ma tu mi hai mai tradita? Sì, anche con delle tue amiche. Mi ero vendicato del bacio». E poi ancora lo spettacolo in tv con Veronesi, Rubini, Papaleo, «un po’ misogino, pieno di testosterone. Lei a una puntata si calò i pantaloni e rimase col sedere di fuori», ricorda Cappelli. «Il sedere scoperto era una provocazione, l’ho vissuto come un gioco», quasi si giustifica Haber. Perché «mezza lingua in bocca», poi i tradimenti, infine il culo di fuori, fanno parte di una vita da raccontare in un’intervista che, però, viene infilata tra i vari commenti di santi e madonne di carta impegnati nella lotta al patriarcato. Al Corriere, tra un sermone sui femminicidi e un identikit del maschio alfa, non devono essersi accorti del cortocircuito narrativo. Ma come, direbbe una delle militanti che sfileranno oggi in piazza, dopo tutti gli interventi delle grandi firme sulla cultura del possesso, sul patriarcato e sulla misoginia, avete davanti un maschio così e gli fate pure pubblicità?Ps. Haber, nel cuore di scrive, rimarrà per sempre Paolo. Il vedovo di «quella puttana dell’Adelina» nel capolavoro Amici Miei - Atto II. Un film che oggi durerebbe tre minuti perché molte scene sarebbero ritenute offensive dalle supercazzole editoriali. Il Perozzi, il Sassaroli, il Mascetti. Tutti figli del patriarcato.